29 febbraio, 2008

AJ & The Shapes

ANDY JUST AND THE SHAPES



Come ogni "vero" armonicista blues della West Coast Andy Just ha catturato, costruito, amato il suo pubblico grazie alle sue esplosive performances live durante le quali si trasforma in un vero ribelle rockin’blues pieno di energia. La sua popolarita’ è cosi’ via via cresciuta sino a varcare i confini nazionali ed è arrivata a noi grazie alla milanese Appaloosa. Il suo sound è potente, innovativo e soprattutto genuino costruito grazie a decenni passati on the road suonando con musicisti del calibro di Robben Ford, Mark Ford, Chris Cain, B.B. King, Bo Diddley, John Lee Hooker, Buddy Guy, Albert King, Paul Butterfield, Al Kooper, Nick Gravenites, Roy Rogers, Ronnie Wood, The Fabulous Thunderbirds, Luther Tucker, Albert Collins, Lazy Lester, Ike Turner, Ronnie Earl, Lowell Fullsom, Norton Buffalo, Jimmy Witherspoon, Junior Wells, Lee Oskar, Chris Cain, Gary Smith, Tommy Castro, James Cotton, John Mayall, Charlie Musslewhite, Fred James, Sista Monica, John Entwistle, Paul Rogers, Maria Muldaur, Angela Strehli, Joe Lewis Walker, Fenton Robinson, Gail Muldrow, Myron Dove, Dennis Chambers, e tantissimi altri ancora . Al momento Andy è in tour con la mitica “ The Ford Blues Band “ di cui è front man da oltre un decennio. Di lui Charlie Musselwhite scrive : “Andy’s Playing shows the feel that’s meant for the harp”.

Sebbene nell’albiente sia ormai una leggenda e il suo stile un vero e proprio marchio di fabbrica la sua capacita’ innovative e soprattutto l’arte di improvvisare con il suo strumento, ossia l’armonica, fa si che ogni sua esibizione crei nei suoi fans delle nuove aspettative che raramente il nostro riesce a deludere. Infatti come tutti i fans della Ford Blues Band riconosceranno Andy ha la grande capacita’ di aprire il suo repertorio piu’ blues a contaminazioni rock e jazz. Cosi’ ogni suo lavoro non è mai banale e la base musicale cosi’ costruitia riesce a dare al suo sound un’energia da rocker in un repertorio propriamente blues. Alla voce e all’armonica Andy ha un talento unico e sebbene nel grande circuito sia propriamente conosciuto per il marchio di fabbrica della sua armonica ormai leggendaria, questo lavoro ve lo fara’ scoprire come musicista completo a 360 gradi con una voce blues in grado realmente di emozionare per la sua potenza e interpretazione. Accompagnato in tutto questo dalla delicata e mai invasiva presenza del talentuoso chitarrista americano Fred James. Questo cd è inoltre l’occasione per conoscere come protagonista il suono della sua armonica che centinaia di musicisti ( quasi sempre senza sucesso ) hanno tentato di replicare. Ma questo suono è dato dalla sua anima e come tale incedibile, chiuso a chiave nel suo cuore. Quel cuore che lo accomuna ai grande dell’armonica blues, James Cotton su tutti. Ma come innovatore del suo strumento Andy può essere considerato alla stregua del Charlie Parker dell’armonica con un talento da far si da amare la sua musica e il suo lavoro.
Cosi’ se vi capitera’ di ascoltarlo in un piccolo club nelle nottate invernali americane o nei grandi festival blues Americani o Europei Andy vi donerà energia da vendere.
Un grazie particolare va alla piccola etichetta indipendente Appaloosa che in un momento difficile come questo per il mercato riscopre la sua vocazione di mecenate e rilancio di grandi musicisti della scena contemporanea Usa e non solo ( Dischi come quelli di Sam Lay, Dirk Hamilton, Eric Wood , Daryl Ryce hanno sicuramente portato momenti di emozioni genuine nella nostra piccola ma bellissima Italia )

In particolare quest’ultimo cd è una specie di reunion per AJ & The Shapes. Andy Just e Fingers Farrell formarono la band un quarto di secolo fa e nel corso degli anni ’80 il gruppo divenne uno dei più popolari live act della San Francisco Bay Area. Registrarono un EP (che ancora deve godere di una ristampa digitale) per un’etichetta indipendente e dopo alcuni anni di grandi soddisfazioni i membri del gruppo andarono ognuno per la sua strada. Fingers ha continuato a lavorare con la band funk/rock Cold Blood e occasionalmente ha continuato a fare musica con vecchi amici come (tra gli altri) Tommy Castro e Chris Cain. Andy si è unito alla Ford Brothers Blues Band ed ha suonato con il leggendario chitarrista blues e jazz Robben Ford. In tempi più recenti Andy ha registrato un album come solista per la Cross Cut Records, mentre Fingers Farrell ha inciso e si è esibito con il pianista blues di Chicago Ken Saydak.

Quando Fingers, alcuni anni fa, si è trasferito in Colorado ha conosciuto il singer/songwriter, chitarrista e produttore Fred James e, assieme al batterista Lenny Campanaro, hanno cominciato a lavorare a un nuovo progetto. Lenny si era trasferito in Colorado dalla California del sud, dove aveva suonato con Iron Butterfly, Badfinger e Private Life, una band con la quale ha realizzato un album per la Warner Brothers prodotto da Eddie Van Halen (e come risultato Lenny si ritrovò ad esibirsi nelle arene di tutti gli USA come opening act per Van Halen nel 1988). Quando Fingers ed Andy decisero di riprovarci con The Shapes assoldarono Lenny come batterista. Quando contattarono Fred proponendogli la produzione del nuovo progetto, questi si offrì anche come chitarrista. L’album è stato registrato nella casa di Fingers di Black Forest, Colorado, con un uno stusio mobile nel corso di una settimana nell’estate 2006. Tutti quanti i musicisti coinvolti hanno contribuito alla stesura delle canzoni e degli arrangiamenti e il risultato è un album di blues rock rilassato ed eccitante che può ricordare le atmosfere create nei giorni gloriosi da gruppi come The Fabulous Thunderbirds e The Blasters. Questo è un album di quattro attempati veterani del music business capaci di creare una classica e scintillante American Roots music.

Per questo post si vuole ringraziare
Franco Ratti per aver creduto nel musicista
Marco Grompi per la recensione del cd
Fred James per il suo immenso talento.

21 febbraio, 2008

A Qualcuno Interessa La Crisi Della Musica ( 3za Parte )

Ogni giorno cerco di leggere tre giornali tra cui il Corriere che ultimamente dedica molto spazio al presidente dellla Fimi Enzo Mazza.

Da questo insieme di articoli che vi stiamo proponendo su questo blog, due dei quali sono proprio interviste al nostro non eroe, stiamo cercando di capire insieme cosa si intenda per musica per lor Signori.

Se per costoro musica sono tutta quella serie artisti che ogni anno si esibiscono a Sanremo, be' che quel tipo di musica fosse finito ( o verra' distribuita su braccialetti, cellulari o quant'altro con magari un breve stacco pubblicitario tra una canzone e l'altra ) lo sapevamo da ancor prima dell'avvento del digitale.

Ma cosa accadra' a quelle centinaia, anzi migliaia di artisti che si esibiscono nei jazz club o nei locali blues, gruppi e cantanti genuini che hanno tanto da dire quanto talento....
E' finita per loro ?
Be, se il cd di Davide Van De Sfross è arrivato quarto in classifica senza una lira di promozione al signor Mazza saranno venuti i brividi di freddo..... A pensare alla quantita' di denaro sprecato dal suo organismo e dagli uffici marketing delle grandi major...

Comunque per onor di cronaca riportiamo le sue ultime ( come sempre ) illuminanti parole :

MILANO – Non è un muro contro muro, ma poco ci manca. Da una parte la crisi del cd e del mercato discografico che attende da anni una legge sulla musica che riconosca il disco come prodotto culturale (con conseguente riduzione dell'Iva), per far sì che la grande industria riduca i prezzi del cd al pubblico a fronte di una recessione economica generale; dall'altra il pubblico, specialmente quello più giovane, che consuma la musica attraverso strumenti nuovi e diversificati.

UN MERCATO «LIQUIDO» – Per approfondire bene tutti gli aspetti del fenomeno, abbiamo incontrato Enzo Mazza, presidente della Fimi, (Federazione industira musicale italiana), l'organo che tutela e promuove le attività connesse all'industria discografica. «La musica è diventata "liquida" – spiega Mazza -: si espande, si diversifica, si adatta alle nuove esigenze di mercato, conservando il proprio valore artistico ma assumendo una nuova "corporeità", digitale, che le permette di essere prodotta, comunicata e consumata in modo più immediato e coinvolgente».

TAGLI DEL 30% - Ma la maggiore facilità di diffusione e di copiatura rende la vita difficile alle aziende che operano nel settore, soprattutto perché i nuovi canali sono quelli in cui maggiormente prospera l'illegalità. «Se le case discografiche tradizionali dal 2000 ad oggi hanno tagliato il personale del 30%, non è solo per colpa della pirateria tradizionale, ovvero il cd contraffatto – sottolinea ancora Mazza – Quella continua ad avere la sua diffusione, ma ha avuto un notevole calo, mentre è aumentata la circolazione di musica illegale. In linea con i tempi».

ETICHETTE DIGITALI – Anche il mercato ufficiale, comunque, guarda sempre di più alla rete. « In Italia – dice Mazza - uno degli esempi pilota è H2O una delle prime case discografiche digitali creata da Sony e Bmg che riassume tutti i concetti in un colpo solo: scovare nuovi talenti e distribuire la musica solo attraverso internet e la telefonia, senza la vendita diretta al pubblico». I talenti si possono dunque cercare anche in rete e anche le case discografiche si interfacciano la nuova linea. «Sia le piccole etichette che le grandi major hanno bisogno di far crescere nuovi artisti in modo innovativo - sottolinea il presidente della Fimi – e hanno compreso che si deve sperimentare attraverso nuove forme di vendita e promozione. Le pubblicazioni avverranno per singolo brano o al massimo con "cluster" di due/tre canzoni. In questo modo si può permettere agli artisti emergenti di crescere organicamente e di consolidare l'esperienza costruendo una personale "fan base"».
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IL BOOM SARA' NEL 2012 – Quale scenario attende dunque il settore discografico? «La crisi del modello tradizionale del fare e diffondere musica – risponde Mazza - si scontra con le esigenze del nuovo mercato. Da una parte il mercato del cd che resiste, in quanto il supporto presenterà sempre delle evoluzioni e dei formati ad alta definizione, dall'altra il mercato digitale prenderà il sopravvento. Si prevede che nel 2012 ci sarà il 23% di diffusione in più».

Ringraziamo come sempre il Corriere da cui questo articolo è tratto.
Alla prossima intervista illuminante e profonda come le precedenti.

20 febbraio, 2008

Eugenia Bonetti, una dei nostri eroi piu' belli

Eugenia Bonetti è una suora di 70 an­ni. Come missionaria della Consola­ta ha passato 23 anni in Kenya. Poi è tor­nata in Italia. Una sera del giorno dei Morti, diversi anni fa, stava andando a Messa, quando l’ha fermata per strada u­na ragazza nigeriana. «Madre, voglio par­larle », fa la ragazza. «Vieni in chiesa con me, dopo mi racconti», risponde la suo­ra – con quell’attitudine dei missionari a non stupirsi mai della faccia di chi li fer­ma per strada, e nemmeno dei vestiti che indossa. La sconosciuta era una prosti­tuta portata in Italia come altre migliaia, per forza o per disperazione. Però, an­nientata dal suo “lavoro” di comprata e venduta, voleva liberarsi, e smettere. È così che una piccola minuta suora lom­barda allora verso la sessantina – l’età in cui gli altri vanno in pensione – comin­cia a mettere su una rete di 110 case di ac­coglienza gestite da suore di vari ordini, sotto la direzione dell’Unione supe­riori maggiori italia­ne. In dieci anni, da quando un articolo della legge sull’im­migrazione consen­te a chi denuncia i propri sfruttatori un permesso di sog­giorno per il reinse­rimento, nelle case e nei conventi di suor Eugenia sono passa­te cinquemila ragaz­ze (come racconta il servizio nelle pagine interne) e in otto su dieci hanno trovato un lavoro, o hanno scelto di tornare in patria. Alcune, che erano incinte, il figlio se lo sono tenute – è bastato avere una faccia amica accanto. Migliaia di rume­ne, moldave, africane, venute qui a sedi­ci anni a battere un marciapiedi, educa­te a una ferrea obbedienza dall’omicidio di qualche compagna trovata ammazza­ta di botte in una roggia, hanno rico­minciato a vivere grazie a suor Eugenia e alle sue compagne. Ma, lo conoscevate il volto di quella suora, e il suo nome? La cosa singolare è che in un mondo in cui si diventa famosi anche per una pa­rolaccia detta in tv, donne così siano, al grande pubblico, quasi sconosciute. Una foresta che cresce non fa rumore, è pro­prio vero: migliaia di donne liberate dai loro “padroni” possono passare inosser­vate, come una notizia banale. Ma qual­cosa affascina nell’operare di queste donne vestite di nero o di grigio, come invisibili, oppure viste solo nell’immagi­ne stereotipata di chi le giudica delle mo­raliste, delle bacchettone, creature fuori dal tempo anacronisticamente soprav­vissute nella modernità. Ciò che meravi­glia è il loro fare pienamente concreto – concrete tanto da sapere accogliere e e­ducare delle ragazze che pochi vorreb­bero in casa; ma senza slogan, senza al­cun rumore, senza alcun proclama me­diatico. Un fare ostinato e invisibile, con­tro a un visibilissimo, assordante quoti­diano rumore. Sembra la cifra, questo lavorio silenzio­so, di un approccio alla realtà che chia­meremmo profondamente femminile, e pazienza se qualcuno se ne scandaliz­zerà. Un’attenzione concreta alla perso­na che si ha davanti: semplicemente a quella, che sia figlio, alunno, paziente, o una poveretta importata dall’Est come u­na cosa. Un’accoglienza all’altro che è poi declinazione in forme diverse di un’atti­tudine materna – altra espressione oggi­giorno politicamente scorretta. Il lavoro oscuro delle sorelle invisibili di suor Eu­genia come di migliaia di altre, negli asi­li, negli ospizi, con gli extracomunitari, è una maternità - più forte ancora di quel­la carnale, giacché è più difficile amare un vecchio o una ragazza della strada, che tuo figlio. Una maternità, e questo spie­ga perché il mondo non se ne accorge. Ma anche perché, nel silenzio dei titoli, lo stesso mondo ne viene trasformato profondamente, alla radice, in ogni fac­cia accolta e amata.



Sul marciapiedi, al fianco di quelle che chiama «sorelle della strada e della notte», per lottare in silenzio contro la nuova schiavitù del terzo millennio, il traffico di es­seri umani. Suor Eugenia Bonetti, 69 anni, milanese di Bubbiano, Missionaria della Consolata, guida dal 2000 l’ufficio anti-tratta dell’Usmi, l’unione delle superiori italiane. Dopo un master negli Usa sul traffico, dieci anni fa ha organizzato in tutta la Pe­nisola una rete molto effi­cace di donne consacrate con l’abito, velo e croce sul petto, determinate a rida­re libertà e dignità ad altre donne, schiave senza no­me e senza storia. Colla­borano strettamente con le istituzioni pubbliche, Caritas e società civile. Premiata nel 2004 dal go­verno di Washington per il suo impegno nella lotta contro il traffico di esseri umani, suor Eugenia è sta­ta ricevuta al Quirinale da Ciampi e Napolitano. Quando George Bush vi­sitò Roma nel giugno scor­so, volle conoscere la sister. Lei ne approfittò per solle­citare all’uomo più poten­te della Terra maggiore im­pegno contro povertà, cor­ruzione e i trafficanti di persone. Oggi, a mezzo se­colo esatto dall’approva­zione della legge Merlin che soppresse le case chiu­se e proibisce lo sfrutta­mento sessuale, l’Italia scopre di avere in casa un modello poco conosciuto, eppure studiato da Usa e Onu per contrastare il traf­fico di esseri umani: la re­te creata da suor Bonetti, che ha reso le suore prota­goniste della lotta alla trat­ta curando le ferite dell’a­nima e la formazione pro­fessionale delle giovani vit­time per aiutarle a co­struirsi un futuro. In me­dia otto su dieci ce la fan­no. Lo Stato finanzia gli in­terventi con bandi per quattro milioni e mezzo di euro l’anno. A livello internazionale, i­noltre, l’esperienza di suor Eugenia ha ispirato un progetto dell’Onu sponso­rizzato dall’ambasciata U­sa presso la Santa Sede per formare suore anti-tratta in Nigeria e in Europa del­l’est. Una delle nuove frontiere per contrastare il traffico globale, che vale 32 miliardi di dollari l’an­no, terzo business crimi­nale del pianeta, è gestito da mafie spietate e porta nel Belpaese dall’Africa e dall’Europa dell’est onda­te di giovani donne, spes­so minorenni. Secondo i dati ufficiali nella Peniso­la sarebbero arrivate, dal 2000 al 2004, 50 mila don­ne dall’est Europa e dal­l’Africa. Per chi opera sul campo, le vittime sareb­bero 100 mila.

Suor Eugenia, quando ha cominciato ad occuparsi di tratta?

«Nel 1993. Ero tornata a Torino alla casa madre do­po 24 anni di missione in Kenya. Stavo interrogan­domi su cosa potessi fare. La sera del 2 novembre mi stavo recando in chiesa per la celebrazione dei de­funti. Mi si è avvicinata u­na ragazza nigeriana. Le ho detto che stavo andan­do a messa, mi ha chiesto se poteva accompa­gnarmi. Abbiamo pregato in­sieme e do­po mi ha confidato una vicen­da terribile di sofferenze, inganni e u­miliazioni. Ho capito che quella era la mia missione. Allora ho studiato il feno­meno, ho lavorato sulla strada, ho incontrato sto­rie terribili. Molte finite con la liberazione e addi­rittura il rimpatrio. Nel 2000 l’Usmi mi ha chia­mata a Roma».

Quali sono i canali di in­gresso in Italia?

«La nuova schiavitù è sem­pre generata dalla povertà e dall’ignoranza. I traffi­canti vanno a cercare le vittime negli angoli più re­conditi dell’Africa e dell’e­st europeo, dove è diffuso l’analfabetismo e nessuno sa leggere i manifesti del­la campagne di prevenzio­ne. In Romania e in Alba­nia circuiscono le giovani, si fidanzano e poi le por­tano qui con la promessa delle nozze. Poi le schia­vizzano con la violenza. In Africa invece promettono un lavoro, poi una volta ar­rivate, sequestrano i pas­saporti e si fanno pagare viaggio, vitto, alloggio e il posto in strada. Ogni ra­gazza contrae con gli schiavisti un debito di 70 mila euro che paga con le prestazioni. Le africane so­no terrorizzate con i riti voodoo praticati dalle ma­man, le carceriere, e le mi­nacce di ritorsioni contro i famigliari».

Come aiutate le donne? «L’Usmi non lavora da so­la, ma partecipa al coordi­namento nazionale anti­tratta, collaborando stret­tamente con organismi cattolici quali Gruppo A­bele, le congregazioni ma­schili, la Caritas italiana e le Caritas diocesane. Le congregazioni femminili hanno raccolto la sfida con entusiasmo, per noi è un ritorno al significato au­tentico dei nostri carismi. Ci siamo messe in rete, ab­biamo 110 comunità sul territorio nazionale dove, in 10 anni, abbiamo accol­to 5000 donne. Offriamo protezione, insegniamo loro la nostra lingua e un lavoro finché camminano da sole. Molte arrivano in gravidanza, le nostre case ospitano spesso mamme e bambini. I progetti, se ap­provati, possono essere pagati dallo Stato. Tutto ciò grazie a un dispositivo di legge, l’articolo 18 della legge sull’immigrazione, rimasto immutato anche nella Bossi Fini che conce­de il permesso alle vittime di tratta che denunciano gli aguzzini. Fu elaborato nel 1998 quando, insieme alla Caritas italiana invi­tammo le parlamentari dei due poli ad ascoltare le te­stimonianze delle nostre giovani».

E a livello internazionale? «La rete delle suore si sta espandendo a livello glo­bale. È strategico lavorare Italia e nei paesi di prove­nienza, in questo modo possiamo favorire i rimpa­tri o almeno far riprende­re i contatti con le famiglie. E difendere le ragazze se i trafficanti osano rifarsi vi­vi denunciandoli alla poli­zia ». Per soccorrere una vitti­ma, aiuta l’abito da suora? «Si, il nostro abito e la cro­ce ricordano l’infanzia, la famiglia. Si fidano di noi, raccontano storie atroci, ti dicono: 'mamma prega con me'. Spesso è l’inizio del cammino verso la li­bertà ». Suor Eugenia Bonetti: «Le nostre congregazioni hanno raccolto la sfida con entusiasmo. In 10 anni abbiamo aiutato 5.000 donne in 110 comunità alloggio»

Si vuole ringraziare Avvenire da cui questo articolo è tratto.

08 febbraio, 2008

Concorso : Petrucciani vs Bollani

Ciao a tutti gli amici di Radio Moonlight. Finalmente, dopo tanto tempo, tornano i nostri concorsi.

Qusta settimana, visto il clima primaverile delle nostre parti, vi proponiamo di scegliere tra la versione di Estate fatta dal trio di Michel Petrucciani e quella del duo Rava Bollani.




Chi ci segue da molto tempo sa benissimo che i premi non sono ecclatanti... ma sinceri e onesti.

Questa settimana tra tutti coloro che parteciperanno vi sara' la possibilita' di vincere i due cd da cui questi brani sono tratti ossia

Rava - Bollani : The Third Man
Michel Petrucciani - Estate

Ecco come state votando :

1 - Lorenzo P : Rava Bollani

Commento : Sono tutte e due belle, ma se sono obbligato a scegliere vada per il made in italy, comunque consiglio a tutti di ascoltare anche la versione di Sabina Sciubba e Antonio Forcione, anche se è cantata!

2 - Filippo C : Petrucciani

Commento : Cento volte meglio la versione di Petrucciani !!! Odio le elaborazioni, le snaturazioni , anche se ammetto e comprendo la buona volonta'! Oramai molti dei nostri musicisti si suonano addosso...e questo ne è il classico esempio !

3 - Walter T : Rava Bollani

Commento : secondo me riescono a emozionarti per le sinergie e le comprensioni musicali.

4 - Luigi F : Petrucciani

Commento : la mia preferenza va alla versione di M. Petrucciani che trasmette un feeling più partecipativo rispetto a quella di Rava e Bollani, che sento più fredda e distaccata, un perfetto esercizio di stile con poco pathos

5 - Piero 2 : Petrucciani

Commento : PETRUCCIANI, TUTTA LA VITA!!!

6 - Giorgio C. : Petrucciani

Commento : Non ho dubbi sulla scelta! PETRUCCIANI.Sarà perche è stata la prima volta che ascoltavo la canzone di Bruno Martino in forma Jazz eseguita, anche dal vivo, da quel favoloso talento che è stato Michel, con quel suo modo un pò particolare di suonare il piano che tanto mi ha affascinato. Inutile dire che ho la discografia completa di entrambi i musicisti e che il confronto è arduo, in quanto la duttilità, la sperimentazione e la semplicità di Stefano mi incuriosisce sempre.Senza dubbio due GIGANTI del piano Jazz!

7 - Matteo S : Rava - Bollani

Commento : Difficile scegliere, non c'è che dire. la versione dell'amato duo è cristallina, libera e frammentata, più che una lettura è una vera e propria ri-composizione dell'indimenticato successo di bruno martino. viene dal cuore, la trovo più intima e raccolta, quasi sussurrata la tromba di Rava, che ha completamente interiorizzato il tema, riproposto - o forse solo suggerito - all'ascoltatore, che lo sente dentro di sè, ma subito assorbito dal solo delicato, lirico, come è nel suo stile. Molto sofisticato, eppur lieve e soffuse le armonie ed i colori che Bollani riesce ad estrarre dal pianoforte, che sia allontanano non poco dal tempo di bossa, usualmente praticato sul meraviglioso standard oggetto delle cure dei due. La traccia del trio di petrucciani, viceversa è molto più aderente alla versione tradizionale, quella resa celebre da chet baker, per capirci: cantabile, malinconica, altrettanto lirica ma, forse, più vicina al ricordo di chi la ascolta. meraviglioso il sotegno ritmico del contrabbasso (Furio Di Castri, mi pare) e della batteria, più sussurrata che suonata da Aldo Romano. molto ispirato il solo di Petrucciani, anche se a volte usa pattern di maniera, poco originali e lontani dal contesto.brutte le blue notes sparse qua e là, come se volesse ricordarci che sta suonando jazz! Avrei preferito un bel solo del contrabbasso! Nel complesso privilegio la creatività del duo italico! Buon ascolto!

8 - L'Anto : Petrucciani

Commento : petrucciani, senza dubbio.bentornati!

9 - Roberto P : Petrucciani

Commento : Penso che il lirismo e la sensibiltà di Petrucciani in questo brano non abbiano paragone con nessuno ....

10 - Claudio C. : Petrucciani
Commento : Michel Petrucciani Trio - Estate

11 - Marco N. : Petruccinai
Commento : Voto Petrucciani: è una interpretazione molto più coinvolgente e meno costruita!

12 - Laudicina : Petrucciani
Commento : Petrucciani, bollani straordinario ma se deve essere votazione...

13 : Giovanni L : Petrucciani
Commento : MICHEL PETRUCCIANI... non ho dubbi.Lefti.

14 - Stefano C : Rava - Bollani
Commento : la mia preferenza è per il duo Bollani-Rava, non perché pensi a una superiorità "artistica" tutta da dimostrare ma perché sanno dare, almeno al mio ascolto, una nuova sfumatura "autunnale" a questo celeberrimo brano. Ma questo è il mio parere espresso in pieno inverno, perché in un'altra stagione le mie preferenze potrebbero essere ben diverse!

15 - Antonio F. : Petrucciani
Commento : Le due versioni di Estate sono entrambe splendide ma Voto per il trio Petucciani-Di Castri-Romano forse xchè la versione Bollani-Rava devo assimilarla completamenti

16 - Raffaele M : Petrucciani
Commenti : belle entrambe le versioni. Io personalmente preferisco la prima

17 : Alessandra A : Rava - Bollani
Commento : Voto Bollani, anche se è durissima scegliere....

18 : Leondino M - Rava Bollani
Commento : La mia preferenza va a rava - bollani

19 : Renato C. - Petrucciani
Commento : Mi spiace per Bollani, che stimo molto, ma per questa versione preferisco la lettura di Petrucciani.Saluti a tutti.

20: Gianvito A. - Petrucciani
Commenti : La mia preferenza, sia pure ammaliato dalla trasposizione intimista del duo Italiano, va alla versione eseguita dal Trio del compianto Michel Petrucciani più solare e facile all'ascolto.

21 - FABRIZIO S. - Petrucciani
Commento : Anche se apprezzo le variazioni su famosi temi classici come quello di B. Martino, queste raramente riescono ad emozionarmi come le versioni originali, o come quelle che, pur improvvisando sul tema originale, non lo stravolgono totalmente. Inoltre non tollero quelle atmosfere troppo riverberanti, totalmente artificiose, che taluni interpreti amano creare nelle loro esecuzioni. Quindi scelgo
senza dubbio Petrucciani .

Rava-Bollani ....................
stratosferici musicisti.


22 - Massimo S - Rava Bollani
Commento :

23 - Franco B - Petrucciani
Commento : E’ difficile esprimere un giudizio su degli artisti di così grande spessore e lo spirito “Italico” potrebbe prevalere.
Sicuramente Bollani e Rava (e dal vivo sicuramente è possibile rendersene conto), in duo manifestano tutto il carisma e le capacità espressive di cui sono maestri.
Nonostante ciò la mia scelta, forse anche perché quel disco ogni volta che lo ascolto mi da una rinnovata voglia di sentirlo,
cade sul Trio di Petrucciani. Le note di Petrucciani toccano più di quanto non faccia Bollani che a volte risulta meno convincente.


24 - Saverio F : Rava Bollani
Commento : Rava/Bollani è stupenda!!!

25 - Marco : Petrucciani
Commento : Preferisco decisamente quella di Petrucciani perchè emoziona ed è meno "costruita" di quella del pur bravissimo Bollani.

26 - Andrea C : Rava Bollani
Commento : Sono tutte e due belle, ma trovo l'interpretazione di Bollani più "sentita", più "personale" !

27 - Adriano G : Petrucciani ( voto arrivato in ritardo ma accettato visto che accomapagnato da commento... ma mi raccomando le prossime volte la puntualita' )
Commento : Il brano di B.Martino ha una melodia calda e accattivante, Petrucciani la esalta sondandola nelle sue sfumature e venature jazz più profonde ma allo stesso tempo lasciandola intatta nella sua forma elegante e raffinata. Bollani e Rava sono più ricercati, il suono un pò troppo etereo e liquido crea atmosfere che snaturano l'originale melodia, rendendo il tutto troppo freddo e distaccato.
Petrucciani decisamente.

Regole del concorso
Il concorso funziona cosi'. Noi vi proponiamo due canzoni, voi ci dite quale delle due preferite via mail ( magari con un piccolo commento ) dopodichè scelta e commento vengono pubblicati sul blog in ordine di arrivo da 1 ad n con accanto il vostro nome e l'iniziale del cognome in modo che ognuno di voi possa identificarsi.
Una volta pubblicati e numerati occorrera' estrarre il vincitore.
Il metodo è quello di una volta : La conta ( io perdevo sempre... )

Per questo concorso, che si chiudera' mercoledi 13 febbraio alle 24.00 prendermo come riferimento la somma dei primi due numeri dell'estrazione del lotto sulla ruota di Milano.

Es
Ruota di Milano primo numero estratto 7
Ruota di Milano secondo numero estratto 4
Somma 11
Ora supponiamo che abbiano partecipato 6 persone al concorso come sotto indicato ossia

1- Eric Bibb
2 - Bruce Springsteen
3 - Tom Waits
4 - Chet Baker
5 - K.D. Lang
6 - Carmen Consoli

Il vincitore sara' ( 6 + 5 uguale a 11 ) il numero 5 K. D. Lang

In Bocca al lupo a tutti quanti

E IL VINCITORE E'......

I primi due numeri estratti sulla ruota di Milano di sabato 16 febbraio sono stati 60 e 53
La loro somma è pari a 113
Dunque in base al metodo della conta il vincitore del nostgro concorso è il concorrente

5 - Piero 2 : Petrucciani Commento : PETRUCCIANI, TUTTA LA VITA!!!

Grazie a tutti per aver partecipato e arrivederci al prossimo appuntamento

07 febbraio, 2008

Unione Europea e Rom : Diritti Umani

Bisogna porre fine "a ogni forma di segregazione" e agli "attacchi razzisti" cui sono esposte le popolazioni rom in Europa. L'"antizingarismo è ancora diffuso" nel Vecchio Continente e la "paura" crescente, spesso alimentata dai media, verso i "camminanti" sfocia in ricorrenti vessazioni da parte degli Stati membri, delle forze di polizia, degli enti locali… Ai figli dei rom non sono pienamente garantiti il diritto all'istruzione e alla salute, mentre la disoccupazione tra gli adulti ha raggiunto limiti "intollerabili". Tutto ciò diventa ancora più grave se si considera che con gli allargamenti dell'Unione avvenuti nel 2004 e 2007 "la maggior parte di essi ha acquisito la cittadinanza Ue", beneficiando così del diritto "di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri". In questi termini l'ultima edizione del notiziario europeo del Sir (Servizio informazione religiosa della Conferenza episcopale italiana) riassume i contenuti di una risoluzione dell'Europarlamento, approvata in sessione plenaria la scorsa settimana a Bruxelles. "Una posizione dai toni fermi ed espliciti, votata in emiciclo ad amplissima maggioranza sottolinea il Sir - cui è mancato il sostegno solo delle forze di destra e nazionaliste".

Fonte Misna

Nota di chi redige il blog : Premesso che non si può che essere d'accordo sulla mozione approvata ieri all'interno del parlamento europeo, è altresì sentita la necessita' che vengano potenziate e rese efficaci le norme che tutelano i minori oggetto di sfruttamento , il divieto di accattonaggio e il rispetto della legalita' da parte di chiunque compresi gli stessi Rom. Quindi tolleranza e rispetto della legalita' senza se e senza ma devono essere le due facce della stessa medaglia, altrimenti è solo utopia o peggio ancora aria fritta.