30 maggio, 2007

E tu che tipo sei, Nordista o Sudista ?

Questa settimana proponiamo ai nostri ascoltatori un grande dilemma : Meglio il nordico, montuoso e pacifico Canada di The Band o la calda, passionale, sanguigna terra del Sud degli Stati Uniti ( Lynyrd Skynyrd, Allman Brothers Band, Gov't Mule per intenderci ). A voi l'ardua Senteza.
Nordisti o Sudisti ?
Giusto per non far torto a nessuno abbiamo scelto come arbistro della disputa la canzone di un autore centrista ( a livello geografico ) di eccellenza come Bob Dylan. La canzone è la bellissima I Shall Be Realeased. Tutti coloro che parteciperanno avranno la possibilita' di vincere il cd Crucial Acoustic Blues, una compilation contenente il meglio del blues acustico. Per partecipare basta inviarci una mail con l'indicazione della vostra versione preferita .



In Grosso in bocca al lupo a tutti

28 maggio, 2007

PROGRAMMA NOVARA JAZZ FESTIVAL 2007

Siamo lieti di segnalare che dal 26 Maggio al 9 giugno si svolgera'


sabato 26.05.07 Enzo Scoppa Sextet

domenica 27.05.07 Ab Baars Quartet

venerdì 01.06.07 Tomasz Stanko Quartet
Per maggiori info potete visitare il sito : http://www.novarajazz.org

24 maggio, 2007

Chi non ha paura di papa Ratzinger

Tornando al post di ieri ci eravamo lasciati con una domanda : Chi ha paura di papa Ratzinger ?
A questa domanda non siamo in grado di rispondere.
Però so indicarvi una persona che non ha mai avuto paura di nulla e sicuramente non ha paura di papa Ratzinger, anzi, ne siamo sicuri, ne è legato da una grandissima amicizia. Stiamo parlando del precedente Cardinale Di Milano Carlo Maria Martini che in francia ha presentato l'ultimo libro di Papa Ratzinger su Gesu'.
Grazie al Corriere Della Sera siamo contenti di presentarvi la sua introduzione in occasione della presentazione del libro in Francia


Cercherò di rispondere a cinque domande:

1. Chi è l’autore di questo libro?
2. Qual è l’argomento di cui parla?
3. Quali sono le sue fonti?
4. Qual è il suo metodo?
5. Che giudizio dare sul libro nel suo insieme?

1. L’autore di questo libro è Joseph Ratzinger, che è stato professore di teologia cattolica in varie Università tedesche a partire dagli anni Cinquanta e, in questa veste, ha seguito l’evolversi e le diverse vicissitudini della ricerca storica su Gesù; ricerca che si è sviluppata anche presso i cattolici nella seconda metà del secolo scorso. L’autore ora è Vescovo di Roma e Papa con il nome di Benedetto XVI. Qui si pone già una possibile questione: è il libro di un professore tedesco e di un cristiano convinto, oppure è il libro di un Papa, con il conseguente rilievo del suo magistero? In verità, per quanto riguarda l’essenziale della domanda, è l’autore stesso nella prefazione a rispondere con franchezza: «Non ho bisogno di dire espressamente che questo libro non è in alcun modo un atto magisteriale, ma è unicamente espressione della mia ricerca personale del "volto del Signore". Perciò, ciascuno è libero di contraddirmi. Chiedo soltanto alle lettrici e ai lettori di farmi credito della benevolenza senza la quale non c’è comprensione possibile» (p.19). Siamo pronti a fare questo credito di benevolenza, ma pensiamo che non sarà facile per un cattolico contraddire ciò che è scritto in questo libro. Comunque, tenterò di considerarlo con uno spirito di libertà. Tanto più che l’autore non è esegeta, ma teologo, e sebbene si muova agilmente nella letteratura esegetica del suo tempo, non ha fatto studi di prima mano per esempio sul testo critico del Nuovo Testamento. Infatti, non cita quasi mai le possibili varianti dei testi, né entra nel dibattito circa il valore dei manoscritti, accettando su questo punto le conclusioni che la maggior parte degli esegeti ritengono valide.

2. Di cosa parla? Il libro ha come titolo Gesù di Nazaret. Penso che il vero titolo dovrebbe essere Gesù di Nazaret ieri e oggi. E questo perché l’autore passa con facilità dalla considerazione dei fatti che riguardano Gesù all’importanza di quest’ultimo per i secoli seguenti e per la nostra Chiesa. Il libro è pieno di allusioni a problematiche contemporanee. Per esempio, parlando della tentazione nella quale dal demonio viene offerto a Gesù il dominio del mondo, egli afferma che il «suo vero contenuto diventa visibile quando constatiamo che, nella storia, essa prende continuamente una forma nuova. L’Impero cristiano ha cercato molto presto di trasformare la fede in un fattore politico per l’unità dell’Impero… La debolezza della fede, la debolezza terrena di Gesù Cristo doveva essere sostenuta dal potere politico e militare. Nel corso dei secoli questa tentazione—assicurare la fede mediante il potere—si è ripresentata continuamente» (p. 59). Questo genere di considerazioni sulla storia successiva a Gesù e sull’attualità, conferiscono al libro un’ampiezza e un sapore che altri libri su Gesù, in genere più preoccupati dalla discussione meticolosa dei soli eventi della sua vita, non hanno. L’autore dà anche volentieri parola ai Padri della Chiesa e ai teologi antichi. Per esempio, per quanto concerne la parola greca epiousios, egli cita Origene, il quale dice che, nella lingua greca, «questo termine non esiste in altri testi e che è stato creato dagli Evangelisti» (p. 177). Circa l’interpretazione della domanda del Padre Nostro «E non indurci in tentazione», egli richiama l’interpretazione di San Cipriano e precisa: «Così dobbiamo riporre nelle mani di Dio i nostri timori, le nostre speranze, le nostre risoluzioni, poiché il demonio non può tentarci se Dio non gliene dà il potere» (p. 187). Quanto alla storia di Gesù, il libro è incompleto, perché considera solo gli eventi che vanno dal Battesimo alla Trasfigurazione. Il resto sarà materia di un secondo volume. In questo primo volume sono trattati il Battesimo, le tentazioni, i discorsi, i discepoli, le grandi immagini di San Giovanni, la professione di fede di Pietro e la Trasfigurazione, con una conclusione sulle affermazioni di Gesù su se stesso. L’autore parte spesso da un testo o da un evento della vita di Gesù per interrogarsi sul suo significato per le generazioni future e per la nostra generazione. In questo modo il libro diventa una meditazione sulla figura storica di Gesù e sulle conseguenze del suo avvento per il tempo presente. Egli mostra che, senza la realtà di Gesù, fatta di carne e di sangue, «il cristianesimo diviene una semplice dottrina, un semplice moralismo e una questione dell’intelletto, ma gli mancano la carne e il sangue» (p. 270). L’autore si preoccupa molto di ancorare la fede cristiana alle sue radici ebraiche. Gesù, ci dice Mosè, «è il profeta pari a me che Dio susciterà… a lui darete ascolto» (Deuteronomio, 18,15) (p. 22). Ora, Mosé aveva incontrato il Signore.EIsraele può sperare in un nuovo Mosè, che incontrerà Dio come un amico incontra il proprio amico,ma al quale non sarà detto, come a Mosè, «Tu non potrai vedere il mio volto» (Esodo, 33,20). Gli sarà dato di «vedere realmente e direttamente il volto di Dio e di potere così parlare a partire da questa visione» (p. 25). E’ quel che dice il prologo del Vangelo di Giovanni: «Dio, nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Giovanni 1,18). «E’ qui il punto a partire dal quale è possibile comprendere la figura di Gesù» (p. 26). E’ in questo reciproco intrecciarsi di conoscenze storiche e di conoscenze di fede, dove ognuno di questi approcci mantiene la propria dignità e la propria libertà, senza mescolanza e senza confusione, che si riconosce il metodo proprio dell’autore, di cui parleremo più avanti.


3. Quali sono le sue fonti? L’autore non ne tratta direttamente, come spesso avviene in diverse opere dello stesso genere. Forse ne parlerà all’inizio del secondo volume, prima di affrontare i Vangeli dell’infanzia di Gesù. Ma si vede con chiarezza che egli segue da vicino il testo dei quattro Vangeli e gli scritti canonici del Nuovo Testamento. Egli propone anche una lunga discussione sul valore storico del Vangelo di Giovanni, respingendo l’interpretazione di Rudolf Bultmann, accettando in parte quella di Martin Hengel e criticando anche quella di alcuni autori cattolici, per poi esporre una propria sintesi, vicina alla tesi di Hengel, sebbene con un equilibrio e un ordine diversi. La conclusione è che il quarto Vangelo «non fornisce semplicemente una sorta di trascrizione stenografica delle parole e delle attività di Gesù, ma, in virtù della comprensione nata dal ricordo, ci accompagna, al di là dell’aspetto esteriore, fin nella profondità delle parole e degli eventi; in quella profondità che viene da Dio e che conduce verso Dio» (p. 261). Penso che non tutti si riconosceranno nella sua descrizione dell’autore del quarto Vangelo quando egli dice: «Lo stato attuale della ricerca ci consente perfettamente di vedere in Giovanni, il figlio di Zebedeo, il testimone che risponde con solennità della propria testimonianza oculare identificandosi anche come il vero autore del Vangelo» (p.252).


4. Tutto questo rivela con chiarezza il metodo dell’opera. Si oppone fermamente a quello che recentemente è stato chiamato, in particolare nelle opere del mondoanglosassone americano, «l’imperialismo del metodo storico-critico». Egli riconosce che tale metodo è importante, tuttavia corre il rischio di frantumare il testo come sezionandolo, rendendo così incomprensibili i fatti ai quali il testo si riferisce. Egli piuttosto si propone di leggere i vari testi rapportandoli all’insieme della Scrittura. In questo modo, si scopre «che esiste una direzione in tale insieme, che il Vecchio e ilNuovo Testamento non possono essere dissociati. Certo, l’ermeneutica cristologica, che vede in Gesù Cristo la chiave dell’insieme e, partendo da lui, comprende la Bibbia come un’unità, presuppone un atto di fede, e non può derivare dal puro metodo storico. Ma questo atto di fede è intrinsecamente portatore di ragione, di una ragione storica: permette di vedere l’unità interna della Scrittura e, attraverso questa, di acquisire una comprensione nuova delle diverse fasi del suo percorso, senza togliere ad esse la loro originalità storica» (p. 14). Ho fatto questa lunga citazione per mostrare come, nel pensiero dell’autore, ragione e fede siano implicate e «reciprocamente intrecciate», ciascuna con i suoi diritti e il proprio statuto, senza confusione né cattiva intenzione dell’una verso l’altra. Egli rifiuta la contrapposizione tra fede e storia, convinto che il Gesù dei Vangeli sia una figura storica e che la fede della Chiesa non possa fare a meno di una certa base storica. Ciò significa, in pratica, che l’autore, come dice egli stesso a pagina 17, «ha fiducia nei Vangeli», pur integrando quanto l’esegesi moderna ci dice. E da tutto questo scaturisce un Gesù reale, un «Gesù storico» nel senso proprio del termine. La sua figura «è molto più logica e storicamente comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni» (p. 17). L’autore è convinto che «è soltanto se qualcosa di straordinario si è verificato, se la figura e le parole di Gesù hanno superato radicalmente tutte le speranze e tutte le attese dell’epoca che si spiega la sua crocifissione e la sua efficacia», e questo alla fine porta i suoi discepoli a riconoscergli il nome che il profeta Isaia e tutta la tradizione biblica avevano riservato solo a Dio (cf. pp.17-18). Applicando questo metodo alla lettura delle parole e dei discorsi di Gesù, che comprende parecchi capitoli del libro, l’autore rivela di essere persuaso «che il tema più profondo della predicazione di Gesù era il suo proprio mistero, il mistero del Figlio, nel quale Dio è presente e nel quale egli adempie la sua parola» (p. 212). Questo è vero per il Sermone della montagna in particolare, a cui sono dedicati due capitoli, per il messaggio delle parabole e per le altre grandi parole di Gesù. Come dice l’autore affrontando la questione giovannea, cioè il valore storico del Vangelo di Giovanni e soprattutto delle parole che egli fa dire a Gesù, così diverse dai Vangeli sinottici, il mistero dell’unione di Gesù con il Padre è sempre presente e determina l’insieme, pur restando nascosto sotto la sua umanità (cf. p. 245). In conclusione, bisogna «che noi leggiamo la Bibbia, e in particolare i Vangeli come unità e totalità —come richiesto dalla natura stessa della parola scritta di Dio — che, in tutti i suoi strati storici, è l’espressione di un messaggio intrinsecamente coerente» (p. 215).


5. Se tale è il metodo di lettura dell’autore, cosa dobbiamo pensare della riuscita globale dell’opera, al di là del numero di copie vendute nel mondo intero, che tutto sommato non è un indice particolarmente significativo del valore del libro? L’autore confessa che questo libro «è il risultato di un lungo cammino interiore» (p. 19). Se pure ha cominciato a lavorarvi durante l’estate 2003, il libro è tuttavia il frutto maturo di una meditazione e di uno studio che hanno occupato un’intera vita. Ne ha tratto la conseguenza che «Gesù non è un mito, che è un uomo di carne e di sangue, una presenza tutta reale nella storia. Noi possiamo seguire le strade che ha preso. Possiamo udire le sue parole grazie ai testimoni. E’ morto ed è risuscitato ». Questa opera è quindi una grande e ardente testimonianza su Gesù di Nazareth e sul suo significato per la storia dell’umanità e per la percezione della vera figura di Dio. E’ sempre confortante leggere testimonianze come questa. A mio avviso, il libro è bellissimo, si legge con una certa facilità e ci fa capire meglio Gesù Figlio di Dio e al tempo stesso la grande fede dell’autore. Ma esso non si limita al solo dato intellettuale. Ci indica la via dell’amore di Dio e del prossimo, come quando spiega la parabola del buon Samaritano: «Ci accorgiamo che tutti noi abbiamo bisogno dell’amore salvifico che Dio ci dona, al fine di essere anche noi capaci di amare, e che abbiamo bisogno di Dio, che si fa nostro prossimo, per riuscire ad essere il prossimo di tutti gli altri» (p. 226). Pensavo anch’io, verso la fine della mia vita, di scrivere un libro su Gesù come conclusione dei lavori che ho svolto sui testi del Nuovo Testamento. Ora, mi sembra che questa opera di Joseph Ratzinger corrisponda ai miei desideri e alle mie attese, e sono molto contento che lo abbia scritto. Auguro a molti la gioia che ho provato io nel leggerlo.

(traduzione dal francese di Daniela Maggioni)

Carlo Maria Martini

23 maggio, 2007

Olmi, Ratzinger e gli altri....

Ieri sera ho visto il film "Centochiodi" di Ermanno Olmi. La serata si presentava bene ed era gia' tutto predisposto : visione del Film e poi via a bere birra con gli amici per discutere della visione politica, religiosa, culturale di Olmi piu' una sottile polemica con Papa Ratzinger. Invece terminato il film mi sono trovato senza una parola da dire e cosi' molti dei miei amici. Il primo pensiero è stato : Com'è possibile che Olmi abbia fatto un film del genere ! Non ha senso. Deluso sono andato a farmi un giro con il mio cane e li ho cominciato a riflettere. La prima cosa che mi è venuta in mente è la parobola del Buon Samaritano che quasi tutti noi noi abbiamo conosciuto da piccoli. Rileggiamo un poco insieme questa parabola e vediamo di capirci qualcosa. Il racconto inizia con "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappo' nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto". Ma Gerusalemme non è la citta' di Dio.... Quindi quell'uomo che cammina da solo è l'uomo che abbandona Dio per la "sua" citta', la citta' che vuole costruirsi con le sue sole forze. Quell'uomo siamo noi spogliati e percossi dalla nostra quotidianita', dal dolore, dalla delusione, dall'ingiustizia.... La parabola, ed è questo il punto centrale che mi ha fatto riflettere continua : " Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passo' oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passo' oltre." Ma chi sono i Sacerdoti e i Leviti ? Non sono la struttura ( intesa come insieme di norme e doveri ) religiosa e civile della societa' ? Cosa hanno potuto fare costoro per noi ? La religione, lo stato, la cultura possono aiutare l'uomo ad essere felice, possono curarlo ?
Ma continuiamo : "Invece un Sammaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fascio' le ferite, versandovi olio e vino " Chi sara' mai quest'uomo, questo buon Samaritano ?
Non si sa, l'unica cosa che si sa è che è l'unica persona in grado di prendersi cura di quell'uomo. Però non è ancora finita qui. Infatti : " poi, caricandolo sopra il suo giumento, lo porto' a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e cio' che spenderai in piu', te lo rifondero' al mio ritorno" Che cosa sara' mai questa locanda ? Dove sta andando il nostro buon samaritano e quando tornera' ? ( Per questa interpretazione voglio ringraziare Silvano Fausti ). E si, per anni non avevo capito la bellezza di questa parabola perchè pensavo che fossi io il buon samaritano, quando invece io, e questo lo si capisce bene quando la vita inizia a diventare tale, io sono l'uomo che allontanandosi da Gerusalemme viene calpestato dalla vita stessa. Ecco allora ecco da dove dovevo partire nella visone del film di Olmi. A precisa domanda : Che cosa replicheresti a chi scorgesse nel tuo professore un nuovo messia?
«Che il professorino del film possa essere un nuovo messia? Quello che io conosco col nome di Cristo mi basta.

Quindi chi è quell'uomo che crogefigge i libri e chi sono i libri ? Quell'uomo non siamo noi che abbiamo inchiodato il "nostro" sapere, il "nostro" amore proprio come abbiamo fatto con Gesu' Cristo ( penso che sia una precisa scelta il fatto che i libri non siano stati bruciati o strappati , ma inchiodati al legno della bibblioteca...). E l'ultimo libro ad essere inchiodato è stato proprio quello con il precetto :" Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi". La macchina da presa qui si toglie ma io sono sicuro che quel libro non è stato affatto risparmiato, anzi, è stato proprio quello che piu' di ogni altro è stato inchiodato. Ecco allora che il professore, percosso e umiliato dalla vita, inizia una nuova esistenza dove dentro di lui qualcuno gli indica i passi da fare ( non sono quegli stessi libri che ha inchiodato e ora vivono in forma nuova ? Non è la parola, il verbo divenuto carne , uomo in mezzo a noi ?). Passi che lo porteranno ad incontrare persone che proprio come lui e noi sono state "violentate" dalla vita, persone per le quali lui stesso diviene "il buon samaritano".
Molta è stata la curiosita' che avevo intorno a questo film, e ora posso dirlo, si, lo considero un piccolo capolavoro e mi sembrano stucchevoli gli attacchi che in esso si vogliono vedere nei confronti della chiesa, del papa, e della cultura. Semplicemente Olmi voleva dire che qust'ultime non bastano da sole a "salvare" l'uomo.
Però sempre queste polimiche ( la piu' stucchevole delle quali è proprio di Diliberto ) mi hanno fatto nascere una nuova domanda che consiglierei di utilizzare a Santoro durante la messa in onda del documentario sui preti Pedofili ossia : Chi ha paura di papa Ratzinger ?
Ma questa è un'altra questione che esula da questo blog.
Come regalo, nella speranza che Giulianone non se la prenda piu' di tanto, vi lascio l'intervista che Ferrara ha fatto allo stesso Olmi.
Lo staff di Moonlight

22 maggio, 2007

Bentornata Musica.....con Manu DiBango

“ Il leone d’Africa”. L’appellativo si adatta perfettamente a uno dei musicisti africani più carismatici in assoluto: Manu Dibango. E “Lion of Africa” è il titolo di un CD + DVD che documenta il bellissimo concerto tenuto dal leggendario sassofonista camerunese il 16 ottobre 2004 al Barbican Centre di Londra, occasione da una parte per ricordare degnamente un altro gigante della musica africana, il nigeriano Fela Kuti, dall’altra per festeggiare il settantunesimo compleanno dello stesso Dibango, accompagnato nella circostanza dalla sua poderosa Maraboutik Big Band. Una serata davvero speciale, dunque, resa significativa anche dalla presenza di alcuni ospiti di riguardo: il cantante senegalese Baaba Maal, la vocalist camerunese Coco Mbassi e il sassofonista di origine giamaicana Courtney Pine. Medesima è la scaletta del CD e del DVD: cavalli di battaglia di Manu Dibango come Wambele, Soma Loba (uno dei due brani impreziositi dalla magnifica voce di Baaba Maal), Big Blow (con sugli scudi il rovente sax tenore di Courtney Pine) e l’immancabile Soul Makossa; una versione della gershwiniana Summertime profumata di Africa e Sud America; due pagine jazzistiche come Midnight Sun di Lionel Hampton e l’ellingtoniana Morning Glory. Ed ancora, Cherie dello stesso Baaba Maal, la delicatissima Dube di Coco Mbassi e, quale trascinante finale, Aye Africa. Manu Dibango si ascolta (e si vede) soprattutto al sax soprano e alla marimba; il contralto lo imbraccia solo nella parte conclusiva del concerto. Il DVD comprende alcuni extra: una bella galleria fotografica e soprattutto una lunga intervista, nell’arco della quale Manu Dibango racconta le tappe della sua carriera, ovvero il modo in cui è arrivato ad essere riconosciuto ovunque come “il leone d’Africa”.Manu Dibango è uno degli ambasciatori nel mondo della moderna musica africana: per le sue felici intuizioni musicali è stato persino definito “il Miles Davis della World Music”. Sassofonista, pianista, cantante, compositore, Manu Dibango è nato il 12 dicembre 1933 a Douala, in Camerun. Fin da ragazzino ha frequentato gli ambienti musicali della sua città e nel 1949 si è trasferito in Francia, per studiare a St. Calais prima, a Reims e Parigi poi: durante questo suo primo soggiorno europeo fa la conoscenza del jazz, ascoltando alla radio Louis Armstrong, Duke Ellington, Lester Young e Charlie Parker. Nel 1960 è tornato in Africa, in Zaire, dove si è unito al gruppo African Jazz, nelle cui file è rimasto cinque anni. Nel 1972, quindi, è arrivato per Manu Dibango il grande momento del successo internazionale, grazie a Soul Makossa, vibrante commistione tra soul, funk e musica camerunese: per la prima volta un artista africano varca le soglie delle classifiche americane. Mosso da una continua ricerca musicale, Dibango allargherà in seguito i propri confini espressivi collaborando con Fela Kuti, con il trombettista Don Cherry, uno dei precursori della world music, con il bassista e produttore Bill Laswell e con Herbie Hancock. Tra i numerosi dischi incisi da Manu Dibango durante la sua lunga carriera, spicca anche Wakafrica (1994), nel quale figurano, tra gli altri brani, la ripresa di Soul Makossa (ospite Youssou N’Dour) e una splendida versione di Biko di Peter Gabriel. Manu Dibango ha scritto un’autobiografia dal titolo “Tre chili di caffè - Vita del padre della World Music”.



Per saperne di piu' :
MANU DIBANGO
Who knows ? If he had not been born under the star sign of Sagittarius, he might never have had the
temperament of a nomad and the taste for adventure.. Having been sent to Europe at the age of 15, he
would have come back an academic success.
As it was, he was affected by musical grace in the very first years in the protestant temple. Little Manu
on the road between Paris and Brussels, thanks to the masters he discovers (Armstrong, Ellington,
Young, Parker…), wandering in places where jazz rips the nights apart voluptuously, a musician’s soul
was being formed.
Then the famous singer Kabasele arrived in Brussels from Zaïre (Democratic State of Congo), and
proposes he join their group “African Jazz” to play Congolese music ; Manu takes up the challenge. He
features in around forty records, then goes on tour near Kinshasa. This was to be a decisive step.
An idea was gradually taking shape during his life as a well-known musician : to invent a patchwork
made up of rich and spirited conversations between jazz and African styles of music. Being of an eclectic
mind, listening to the sounds of his era – in 1972 Soul Makossa was the first “French” hit to conquer
the States – Manu takes secret pleasure in breaking the musical chapels, building bridges between
continents and throwing passageways between tradition and the sounds of future.
The first in France to clear the land where the African wave was well established ; he produced albums
and went on tour endlessly with warm, passionate enthusiasm and committed himself to humanitarian
causes, giving a hand to young talents along the way. He used his time to create musical scores for
African music and ever to write his own autobiography.
Time to call it a day ? Definitely not ! Manu is more than 70, but he’s not yet ready to put down his
saxophone..
( Per questo post si vuole ringraziare R. Valentino )

15 maggio, 2007

Suoni dal Mediterraneo

IX Festival di Musica Etnica

Andria e Castel del Monte, 27 - 28 - 29 luglio 2007



Si rinnova l’appuntamento con il Festival “Suoni dal Mediterraneo”, un evento annoverato tra i pionieri per la valorizzazione e la divulgazione della conoscenza della musica etnica nel Meridione.

Nove anni di storia, di immagini, di emozioni, di sperimentazione e ricerca musicale, di coinvolgimento popolare e di crescita culturale, realizzata attraverso il linguaggio musicale autentico dei popoli del Mediterraneo che con le sue vibrazioni arriva direttamente al cuore della gente. Il Festival, che per l’ edizione 2007 si qualifica come l’evento più atteso ed importante della zona “terra di Bari”, rappresenta il momento ideale per andare alla riscoperta della più autentica musica di tradizione orale del bacino del Mediterraneo.

Anche quest’anno non mancheranno spettacoli atti a favorire il dialogo interculturale (obiettivo primario del Festival) tra minoranze o gruppi etnici diversi, spettacoli di integrazione tra cultura e solidarietà, spettacoli in prima assoluta ideati e prodotti da “Suoni dal Mediterraneo”.

Come già avvenuto nella scorsa edizione, sarà rispettato l’obiettivo di valorizzare le personalità regionali della musica folklorica accanto a quelle nazionali ed internazionali, attraverso la programmazione di produzioni originali. Nello specifico, la maggior parte degli spettacoli inseriti nel programma di questa nona edizione ruoteranno intorno allo strumentario della musica popolare (si intende quella di tradizione orale) che possiamo definire “simbolo di identità culturale”.

Contestualmente agli spettacoli musicali, per meglio connotare il carattere culturale del Festival, non mancheranno i consueti concerti-lezione secondo una originale formula sperimentata con successo nelle edizioni precedenti, oltre ai seminari, alle proiezioni, alle presentazioni letterarie e musicologiche.

Notizie sui concerti precedenti, comprese le immagini, le foto e le biografie degli artisti partecipanti, si possono scaricare dal sito: www.suonidalmediterraneo.it

Vi aspettiamo a fine Luglio!
Condividete la notizia con chi volete! Diffondetela!

Per contatti, informazioni e curiosità mandate una mail a :

info@suonidalmediterraneo.it


E non dimenticate di visitare il sito ufficiale del Festival!!!

www.suonidalmediterraneo.it

14 maggio, 2007

Forza Africa

L’Africa ha fatto registrare nel corso del 2006 il più alto tasso di crescita economica degli ultimi 20 anni. Lo sostiene l’ultimo rapporto della Banca di sviluppo africana (Bad), ‘African Economy outlook 2006/2007’, presentato oggi alla vigilia della riunione annuale dell’organismo di credito panafricano che, per la prima volta, si terrà domani a Shangai, in Cina. Secondo i dati della Banca africana, il prodotto interno lordo (Pil) del continente è passato da una media di crescita del 5%, fatta registrare negli ultimi sei anni, al 5,5% dello scorso anno che, secondo le previsioni degli esperti, dovrebbe salire ancora al 6% entro la fine del 2007. I principali fattori della crescita, si legge in una sintesi del rapporto, sono da ricercare soprattutto nell’aumento della domanda internazionale di petrolio (con un numero sempre maggiore di paesi africani che avvia o aumenta la propria produzione di greggio) e di minerali, ma anche nelle buone condizioni climatiche che hanno consentito al settore agricolo di registrare ottimi numeri, oltre poi che all’accresciuta fiducia degli investitori internazionali verso alcuni paesi chiave. Tra questi figurano i quattro paesi con le economie più floride, Sudafrica, Algeria, Nigeria ed Egitto, che da soli producono la metà del Pil dell’intero continente pur contribuendo solo a un terzo della popolazione africana. “Il continente deve continuare ad accelerare la sua crescita e a renderla sostenibile fino a un livello del 7%-8% per poter raggiungere i Millenium development goal (mdg) fissati dall’ONU e poter dimezzare entro il 2015 il numero di persone che vivono in povertà estrema” ha detto Louis Kasekende, il capo economista della Banca di sviluppo africana.
( fonte Misna )
(fonte Misna )

10 maggio, 2007

Addio ( per ora ) Musica

Ciao a tutti gli amici di Radio Moonlight
Purtroppo per ora dobbiamo interrompere l'ascolto di musica che cercheremo di riprendere al piu' presto.
Infatti noi eravamo convinti di essere una web radio monocanale amatoriale ( compenso annuo per la Siae Euro 200.00, tutto sommato una cifra abbordabile ). Invece ci siamo accorti di essere uno Streaming Gratuito di opere intere ( compenso Euro 300 mensili, insomma uno sproposito e al di fuori delle nostre possibilita' economiche ).
Dove sta la differenza.
Nelle Web Radio Monocanale voi potete scegliere la puntata, ma non il singolo pezzo da ascoltare. In altre parole vi dovete ascoltare tutto il programma senza aver la possibilita' di interagire, ossia andare avanti o indietro.
Nello streaming gratuito voi potete scegliere qual'è il brano che volete ascoltare come accadeva nella nostra radio.
Prendiamo atto di questa differenza e lasciamo per il futuro la promozione di questa musica a chi di dovere, ossia alle radio che hanno la possibilita' di sobbarcarsi tali oneri.
Continueremo comunque ad aggiornare il blog con approfondimenti sui singoli autori ( fino a quando ci lasceranno almeno la possibilita' di scrivere gratuitamente o a costi ragionevoli ) e nel frattempo studieremo il modo di rientrare nella casistica di Radio Monocanale Amatoriale.
Spero che possiate comprenderci
Lo Staff Di Radio Moonlight

08 maggio, 2007

Cassandre Mckinley

Cassandre McKinley has never been compared to another famous singer "before her time". Instead, McKinley has enriched her musical surroundings with something honest and refreshing. Her approach to jazz is organic, instinctual and from the heart - most simply describe her as "authentic".
Drawing from a diverse group of influences, McKinley has developed a sound and style that is so unique, there's no comparisons. Her voice is a blend that is true "soul" at it's core - a sound that is pure, yet sophisticated and distinctive. Many will tell you that McKinley gives every ounce of herself to the music - and the strength in her vocal performance, while dynamic and clear, leaves one wondering where this seemingly endless reserve of vocal power and prowess comes from.

McKinley grew up 20 minutes outside of Boston - the city is where she envisioned herself living from early on. She began her training as a singer, dancer and actress at 14, but was never extreme in her focus for one or the other. The dance company she studied and performed with kept her well rounded and allowed her frequent trips to Boston and NYC for auditions and commercial work. She began working with a vocal coach; Beatrice was a European opera singer who had retired professionally and was teaching students at The Boston Conservatory of Music. McKinley went on to attend the college and formed a special bond with the teacher.

After college, McKinley worked as a waitress, model, secretary, courier and anything else that would afford her rent in the city. She took advantage of city living by attending open mic nights and jam sessions. She grabbed any vocal work available; commercials, demo recordings, weddings, the gospel choir, Big Bands, Rock bands. A few guest appearances in larger venues (The House of Blues, Ryles Jazz Club) led to other opportunities. It had become clear to those that had worked with McKinley, to her growing number of local fans, and McKinley herself that Jazz was not only something she had a special knack for - she felt more passion for it than any other style of music.

A voice over for a locai car dealership lead to her first legitimate jazz gig - she was asked to sing the jingle "live" and follow with a night of jazz music at the dealer's showroom. Knowing very few jazz musicians to assist her, McKinley was given a few recommendations - and, as luck would have it, found herself on the gig surrounded by a bevy of Boston's top players. From that point on, she would continue cultivating musical relationships that would strenthen her artistically. Dick Johnson (Artie Shaw Orchestra), Herb Pomeroy, Al Vega and a list of local legends - world class performers - all spent time with McKinley with a willingness to advise and educate the young singer. "Friendships like these are a gift - those gentlemen shared thier philosophies with me - they each taught me to trust my instincts". McKinley admits that the jazz form and the art of "improvisation" appeals to her. "I love the freedom that comes with singing jazz - although there is still a form to the music, it can move and bend - it all depends on what's inside the soul and how you happen to apply it".

When asked who her influences are, she answers with a surprising mix. "Dinah Washington, Anita O'Day, Miles Davis, Sam Cooke, Marvin Gaye, Cat Stevens, Ray Charles, Stevie Wonder, Nancy Wilson - even Elvis. Drawing from this diverse group, McKinley has developed a sound and style that is unique to her like leaves on a tree. Her soulful blend is simple, yet sophisticated - true and distinctive.

Cassandre has just released her debut album under the MAXJAZZ label titled TIL TOMORROW - REMEMBERING MARVIN GAYE. In this body of work, McKinley delivers her interpretation of selected music Gaye wrote, co-wrote and performed throughout his career. From inception to execution, McKinley's sensitivity to Gaye's message and her rich, warm sound combine to pull this project far, far away from the ordinary. Creating a genre that just fits between Jazz, Smooth Jazz and R & B, "Til Tomorrow" is a rich exploration into Nu-Jazz and Soul - focusing on the "soul".

"Making this album was like reading over old pages from my journals - it was a beautiful opportunity to see where it is I've been and then, take a moment to anticipate what may be ahead."

04 maggio, 2007

Pubblicita' e Progresso By Nicola C.

Ciao Amici
Solo un breve appunto sull'inflazione
Visto che la nostra "cara" inflazione è in continua discesa vorrei
segnalarvi uno dei motivi che la sta spingendo molto molto in basso.
Il canone telecom linea affari
Dal periodo gennaio-febbraio 2006 al periodo gennaio-febbraio 2007 è passato
da Euro 36,6 a Euro 41,6 in percentuale una "diminuzione" di ben il 14%.
Ma il nostro amico bersani non dice nulla? Dimenticavo lui è alle prese con
i parrucchieri.

03 maggio, 2007

Radio Moonlight

Dopo un bel po' di tempo a spasso per le varie fiere dell'Hi End ( in un mese siamo stati a Milano, Roma, Parigi, Catania ) siamo finalmente riusciti ad aggiornare Radio Moonlight con la musica che piu' amiamo. In Radio Moonlight potrete scegliere tra Rock, Folk, Blues, Jazz, Fusion, Smooth Jazz e tanti altri generi ancora.
Cosa abbiamo imparato in questi giorni trascorsi in Camper a diretto contatto con voi ? Prima di tutto che siete voi a tenere vivi questi generi. Ormai il mercato discografico è in una crisi irreversibile e tra non molto tempo dovremo accontentarci di avere una musica da sottofondo che ci aiuta ad isolarci dagli altri. Ma la musica che noi amiamo non è questa , anzi, è una musica che ci aiuta ad entrare dentro di noi e a condividerla con gli altri. E' bello vedere nelle varie salette di ascolto la faccia di molti di voi quando scoprono un autore sconosciuto, ed è ancora piu' bello vedere quando un autore conosciuto viene ascoltato per la prima volta su un impianto che fa penetrare nel sangue la musica fina a farcela amare alla follia. Ma perchè tutto questo possa continuare abbiamo bisogno del vostro appoggio e della vostra presenza. Grazie dunque a tutti coloro che abbiamo incontrato e un arrivederci ai prossimi appuntamenti.
Qui di seguito vi segnaliamo la rassegna video tratta dall'appuntamento romano.




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