30 giugno, 2006

I soldati che non giurarono per Hitler : Don Pöder

Febbraio 1945: 2000 altoatesini, reclute della Wermacht, rifiutano di prestare giuramento al Fuhrer e vengono per questo inviati sul fronte dell'Est, da cui molti non tornarono Parla un superstite, poi diventato prete
Fu uno dei protagonisti di quel gesto – semplice nella pratica, eclatante per la portata – di non prestare giuramento a Hitler come soldato della Wermacht. Allora aveva solo 19 anni e, grazie al suo buon bilinguismo (parlava bene italiano e tedesco), era stato assegnato agli uffici del Polizeiregiment Brixen. Oggi don Peter Pöder, originario di Lana, ha 80 anni, presta il suo servizio nella Curia vescovile di Bolzano, dopo diversi incarichi come cappellano di Silandro e Merano, quindi come decano a Kaltern (Caldano) per 18 anni. E quando ripensa a quel giorno piovoso del febbraio 1945 in cui negò la sua adesione al Führer, l’anziano e vispo sacerdote vaga con gli occhi al di là della finestra del suo ufficio e si specchia nel cielo terso alla ricerca del perché di una scelta così coraggiosa.
Reverendo, cosa la spinse a non giurare fedeltà a Hitler?
«Furono la mia fede cattolica e la mia formazione famigliare a non farmi prestare giuramento. In casa, mio padre e mia mamma ci avevano sempre ribadito che i discorsi di Hitler non erano cristiani. Con quel gesto i nostri capi volevano l’adesione di tutti noi soldati alla causa del nazismo: ma come potevo giurare se io avevo un altro credo?».
Perché i suoi commilitoni non risposero «Ja!» alla formula di giuramento?
«Ancora oggi non so spiegarmi questo gesto: io, personalmente, non avevo parlato con nessuno della mia decisione interiore e non sapevo che tutti avrebbero fatto così. Tra noi soldati non c’era grande comunicazione e soprattutto non veniva fatta alcuna propaganda antinazista».
Può raccontarci cosa avvenne di preciso?
«Ci radunarono per il giuramento di rito al termine del corso di addestramento: eravamo in 1400, di lì a poco dovevamo essere mandati nel Bellunese. Quando venne il momento del giuramento, si levò solo un brusio, un piccolo mormorio. Franz Hofer (il rappresentante di Hitler nell’Alpenvorland, ndr), arrivato per l’occasione a Bressanone, gridò 5 o 6 volte "Più forte, più forte!", per incitar ci ad alzare la voce. Ma nessuno lo fece. Hofer si stupì molto e sbottò: "Come è possibile che tutti stiano in silenzio?". Poi, ad un certo punto, furibondo, se ne andò. Venni a sapere, tramite il mio superiore, che Hofer aveva sentenziato: "Questo non è un giuramento!". E così venne deciso di inviarci al fronte orientale, in Slesia».
Come venne interpretato il vostro mutismo dai capi?
«Capirono benissimo che si trattava di una ribellione. Compresero molto chiaramente che noi volevamo respingere il nazismo e non aver niente a che fare con Hitler».
Lei, interiormente, come reagì al silenzio unanime dei suoi commilitoni?
«Pensai subito: è giusto così. Era il nostro modo di rifiutare una mentalità pagana. Molti di quei soldati erano credenti e cattolici, e non riuscivano a capire l’idea del nazismo. Certo, non avrei mai pensato a un castigo così pesante come l’invio sul fronte orientale».
Che voleva dire la morte quasi certa: sapevate che, non giurando, sareste incorsi nella punizione di essere spediti su un fronte pericoloso?
«No, non ne eravamo a conoscenza. Dopo pochi giorni noi del Brixen venimmo spediti in Germania e qui il battaglione venne sciolto, perché i capi temevano un complotto. Io mi ritrovai solo 3-4 compagni del vecchio battaglione».
Cosa le successe in seguito?
«In Germania venni inquadrato nelle SS e mi sarei dovuto sottoporre al cosiddetto "rito dell’impronta", con il quale ogni soldato scelto veniva segnato sul braccio con un marchio per segnalare – in caso di pericolo di vita e di necessarie trasfusioni di sangue – che lui era delle SS. Ma io non mi feci fare nulla e nessuno se ne accorse. Così, quando mi catturarono i russi, non trovarono l’impronta da SS e, anche grazie alla mia carta d’identità italiana, riuscii a salvarmi. Fatto prigioniero dai russi, scappai con 3 commilitoni, arrivai in Baviera, che era stata liberata dagli americani, e poi al Brennero. Quindi a piedi tornai a casa».
Per poi entrare in seminario …
«Sì. Finii il lic eo da privatista, feci la maturità nel 1947 e l’anno seguente a Innsbruck mi iscrissi alla facoltà teologica, dove ebbi il grande Karl Rahner come docente: un uomo umile, dalla fede che veniva dal cuore. Feci il dottorato in dogmatica con suo fratello Hugo. Poi fui ordinato prete e prestai il mio servizio in diverse parrocchie».
In che modo l’esperienza della guerra influenzò la sua vocazione?
«In casa si diceva spesso che il nazismo era contro la Chiesa, e per questo sapevo che il nazismo non era una cosa buona. Una volta tornato dalla guerra, mi resi conto che la fede cristiana faceva di un uomo una persona diversa dalle altre e le famiglie cattoliche erano differenti, più unite e aiutavano gli altri. Così ho deciso a diventare prete»
Quale significato ha avuto, per lei, il gesto di non giurare al nazismo?
«Nella nostra famiglia (eravamo in otto: anche il papà e due miei fratelli sono andati in guerra) mi avevano insegnato che chi aderiva al nazismo era su una strada sbagliata. Secondo i miei genitori Hitler era un uomo che non aveva la minima fede e che non aveva niente a che fare con i cristiani. Per questo quel giorno decisi di restare in silenzio».
Tratto da Avvenire

29 giugno, 2006

VINCITORI CHI L'HA SENTITO

Eccoci di nuovo qua con i vincitori e grandi appassionati di musica del concorso Chi L'ha Sentito.

Il sassofonista era naturalmente Francesco Cafiso, mentre il titolo del cd è Tribute to Charlie Parker

Concorreranno dunque all'estrazione del premio finale :

FRANCO B
MARCO C
NICOLA M
ALESSANDRA A.
Eziog G.

L'estrazione avverrà come di consueto prendendo come riferimento il Lotto. Questa volta la Ruota sarà quella di MILANO, faremo la somma dei numeri, e procederemo con la piu' classica delle conte con il seguente ordine : Franco B, Marco C, Nicola M, Alessandra A. Ezio G.
Come già detto il fortunato estratto vincerà il cd

Bob Mintzer Big Band - Old School, New Lessons....

In bocca al lupo a tutti.

19 giugno, 2006

Mike Compton and Charlie Mariano Looknig For Beauty

The immense popularity of the music from O Brother, Where Art Thou? brought forth a torrent of interest in traditional roots music. Whether it be bluegrass, old time, blues, gospel or ragtime, there is no finer practitioner of this idiom on the mandolin than Mike Compton of the Nashville Bluegrass Band. Widely acclaimed for his contributions to the O Brother soundtrack and tour, he teamed up with David Long, a young gifted mandolinist and vocalist, in 2003. It seems only fitting that these mando-masters of traditional American music found their way to David Grisman's studio to record, STOMP, the first ever release from Mike Compton and David Long.

With tunes like Bill Monroe's "Evening Prayer Blues," "Ashland Breakdown," "Old Mountaineer" and "Tanyards" one hears the soulful essence of Monroe's musical wisdom channeled through this gifted duo and taken even a step or two further.

Original compositions by Mike Compton are highlighted throughout on the hypnotic "Big Indian Blues," the exciting down-home blues mandola solo "Stomp" and the octave banjo mandolin solo piece "Black's Run." David Long's composing talent and strong solo techniques are showcased on the moving "January Nightmare," while on "Centipede Hop," both tell the humorous story behind this lively and melodic collaboration.

Whether newly composed by either Compton or Long, or taken from traditional archives, STOMP is a moving musical odyssey through the deep South circa the 1930s and 40s, delighting the listener with a variety of vocals and instrumentals in blues, ragtime, minstrel, gospel and old time genres






Charlie Mariano, who is now eighty-two, has always been a pioneer of beauty in jazz. Where other jazz musicians cause opposites to collide, working with syncopation and dissonance, he has always searched for the greatest possible harmony, and did so even though, at Charlie Parker’s side, he was partly responsible for one of the greatest cultural clashes of the twentieth century. But Mariano was one of the very few who knew hot to transform the subversive energy of bebop into a spiritual urgency. When he was no longer able to strike gold in jazz alone, he sought and found new inspiration in Indian music. For Mariano, music functioned like a funnel with which he concentrated the maximum amount of positive tension into the smallest point possible. Any attempt to put his spirituality into words is bound to fail, because his sounds are scarcely tangible. An entire century culminates in Mariano’s playing. He demands an entire ear, an entire listener.

What this old, wise man of the saxophone is now offering up to our ears, together with the Beirach on piano and the Hübner brothers on violin and bass, is the quintessence of all his musical expeditions of past decades. Naturally a seasoned expert like Mariano knows that he cannot answer all the fundamental questions of life himself. And hence the composition of this quartet is no coincidence. Beauty results not from the typical session acquaintances that can be so fatal in jazz: recording three takes each of eight pieces on two afternoons, only to go their own ways thereafter and then join up again a year and a half later for a joint tour. No, the Beauty quartet is part of a musical family tree that spans more than two generations. Richie Beirach is strongly marked by his teacher Charlie Mariano. He has manifested his view of profound beauty in sound in the bands of John Abercrombie and Dave Liebman, among others. Beirach was in turn mentor to the Swiss musician Gregor Hübner, who lives in New York, and in a trio with George Mraz they enjoyed success with unconventional arrangements of compositions by Béla Bartók and Federico Mompou. Marino, Beirach, and Hübner were already working as a trio before they brought Hübner’s brother Veit on board for additional grounding. That this constellation works at all lies not least in the contrasting timbres of saxophone and violin, which never get in each other’s way, or even produce interference.

No matter whether the quartet is performance jazz standards or originals of its own composition, it produces a fundamental tone of cosmic harmony that causes us to forget the corset of profane genres and categories. Perhaps this music is jazz, because it is instrumental, and improvisation runs through all the pieces as an essential constant. But the shared inspiration promises a great deal more. Cultural set pieces, states of mind, and experiences from Europe, America, and Asia are here woven together in an unprogrammatic way that transcends epochs, so that the place of origin of a given attitude or idiom no longer matters at all. Rather, each individual note evokes a silent, undistorted desire for the next one. The music just happens, without regard to the expectations or habits of potential listeners. If this music can be called jazz at all it is because Mariano, Beirach, and the two Hübners return after an odyssey of more than a century to the origins of innocence that were probably inherent to it only in legend.

Three generations, with completely different experiences behind them, put together their three-dimensional image of beauty to create a mosaic that is so complex, homogeneous, dense, and yet transparent that it precludes even another word about it or any attempt to describe it. Anyone who has ears may listen. . . Perhaps it is out there after all, the beauty independent of the human sense, which comes as close to the divine as the pyramids, the music of Monteverdi and Bach, and the altarpieces of Jan van Eyck once did.

09 giugno, 2006

CHI L'HA SENTITO

Dopo l'ottimo successo della settimana scorsa anche questa settimana riproponiamo il concorso chi l'ha sentito. Partecipare è facilissimo, basta inviarci una mail con il nome dell'autore e, per chi vuole proprio esagerare anche del titolo del cd di cui trovate due brani qui sotto ( ricordo che per ascoltare il brano è sufficiente cliccarci sopra ) . Ricordiamo che tutti coloro che avranno indovinato autore e titolo parteciperanno all'estrazione del cd di Bob Mintzer Big Band - Old School, New Lessons.... Quindi partecipate numerosi !!!!!!




PRIMO SUGGERIMENTO : Trattasi di Sassofonista Bianco

SECONDO SUGGERIMENTO : Nato nel 1989 nel gennaio 2004 partecipa all'annuale Convention degli educatori di jazz (I.A.J.E.) a New York durante la quale riceve l'International Jazz Festivals Organization Award (I.J.F.O.)

Joan Baez - Bowery Songs


Bowery Songs, the newest album from Joan Baez and her first live album in ten years, is a soaring chronicle of her 2003-2004 tour. The album was recorded in its entirety on the Saturday night after Election Day, November 2004, at New York's Bowery Ballroom. From Joan's opening acapella benediction, "Finlandia," to her prophetic and telling versions of Bob Dylan's "It's All Over Now, Baby Blue" and Steve Earle's "Jerusalem" that close the album, there can be no mistaking the medium and the message she sought to capture. One of the album's centerpieces is Earle's "Christmas in Washington" ("So come back Woody Guthrie/Come back to us now..."), one of three ‘Bowery songs’ that originated on Joan's most recent studio album Dark Chords On a Big Guitar (released in September 2003). The others are Greg Brown's "Rexroth's Daughter" (whose lyric gave the album its title) and Natalie Merchant's "Motherland," all of which have become staples in Joan's repertoire. The spirit of Woody Guthrie hovers throughout Bowery Songs. Joan has been singing "Deportee (Plane Wreck at Los Gatos)" since the 1960s, but this is her first live release of the song. Bob Dylan also figures in the program. "Farewell, Angelina" was the title tune of her 1965 LP that contained two Guthrie songs and four Dylan songs, one of which was "It's All Over Now, Baby Blue." Joan also assays Dylan's "Seven Curses" of 1963, which was his free adaptation of the old Child ballad "The Maid Freed From the Gallows" aka "Anathea." Another tune associated with Dylan and his mentor Dave Van Ronk is "Dink's Song," collected by Alan Lomax, which Joan sang with Bob on 1976's Rolling Thunder Revue. As on all of her previous live albums, Bowery Songs fulfills Joan's objective of spanning as much of her career as possible - from "Silver Dagger" (the opening song of her first solo LP of 1960), "Jackaroe" (first heard on 1963's In Concert, Part 2, later to become a staple of the Grateful Dead's songbook), and "Joe Hill" (sung by Joan at Woodstock), to the venerable Irish "Carrickfergus" (first heard on her 1989 album, Speaking of Dreams) and the songs from 2003's Dark Chords On a Big Guitar. Bowery Songs includes four songs that Joan has never recorded before: "Finlandia," "Seven Curses," "Dink's Song," and "Jerusalem." Bowery Songs reminds us that at crucial moments during her long and storied career - which is to say, at crucial moments in America's history over the past four decades and then some - Joan has recorded and released live performance albums that have served as critical barometers of our times.

1963's In Concert, Part 1 and In Concert, Part 2 LPs (Vanguard) were recorded during Joan's first full-scale major cross-country tours, just three years into the start of her career in the heat of the Civil Rights movement and the nascent Free Speech and anti-war struggles, and in the blush of he early involvement with the music and soul of Bob Dylan.
A dozen years later, From Every Stage (A&M) was a verite recording that documented Joan's summer tour of 1975 with a 4-piece band. The double-LP set a standard by including songs ‘from every stage’ of Joan's career, from her earliest hymns, Civil Rights solidarity anthems, and Bob Dylan songs, to such contemporary crowd-pleasers as "The Night They Drove Old Dixie Down" and "Diamonds and Rust." During the 1980s, when Joan was free of any major label associations in the U.S., she released several live chronicles of her European tours. The first of these, European Tour (CBS), was an album that, once again, presented songs from the entire span of her career, with several foreign language titles. (Unreleased in America, the LP remains out-of-print.) Live Europe '83: Children of the Eighties (Ariola) continued the trend. Joan refined the concept for her next live album, 1989's Diamonds and Rust in the Bullring (Gold Castle), recorded in Bilbao, Spain; the album's first six numbers were sung in English, followed by six in Spanish. Back in the U.S., her most recent live album was 1995's Ring Them Bells (Guardian), an all-star affair recorded at the Bottom Line in New York, featuring collaborations with Mary Black, Mary-Chapin Carpenter, Mimi Farina, Tish Hinojosa, Janis Ian, Indigo Girls, Kate and Anna McGarrigle, and Dar Williams. Thus, the release of Bowery Songs is framed in rich tradition, capturing the work of an artist whose finest moments often happen onstage.
It's been told that some artists live in history - and the lives of other artists are history. From the very beginning of her musical career, Joan Baez has never sought to draw lines between real world, real time events and her own artistic vision. Dark Chords on a Big Guitar (September 2003), Joan's first album of studio recordings in six years is a fresh collection from contemporary songwriters whose work resonates with Joan Baez. The songs are drawn from the pens of Ryan Adams ("In My Time Of Need"), Greg Brown ("Sleeper" and "Rexroth's Daughter," whose lyric gives the album its title), Caitlin Cary ("Rosemary Moore"), Steve Earle ("Christmas In Washington"), Joe Henry ("King's Highway"), Natalie Merchant ("Motherland"), Josh Ritter ("Wings"), and Gillian Welch and David Rawlings ("Elvis Presley Blues" and "Caleb Meyer"). Joan's appreciation of distinctive songwriting - a hallmark of her recordings and performances ever since she first stepped on a stage - has been heightened over the past decade as a result of collaborative mentoring with an impressive roster of younger artists and songwriters. After attending an early Indigo Girls concert in 1990 (the year after their major label album debut) and then playing concerts together, Joan reinforced her belief in the current generation of songwriters' ability to speak to her. When Joan's album Play Me Backwards came out in 1992, it featured songs by Mary Chapin Carpenter, John Hiatt, John Stewart, and others. Each new album since then has incorporated its share of exciting material, often juxtaposed with songs that reflect Joan's rich folk music heritage. Every song chosen by Joan for Dark Chords on a Big Guitar speaks to the times in which we live - could Joan Baez have recorded an album that did anything less? From her earliest LPs, when she introduced a wider audience to songs written by Bob Dylan (whose career has intertwined with Joan's since 1961), Pete Seeger, Woody Guthrie, Phil Ochs, Richard Farina, Johnny Cash, Donovan, Malvina Reynolds, Tim Hardin, and others, Joan was charting new waters. She was among the singers who rejected the hit parade and established a precedent whereby the music of a new generation became the conscience for an emerging era of social activism.
At a time in our country's history when it was neither safe nor fashionable, Joan put herself on the line countless times, and her life's work was mirrored in her music. She sang about freedom and Civil Rights everywhere, from the backs of flatbed trucks to the steps of the Lincoln Memorial at Rev. Dr. Martin Luther King's March on Washington in 1963. In 1964, she withheld 60% of her income tax from the IRS to protest miltary spending, and participated in the birth of the Free Speech movement at UC Berkeley. A year later she co-founded the Institute For The Study of Nonviolence near her home in Carmel Valley. In 1966, Joan Baez stood in the fields alongside Cesar Chavez and migrant farm workers striking for fair wages, and opposed capital punishment at San Quentin during a Christmas vigil. The following year she turned her attention to the draft resistance movement. As the war in Vietnam escalated in the late '60s and early '70s, she traveled to Hanoi with the U.S.-based Liaison Committee and helped establish Amnesty International on the West Coast. The soundtrack to those times was provided by a stunning soprano whose natural vibrato lent a taut, nervous tension to everything she sang. Yet even as an 18-year-old, introduced onstage at the first annual Newport Folk Festival in 1959, and during her apprenticeship on the Boston-Cambridge coffeehouse folk music circuit leading up to the recording of her first solo album for Vanguard Records in the summer of 1960, Joan's repertoire reflected a different sensibility from her peers. In the traditional songs she mastered, there was an acknowledgment of the human condition - underdogs in the first, inequity among the races, the desperation of poverty, the futility of war, romantic betrayal, unrequited love, spiritual redemption, and grace. Hidden within the traditional ballads and blues, lullabies, Carter Family songs, cowboy tunes, and ethnic folk staples were messages that won Joan strong followings here and abroad. Among the songs she introduced on her earliest albums that would find their ways into the rock vernacular were "House Of The Rising Sun" (The Animals), "John Riley" (The Byrds), "Babe, I'm Gonna Leave You" (Led Zeppelin), "What Have They Done To The Rain" (the Searchers), "Jackaroe" (Grateful Dead), and "Long Black Veil" (The Band), to name but a few. "Geordie," "House Carpenter," and "Matty Groves" became staples for a multitude of British artists whose origins are traced to three seminal groups: Fairport Convention, Pentangle, and Steeleye Span. In the wake of the Beatles, the definition of what constituted folk music - a solo performer with an acoustic guitar - broadened significantly and liberated many artists. Rather than following the pack into amplified folk-rock, Joan recorded three remarkable LPs with classical instrumentation. Later, when the time was right, as the '60s turned into the '70s, she began recording in Nashville. It provided the backdrop for her last four albums on Vanguard Records (including her biggest career single, a cover of The Band's "The Night They Drove Old Dixie Down") and her first two releases on A&M. Within the context of those albums and the approaching end of hostilities in Southeast Asia, Joan decided to cast light on the suffering of those living in Chile under the rule of Augusto Pinochet. To those people she dedicated her first album sung entirely in Spanish, a record that inspired Linda Ronstadt, later in the '80s, to begin recording the Spanish songs of her heritage. One of the songs Joan sang on that album, "No Nos Moveran" (We Shall Not Be Moved), had been banned from public singing in Spain for more than forty years under Generalissimo Franco's rule, and was excised from copies of the album sold there. Joan became the first major artist to sing the song publicly when she performed it on a controversial television appearance in Madrid in 1977, three years after the dictator's death. Joan's productive years at A&M Records in the 1970s included the landmark release of her self-penned "Diamonds & Rust" single, the title track of an album that included songs by Jackson Browne, Janis Ian, John Prine, Stevie Wonder & Syreeta, Dickey Betts of the Allman Brothers Band - and Bob Dylan. His Rolling Thunder Revues of late 1975 and 1976 (and resulting movie Renaldo and Clara, released in 1978) would co-star Joan Baez. Later that year she traveled to Northern Ireland and marched with the Irish Peace People, calling for an end to the violence plaguing the country. Even as she began brief associations with new record labels in the late '70s (CBS Portrait) and after a long hiatus, the late '80s (Gold Castle), Joan Baez did not diminish her political activities. She appeared at rallies on behalf of the nuclear freeze movement, and performed at benefit concerts to defeat California's Proposition 6 (Briggs Initiative), legislation that would have banned openly gay people from teaching in public schools. She received the American Civil Liberties Union's Earl Warren Award for her commitment to human and civil rights issues, and founded Humanitas International Human Rights Committee, which she headed for the next 13 years. After winning the San Francisco Bay Area Music Award (BAMMY) as top female vocalist in 1978 and 1979, a number of film and video and live recordings documented Joan's travels and concerts. In 1983, she performed on the Grammy Awards telecast for the first time (singing Bob Dylan's "Blowin' In The Wind"). In the summer of 1985, after opening the U.S. segment of the worldwide Live Aid telecast, she later appeared at the revived Newport Folk Festival, the first gathering since 1969. In 1986, Joan joined Peter Gabriel, Sting and others on Amnesty International's Conspiracy of Hope tour. Later that year, she was chosen to perform The People's Summit concert in Iceland at the time of the historic meeting between U.S. President Ronald Reagan and Soviet General Secretary Mikhail Gorbachev. After performing at a 1989 concert in Czechoslovakia attended by many of that country's dissidents, President Vaclav Havel (who was in attendance) cited Joan as a great influence in the so-called Velvet Revolution. Two years later, Joan teamed with the Indigo Girls and Mary Chapin Carpenter (as Four Voices) for the first of several benefit performances. In 1993, Joan became the first major artist to perform in Sarajevo since the outbreak of the civil war as she traveled to war-torn Bosnia-Herzegovina at the invitation of Refugees International. The next year she sang in honor of Pete Seeger at the Kennedy Center Honors Gala in Washington, D.C. Also in 1994, Joan and Janis Ian sang for the National Gay and Lesbian Task Force's Fight the Right fundraising event in San Francisco. After receiving her third BAMMY (as Outstanding Female Vocalist for 1995), Joan's nurturing support of other singer-songwriters came full circle with her next album, Ring Them Bells. Recorded live at the Bottom Line in New York City, the CD featured guest artists Mary Black, Mary Chapin Carpenter, Mimi Farina, Tish Hinojosa, Janis Ian, Indigo Girls, Kate and Anna McGarrigle, and Dar Williams. The album that followed, 1997's Gone From Danger, again revealed Joan as a lightning rod for young songwriting talent, with compositions from Williams, Sinead Lohan, Kerrville Music Festival newcomer Betty Elders, Austin's The Borrowers, and Richard Shindell (who went on tour extensively with Joan over the years). In August 2001, Vanguard Records began the most extensive chronological reissue program ever focused on one artist in the company's history, as expanded edition CDs were released of her debut solo album of 1960, Joan Baez, and Joan Baez Vol. 2 (1961). The series (nearly complete as of this writing) encompasses every one of the 13 original LPs she recorded while under contract to the label between 1960 and 1972. Spurred by Vanguard's lead, Universal Music Enterprises gathered Joan's six complete A&M albums released from 1972 to 1976 into a mini-boxed set of four CDs, also with bonus material and liner notes by Arthur Levy. In August 2003, just prior to the release of Dark Chords On a Big Guitar, Joan was invited by Emmylou Harris (who credits Joan as a primary influence) and Steve Earle to join them in London at the Concert For a Landmine Free World. While she was there, Joan performed concerts in-the-round with Chrissie Hynde of the Pretenders, and Billy Bragg. The album's release in September 2003 was celebrated with a 22-city U.S. tour through the south, the northeast and midwest. On October 3rd Grammy Award-winning classical guitarist Sharon Isbin presented her debut performance of The Joan Baez Suite, Opus 144. Written for Isbin by John Duarte and commissioned by the Augustine Foundation, the piece featured songs from Joan's earliest days in folk music. Highlights of the 2003 tour included a live broadcast of Joan's October 17th concert at Town Hall in New York City (over WFUV-FM), syndicated to over 100 triple-A radio stations; likewise, Joan's two-night stand at the Old Town School of Folk in Chicago was followed by a videotaping for the acclaimed PBS Soundstage series (which has a DVD distribution deal with KOCH). Joan was joined by Gillian Welch & David Rawlings, along with Nickel Creek, for the Soundstage show, which aired in the spring 2004. Meanwhile, she spent January-February on a 16-city sold-out U.K. tour with Josh Ritter opening. the conclusion of the tour coincided with the fifth annual BBC2 Folk Awards, where Joan presented Steve Earle with the Lifetime Achievement Award - the same honor she received when the awards were inaugurated in 2000. Joan and Steve Earle played a series of dates together in the U.S. that spring. After a 16-city tour of European festival and theater dates in July-August, Joan joined Rage Against the Machine's Tom Morello for the West Coast leg of Michael Moore's "Slacker Uprising Tour" in advance of the national election. When their ad hoc appearance at Cal State San Marcos outside San Diego was banned by the school's administration, the students rented the Del Mar Fairgrounds and attracted ten times as many to the event, upwards of some 10,000 people. After a well-deserved rest in early 2005, Joan returned to the theater in June and July as she has for several years now, in San Francisco's Teatro ZinZanni cabaret-antics-music-comedy-dinner show. "All of us are survivors," Joan Baez wrote, "but how many of us transcend survival?" More than four decades after the release of her first recordings, she has never meant more to fans across the globe, has never shown more vitality and passion in her concerts and records, and has never been more comfortable inside her own skin. --Arthur Levy, July 2005

TRATTO DAL SITO UFFICIALE DI JOAN BAEZ

07 giugno, 2006

E' Il Vincitore E'.....

Riportiamo di seguito i numeri estratti per il Lotto sulla ruota di Roma il giorno 6/6/2006

64 1 3 68 45

Somma = 181

Il vincitore è quindi Franco B.
Complimenti !!!!
Al piu' presto ricevera' il box di K. Jarrett.

Per gli altri torneremo al piu' presto con un nuovo concorso e fantastici nuovi premi.

05 giugno, 2006

Franz Jägerstätter

Se volessimo classificare le vittime del nazismo in grandi macrocategorie potremmo dire che vi furono vittime "per ciò che erano", vittime "per quel che facevano" e infine vittime "per ciò che rifiutavano di fare".
Nella prima categoria possiamo far rientrare gli Ebrei, i Rom e i Sinti e - in misura variabile - gli Slavi e i "non ariani".
La categoria di coloro che venivano vittimizzati "per quel che facevano" era composta da tutti coloro che mostravano attitudini e comportamenti divergenti dall'ideologia o dalla morale nazista. Gli omosessuali quindi, gli oppositori politici, i massoni, i cosiddetti "asociali", coloro che trasgredivano agli ordini.
La terza categoria - quella di coloro che erano vittime "per ciò che rifiutavano di fare" appare la meno studiata. Vi rientravano ad esempio coloro che rifiutavano di prestare servizio militare (come ad esempio i Testimoni di Geova), i militari che rifiutavano di obbedire ad ordini considerati immorali.
Un gruppo di appartenenti a questa categoria è stata quasi del tutto ignorata dagli storici: i pacifisti. Cosa significava essere pacifisti o anche obiettori di coscienza nel Terzo Reich?


“Scrivo con le mani legate, ma preferisco questa condizione al sapere incatenata la mia volontà. Non sono il carcere, le catene e nemmeno una condanna che possono far perdere la fede a qualcuno o privarlo della libertà […]. Perché Dio avrebbe dato a ciascuno di noi la ragione ed il libero arbitrio se bastava soltanto ubbidire ciecamente? O, ancora, se ciò che dicono alcuni è vero, e cioè che non tocca a Pietro e Paolo affermare se questa guerra scatenata dalla Germania è giusta o ingiusta, che importa saper distinguere tra il bene ed il male? ”.


(Dal testamento, Berlino, luglio 1943)


Franz Jägerstätter nasce il 20 maggio 1907 in un paesino St.Radegung, nell’Alta Austria a pochi chilometri dal confine con la Baviera.
Può essere definito come un “resistente” al nazismo, un semplice contadino che rappresenta uno dei pochissimi testimoni che in terra tedesca, abbia osato opporsi al regime hitleriano. La sua è una storia non “etichettabile”, vissuta in totale solitudine, del tutto staccata da qualsiasi movimento di opposizione interna al nazismo. Rifiutò ogni collaborazione con il nazionalsocialismo dopo l’annessione del suo Paese alla Germania (1938).
Chiamato alle armi nel 1943, in pieno conflitto mondiale, dichiarò che come cristiano non poteva servire l’ideologia hitleriana e combattere una guerra ingiusta.
La scelta e la vita di Franz, sono riferibili ad una radicalità evangelica che non ammette repliche, anzi provoca ed interroga. Non è senza significato che il suo parroco Josef Karobath, dopo la discussione decisiva nel 1943, pochi giorni prima della chiamata all’arruolamento, abbia scritto:”Mi ha lasciato ammutolito, perché aveva le argomentazioni migliori. Lo volevamo far desistere ma ci ha sempre sconfitti citando le Scritture”. In Franz c’è una serenità, anche se mediata e sofferta, di adesione al pieno significato del messaggio evangelico: in lui la coerenza diventa fattore distintivo, non per preconcetti ideologici o per un astratto pacifismo, ma perché si lascia condurre dalla concreta e vissuta adesione ai valori, ai significati, alle esigenze di ciò in cui crede.
Nella vicenda umana e religiosa di F.Jägerstätter emerge con forza il primato della coscienza, vero faro per il comportamento di un semplice laico cristiano. Senza eccedere a posizioni eterodosse, Franz si pone in fermo ascolto di ciò che “gli sembra giusto”. Lo fa con enorme sofferenza, perché deve andare contro ciò che ha di più caro, la famiglia(la moglie e le tre figlie in tenera età) contro i pastori della Chiesa(ma non tutti), contro i suoi concittadini, di cui “sente” la disapprovazione, lui a cui era stato chiesto di diventare sindaco.
Il suo ascolto non è improvvisato, Franz studia la Bibbia, legge i documenti della Chiesa, si confronta con persone di cui ha fiducia, prega molto, medita, digiuna. Si sottopone ad un percorso di formazione della coscienza, pur nelle condizioni proibitive di quegli anni.
L’atteggiamento etico di Franz fa leva sulle “cose ultime”, le cerca e le desidera. Non le pone sullo sfondo del proprio agire, ma le fa diventare determinanti per decisioni e comportamenti. Anche davanti alla moglie, nei 20 minuti di colloquio concesso in carcere, a Berlino, poche settimane prima dell’epilogo, ricorda che ciò che li attende è il Cielo e “chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me ” (Mt. 8,37).
Franz viene ghigliottinato a Brandeburgo (Berlino, nello stesso carcere si trovava anche Bonhoffer) il 9 agosto 1943.
La testimonianza di Franz si fonda su un altissimo senso della dignità della persona, sul valore della coscienza, sull’importanza della responsabilità individuale anche di fronte alle scelte collettive.
Essa ricorda inoltre il sacrificio di coloro che hanno lottato contro le barbarie dei regimi totalitari.

Vincitori Di Chi L'ha sentito

Siamo Finalmente giunti alla conclusione del nostro concorso.

La soluzione era :

Keith Jarrett- Tokyo '96

Hanno indovinato l'autore :

Fabrizio : Indirizzo e.mail fabrid.....
Ezio G. : Indirizzo e.mail eziog...
Max Cat : Indirizzo e.mail max......

Hanno indovinato autore e titolo :

Claudio C. : indirizzo e.mail claudio-cor....
Franco B. : indirizzo e.mail franco.bon

Ricordiamo che Claudio C. da Roma e Franco B. da Pomezia partecipano all'estrazione dei cofanetto di 6 cd Keith Jarrett At The Blue Note - The complete Recordings - I-VI
edito dalla Ecm.

Come avverrà il sorteggio : Prenderemo come riferimento l'estrazione del Lotto di martedi 6 giugno. Faremo la somma ( addizzione ) dei numeri estratti sulla ruota di Roma ( visto la provenienza dei due finalisti ) e, se la somma è pari il vincitore sarà Claudio C, se è dispari Franco B.

Buona fortuna.

Tutti coloro che non hanno vinto possono "consolarsi" ascoltando dal vivo in esclusiva su Radio Moonlight i momenti piu' belli del concoerto degli Eagles e e Mark Knopfler con Emmylou Harris a Verona.

Buon Divertimento !!!

01 giugno, 2006

Chi Se Ne Frega Del Popolo Non Può Essere Un Eroe, Mai!!

"Mi impegno solennemente a cercare in Parlamento larghe intese sui temi che riguardano le coscienze e i valori etici di tutti noi»

Romano Prodi nel suo discorso alla Camera in occasione della concessione della fiduca

Staminali, Mussi apre alla ricerca sugli Embrioni

Il ministro per la Ricerca osserva che la proposta di dichiarazione etica (avanzata lo scorso 29 novembre dall'Italia e da altre delegazioni che, in considerazione del fatto che ancora aperto il dibattito sullo status giuridico e etico dell'embrione non consentiva all'Unione di erogare fondi per tali ricerche) "rappresentava una pregiudiziale contraria: oggi - aggiunge - mi sono permesso di annunciare il ritiro dell'adesione italiana a tale dichiarazione"

Ora Signor Presidente Prodi mi permetta di fare tre osservazioni :

L'atto del suo ministro è grave per tre motivi :

1 - Di fatto il suo ministro ha sconfessato il suo discorso alla camera dal momento che ha preso una decisione eticamente rilevante senza non solo ricercare largo consenso all'interno del parlamento, ma addirittura tacendola a Lei e al resto del governo. In altre parole ha agito come Berlusconi, facendo leggi ad pensonam a favore di un'ideologia

2 - Il suo Ministro ha sconfessato l'esito del Referendum sonoramente bocciato dal popolo italiano nonostante i principali mezzi di informazione avessero combattuto un'aspra battaglia contraria a quello che poi è stato l'esito, dimostrando che, giusta o sbagliata che sia, il popolo italiano ha scelto questa legge.

3 - Il suo Ministro ha agito contro lo stesso interesse nazionale. Oggi i nostri scienziati sono i migliori al mondo nel campo delle steminali adulte. Non si vede perchè con la sua legge parte dei fondi destinati ad essi verranno destinati a paesi dove la sperimentazione è possibile. A meno che il prossimo passo sarà quello di dire agli italiani : Con questa legge non otteniamo i fondi dell' Ue, è quindi necessario cambiarla.....

G.le Signor Presidente, io penso che se quello che ha detto al Senato e alla Camera non debbano essere considerate come parole vuote, di circostanza e prive di significato, Lei debba assolutamente intervenire, porre rimedio ristabilendo la firma di dell'Italia nella Dichiarazione Etica e sconfessare apertamente il comportamento del suo ministro.