18 novembre, 2009

90.000.000 di turisti del sesso in un solo anno..... Questa è umanita' ?

Noï ha vent'anni e una farfalla nera sulla scapola sinistra. Lavora la sera in un bar di Bangkok. Scrive male in inglese e allora, per mantenere la corrispondenza virtuale con i suoi cinque clienti regolari (e reali) che vivono lontano dalla Thailandia, si fa aiutare da un'anziana signora. «Mi manchi darling, quando torni a vedermi?» è il messaggio-tipo. All'aeroporto aspetta uno di questi clienti, un inglese assai robusto con dei dragoni tatuati sull'avambraccio. Trascorrerà due settimane in Thailandia. Una con Noï e un'altra «per esplorare, questa è la libertà». Irina è esile e slanciata. È moldava. È stata sequestrata per un mese e mezzo in un bordello turco, venduta e rivenduta, trattata «come una bestia selvaggia». Poi è riuscita a scappare. Christophe è un avvocato di 42 anni, è sposato e ha tre figli. Viaggia spesso per lavoro e a volte non trascorre che quattro-cinque ore nella stessa città. Bastano però per fare anche sesso, visto che Christophe si informa via internet prima di partire. «Le straniere sono più affettuose delle francesi e poi c'è il gusto della trasgressione...». Christophe, Irina e Noï. Volti e storie di un fenomeno che si espande a dismisura, quello del traffico sessuale, al quale Le Nouvel Observateurdedica un ampio reportage.

IL BOOM - Solo nel 2008, secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale del Turismo, novanta milioni di viaggiatori (il 10 per cento del totale) hanno scelto la loro meta turistica in funzione dell'offerta sessuale. Pochi gli arresti e le condanne, se si guarda al numero dei soggetti coinvolti e in generale alle dimensioni del fenomeno. La prostituzione e il traffico di essere esseri umani contano tra i 2,5 e i 4 milioni di vittime, e l'80% sono donne e bambini.

LA THAILANDIA - La miseria dei luoghi preferiti dai turisti sessuali, Sud-Est asiatico e Paesi Baltici in primis, è una inesauribile scusa, scrive Le Nouvel Observateur. «Donando qualche dollaro, permetterete alle ragazzine di far vivere tre persone della loro famiglia» si legge su un sito dedicato alla Thailandia. Nel Paese dove il sesso resta una locomotiva economica, ma dove la legge dal 1960 vieta la prostituzione, ci sono almeno 2,5-3 milioni di persone che più o meno occasionalmente vendono il loro corpo e le vittime di traffico sessuale sono ogni anno almeno 80 mila, 10 mila i minori. Quel milione di turisti del sesso che ogni anno sceglie la Thailandia lo fa perché si tratta di una «meta facile, anonima, senza rischi e poca cara» spiega poi un esperto.

SERVONO POLITICHE COMUNI - Ma il reportage del magazine francese non si limita al «supermercato thailandese», esplorando anche la «filiera moldava» e più in generale il ruolo di crocevia del traffico sessuale che svolge l'Europa. «Il mercato del sesso lo controllano soprattutto bulgari, nigeriani e camerunensi, i sudamericani si fanno valere in Spagna e i turchi in Germania» spiega Jean-Marc Souvira, direttore dell'Ufficio centrale di repressione della tratta degli esseri umani (Ocrteh). «Esistono - prosegue Souvira - tre tipi di prostituzione: quella, visibile, della strada, quella degli hotel, più discreta, e poi quella della pseudo-agenzie di modelle che reclutano giovani donne attraverso falsi concorsi di bellezza». Nel Vecchio Continente, sottolinea Nouvel Observateur, si fa sempre più impellente la necessità di adottare politiche comuni contro la tratta di essere umani. «Gli strumenti di cooperazione tra le polizie dei vari Paesi, come il mandato di arresto europeo, esistono, ma inciampano sulle diverse legislazioni nazionali» è l'amara considerazione di Souvira.

09 ottobre, 2009

Il Giovane Gambero di G. Rodari

Un giovane gambero pensò: - Perché nelle mia famiglia tutti camminano all’indietro? Voglio imparare a camminare in avanti, come le rane, e mi caschi la coda se non ci riesco. –
Cominciò a esercitarsi di nascosto, tra i sassi del ruscello natio, e i primi giorni l’impresa gli costava moltissima fatica: Urtava dappertutto, si ammaccava la corazza e si schiacciava una zampa con l’altra. Ma un po’ alla volta le cose andarono meglio, perché tutto si può imparare, se si vuole.
Quando fu ben sicuro di sé, si presentò alla sua famiglia e disse: - State a vedere.- E fece una magnifica corsetta in avanti.
- Figlio mio,- scoppiò a piangere la madre, - ti ha dato di volta il cervello? Torna in te, cammina come i tuoi fratelli che ti vogliono tanto bene.
- I suoi fratelli però non facevano che sghignazzare.
Il padre lo stette a guardare severamente per un pezzo, poi disse : - Basta così. Se vuoi restare con noi, cammina come gli altri gamberi. Se vuoi fare di testa tua , il ruscello è grande : vattene e non tornare più indietro.-
Il bravo gamberetto voleva bene ai suoi, ma era troppo sicuro di essere nel giusto per avere dei dubbi: abbracciò la madre, salutò il padre e i fratelli e si avviò per il mondo.
Il suo passaggio destò subito la sorpresa di un crocchio di rane che da brave comari si erano radunate a far quattro chiacchiere intorno a una foglia di ninfea.
- Il mondo va a rovescio, - disse una rana, - guardate quel gambero e datemi torto, se potete.-
- Non c’è più rispetto, - disse un’altra rana.
- Ohibò ohibò, -disse un terza.
Ma il gamberetto proseguì diritto, è proprio il caso di dirlo, per la sua strada. A un certo punto si sentì chiamare da un vecchio gamberone dall’espressione malinconica che se ne stava tutto solo accanto ad un sasso. – Buon giorno, - disse il giovane gambero.
Il vecchio lo osservò a lungo, poi disse: - Cosa credi di fare? Anch’io, quando ero giovane, pensavo di insegnare ai gamberi a camminare in avanti. Ed ecco cosa ci ho guadagnato: vivo tutto solo, e la gente si mozzerebbe la lingua, piuttosto che rivolgermi la parola: Fin che sei in tempo, da’ retta a me: rassegnati a fare come gli altri e un giorno mi ringrazierai del consiglio.-
Il giovane gambero non sapeva cosa rispondere e stette zitto. Ma dentro di sé pensava:
- Ho ragione io.-
E salutato gentilmente il vecchio riprese fieramente il suo cammino.
Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: - Buon viaggio! –

28 settembre, 2009

Lettera Aperta a Woody Allen



Scrivere una lettera ad uno dei piu' grandi registi ( e oserei dire menti ) del nostro tempo non è facile ed è per questo che la scrivo in Italiano, cosi' avrò la certezza che uno dei piu' grandi registi ( e menti ) del nostro tempo non la leggera' mai evitandone gli insulti.

Però prima di iniziare a battere sui tasti della tastiera occorre togliere alcuni dubbi.

Per prima cosa mi piacciono i tuoi film, Woody, dalle sceneggiature fino all'uso della telecamera.

Seconda cosa amo il tuo modo di fare cinema. Attraverso l'ironia e la leggerezza si può intravedere il tuo essere, la visione che hai della vita, l' esperienza che ci racconti attraverso la telecamera che da mezzo di finzione diventa strumento di rappresentazione del tuo essere piu' vero.


Infine anch'io amo la musica e la fotografia, proprio come TE

Però non è di questo che vorrei parlare con te , Woody. Non mi interessa neanche approfondire se siamo frutto del caso o di un "arredatore gay" ne tantomeno scoprire l'essenza dell'amore tra uomo o donna, di come lo percepiamo e viviamo, di come influenzi le nostre scelte quotidiane, di quanto possa portarci alla vita per poi distruggerci per farci ancora rinascere... in un ciclo infinito, purchè funzioni.

Non sono in grado di poter parlare di tutto questo perchè non ne so abbastanza.

Vorrei invece scriverti per la tua battuta, quando vai a trovare la medium in ospedale, sull'incontro tra George e Clarence.

Davanti al pensiero che la nostra vita è un mistero non scrutabile ma che nulla di ciò che esiste sarebbe tale se ognuno di noi non avesse partecipato all'arredo totale tu contrapponi il fatto che si tifi per George per il bene che ha fatto. Se George avesse dimenticato una sigaretta accesa prima di addormentarsi causando un incendio dove fossero morti bambini e anziani, sarebbe ancora cosi' preziosa per noi la sua vita ?

La mia risposta è Si, lo sarebbe.

Se riguardo il film sin dall'inizio mi piace soffermarmi sulle scene che antecedono il ponte per capire come "La Vita è meravigliosa" non sia il solito film banale sulla bonta' umana ma una drammatica riflessione sul mistero di esistere.

Il punto centrale del film è che George vuole buttarsi dal ponte perchè ha fatto del male ( magari inconsapevole ), ma pur sempre del male alle persone che amava. George non accettava il male nella sua vita, voleva essere solo bene, compiere buone azioni, aiutare il prossimo. Ma la vita è piu' grande di lui, il male esiste e prima o poi noi tutti ne siamo toccati. George non lo voleva e quando gli è capitato non lo ha accettato sicuro che piuttosto che far del male è meglio non esistere. George è convinto che è meglio morire piuttosto che essere causa di male per gli altri.

L'incontro con Clarence non fa altro che ricordagli l'unicita' della sua vita, di come, nonostante il male, senza di lui quanto bene non avrebbe avuto modo di esistere?

La vita non è "meravigliosa" perchè tutta facile facile e a lieto fine ( basta guardarsi intorno per capire l'assurdita' di questa affermazione ); Clarence ha semplicemente ricordato a George che nonostante la sua piccolezza lui era unico per tutte le persone che ha incontrato e con cui ha vissuto ; che il mondo non sarebbe mai stato uguale senza di lui.

Ed allora ecco che la vita è "meravigliosa" nonostante i nostri limiti perchè è meraviglioso Vivere con e per gli altri accettando anche la parte piu' brutta di noi ( sbagli, debolezze e quant'altro ) per far uscire quella piu ' bella e vera. Se non siamo in grado di accettare ( e naturalmente combattere ) il male che scaturisce da noi allora non potremo mai fare neanche del bene.

E allora la vita è Meravigliosa non purchè funzioni ma purchè la si viva. Che è quello che alla fine ha fatto, nonostante le sue manie, il tuo personaggio.

Ciao Woody, sei uno dei miei registi preferiti perchè vero e perchè so che quando parlo ai tuoi film parlo con qualcosa di genuino per quanto molto diverso da me.
Alla prossima.

Ps : Che nessuno si azzardi a tradurre in Inglese questa lettera.

03 agosto, 2009

«I dischi? Cambiamo mestiere...»

Buscemi Dischi è l'insegna notissima del negozio pilota della discografia milanese. Da corso Magenta le sue vetrine girano in via Buttinone e in via Terraggio ed espongono cd di musica classica e contemporanea, jazz, blues, pop e rock: in pratica, tutti i suoni registrati di ieri e di oggi. Il momento attuale è tutt'altro che favorevole: alla crisi economica generale si aggiunge una recessione specifica del settore. Per questo ne parliamo con il titolare Mario Buscemi: il quale cerca di non lamentarsi e perfino di scherzare, ma ammette che nei quarant'anni di lavoro dell'esercizio, simili guai non si erano mai visti.
Eppure - tentiamo di obiettare - i giornalisti musicali non hanno mai ricevuto tanti dischi nuovi in promozione come ora. A volte non riescono nemmeno ad ascoltarli con la dovuta attenzione. Come lo spiega?
«I musicisti giovani, compresi quelli poco dotati, fanno carte false per avere un cd a proprio nome, e di solito ci riescono perché il costo ormai non è elevato. Credono che un disco sia fondamentale per farsi un nome, mentre si tratta di una leggenda sempre più sfatata, date le circostanze. Le crisi non mancano mai di avere delle contraddizioni. Ma se lei va in qualche grande emporio dove vendono libri, dischi e altro, non mancherà di notare delle grosse ceste piene di cd “in promozione”, dicono. In realtà sono in eliminazione, roba da buttare messa lì a tre o quattro euro, cioè a niente. Se un cliente cercasse di scartabellarli per davvero, non ce la farebbe. Sono mucchi di centinaia di pezzi».
Quando è iniziata la crisi del disco?
La risposta è sorprendente. «Diciamo pure nel 1998, più di dieci anni fa. I ragazzi hanno cominciato allora a scaricare brani singoli di popular music da internet e ad approfittare di vendite convenienti per corrispondenza. I cultori della musica accademica sono rimasti invece abbastanza fedeli ai cd e ai box, mentre i jazzofili hanno risentito della mancanza sempre maggiore, per naturale estinzione, dei grandi maestri ai quali erano abituati e si sono collocati, per così dire, in una posizione intermedia. Il cd come supporto è destinato a finire e non vedo da quale altro supporto possa essere sostituito. Vuole qualche percentuale? In un decennio le vendite si sono dimezzate, già prima che arrivasse la crisi generale, e dall'anno scorso a oggi c'è stato un ulteriore calo del 15%. È comprensibile perciò che grandi organizzazioni ad hoc, in America e altrove, siano saltate in aria. In Italia ci attendono giorni grami perché, sarebbe inutile negarlo, siamo un paese “analfamusico” per mille ragioni (la musica che non si insegna nelle scuole, per dirne una) e gli appassionati della buona musica sono persone di nicchia».
Come reagiscono le case discografiche?
«Inventano di tutto, come si può immaginare. Ripropongono i dischi migliori del passato in confezioni nuove, offrono collezioni eccellenti a prezzi stracciati, sono attente come non mai agli anniversari e cercano nuovi interpreti. Nel jazz celebrano addirittura, per esempio, i trentennali o i cinquantennali dei dischi storici incisi da personaggi come Benny Goodman, Charles Mingus, Miles Davis, Dave Brubeck ed altri di questo spessore».
E voi rivenditori?
«Abbiamo varie possibilità - si fa per dire - nessuna delle quali è allegra. La più radicale è quella di cambiare mestiere. Si può resistere aprendo un sito internet e vendere per corrispondenza. Noi, per ora, abbiamo messo negli scaffali anche i dvd cinematografici, abbiamo un settore di dischi storici a basso prezzo e un altro di lp singoli e box di vinile puro. Sappiamo di essere un negozio importante, frequentato molto e bene, perciò ci difendiamo come possiamo e teniamo le orecchie e gli occhi aperti».
E gli altri, cioè i negozi più piccoli?
«Mi imbarazza un po' parlarne. Finora non ho visto tracolli come è successo per alcune librerie, ma so bene che qualche concorrente o collega, non so che termine scegliere, oltre ai guai appena visti ha anche quello di affitti assurdi. Ha chiuso da poco una bella rivendita di via Vincenzo Monti, il Black Saint, però credo che il motivo dell'abbandono sia dovuto alla sua specializzazione esclusiva nel jazz, molto brillante ma forse oggi diventata insostenibile. La verità è che camminiamo su un filo... Speriamo bene».

Si vuole ringraziare "Il Giornale" per l'articolo.

Nota di chi scrive : Il momento è veramente difficile per chi in questo momento decide di "vendere dischi". Purtroppo non è facile in un mondo caotico e senza tempo x se far capire la bellezza dell'ascoltar ( e non solo ) sentire la musica. Però è anche vero che occorre "ascoltare" le esigenze del pubblico e sembra ormai sempre piu' urgente affiancare ad un "ascolto" di qualita' quale il cd è in grado di dare un supporto in grado di essere usufruito nei diversi momenti che oggi la societa' di concede di usufruire musica ( pausa pranzo, metro, macchina, durante l'esercizio fisico etc etc ). Tema su cui lo stesso sottoscritto sta riflettendo....

28 luglio, 2009

Major sempre piu' in alto mare per arginare una crisi che ribadiamo non è di vendite ma di interesse !!!

Computer, televisori e telefoni­ni diventano un juke-box vir­tuale, collegato a canzoni da ascoltare — gratuitamente — ogni volta che si vuole. La nuova frontiera della musica di­gitale si chiama streaming : è legale e a costo zero (per i consumatori). Sca­ricare le melodie preferite da Internet per poi trascinarle su cd sta diventan­do un sistema vetusto, soprattutto fra gli adolescenti: è cambiata la cul­tura del possesso. Vinili e cd sono og­getti da collezionisti. Non si acquista più un album a occhi chiusi ma si va in negozio (forse) soltanto dopo aver­lo ascoltato più di una volta: su Inter­net, connettendosi con il computer di casa o dell’ufficio, o con il telefoni­no. E poi si condivide l’emozione o la scoperta creando una playlist e met­tendo il file su Facebook o Twitter.

Passato l’entusiasmo si cancella la canzone e se ne ascolta un’altra. È il trionfo della musica usa e get­ta. Portabandiera di questa rivoluzio­ne musicale sono i siti YouTube (per i video), MySpace e, ultimo arrivato, Spotify che assomiglierebbe al nego­zio online iTunes «se la Apple deci­desse di offrire tutto gratis». Spotify ha sviluppato un’applicazione per consentire a chi possiede un iPhone di accedere ai suoi servizi, ma ancora non ha ricevuto l’approvazione della Apple che, invece, sta collaborando con Emi, Sony, Warner e Universal per rilanciare le vendite di album su iTunes Store. Lo ha rivelato il Finan­cial Times annunciando che il proget­to si chiamerà «Cocktail»: gli ingre­dienti sono una serie di contenuti ag­giuntivi — libretti interattivi, video­clip, fotografie e testi delle canzoni — da accompagnare alla vendita del­l’album. Il progetto, che dovrebbe concretizzarsi a settembre, punta a in­centivare l’acquisto di interi album (e non di singole canzoni) via Internet. Diversa la strategia del colosso in­formatico Microsoft. Peter Bale, exe­cutive producer di Msn, il portale del­l’azienda di Redmond, ha rivelato l’imminente lancio di un servizio stre­aming . Finora erano le stelle del pop e del rock che sui loro siti (o sulle pa­gine web di quotidiani e riviste spe­cializzate) facevano ascoltare le nuo­ve canzoni. A ottobre 2008 è arrivato Spotify che, gratuitamente, mette a disposizione un archivio di quattro milioni di brani. Finora ha accumula­to 2 milioni di utenti.

Funziona così: si digita il titolo di una canzone o di un artista, una volta trovato si può ascoltare liberamente. «Il nostro sogno — c’è scritto sul sito — è permettere alle persone di sentire quello che vogliono, sempre e ovunque». Non si paga una sterlina per accedere a Spotify che si finanzia con la pubblicità: trenta secondi di spot seguono l’ascolto di una mancia­ta di canzoni. Chi non volesse sotto­porsi al bombardamento pubblicita­rio può scegliere la versione «pre­mium » con una sottoscrizione mensi­le di 9.99 sterline (circa 12 euro). Ci sono rockstar ancora sorde alle poten­zialità di Spotify, che paga le royalties e consente agli artisti e alle label un controllo costante sulla tutela del copyright. Impossibile, per ora, trova­re registrazioni di Metallica, Beatles, Pink Floyd, AC/DC e Led Zeppelin, fra gli altri. Ma non è l’unico punto debo­le: Spotify, a causa di accordi com­merciali con le major discografiche ancora da definire, è disponibile in Gran Bretagna e in pochi altri Paesi europei (l’Italia non è inclusa). Sta cercando di espandersi, non senza difficoltà.

Pare che l’industria disco­grafica americana abbia chiesto delle cifre esorbitanti per permettere a Spo­tify di offrire i propri servizi anche ne­gli States. Ma è possibile ovviato al problema. Farhad Manjoo, della rivi­sta online Slate , si è collegato al sito utilizzando un proxy server, «un mo­do per ingannare il servizio e indurlo a pensare che vivo vicino al Big Ben, piuttosto che a San Francisco». Mis­sione compiuta. E il giornalista ha po­tuto accedere a un archivio da favola, dove non si trovano soltanto le hit da classifica, ma anche rarità. Un esem­pio? Il demo di Spank Thru , del 1985, l’unica registrazione dello sconosciu­to Kurt Cobain prima che il profeta del grunge rock raggiungesse il suc­cesso con i Nirvana. Spotify non è stato il primo, nel 2001 era stato lanciato Rhapsody con un archivio di milioni di brani ma non era gratis, costava 12.99 dollari al mese. Che sia in atto una rivoluzio­ne musicale si riscontra nelle ricer­che di mercato. In un sondaggio della società «The Leading Question» effettuato su mil­le britannici, il 65% degli adolescenti (14-18 anni) ha dichiarato di dedicar­si allo streaming , e il 31% ogni gior­no ascolta musica dal computer colle­gandosi a siti dedicati. Nell’indagine meno di un terzo dei ragazzi dichiara di scaricare illegalmente la musica: il 26% a gennaio del 2009, ma nel 2007 erano il 42%.

Lo scambio di file che non rispetta il diritto d’autore per Paul Brindley, analista di Music Ally, «sta cambiando pelle e sia il governo che le major devono capirlo. Sta per essere rimpiazzato da altri mezzi di accesso alla musica gratuita. Alcuni sono autorizzati, molti altri non lo so­no e altri ancora si trovano in una ter­ra di mezzo. I ragazzi giudicano servi­zi come YouTube molto più adatti del filesharing tradizionale per scovare novità e rarità. Ma lo stesso YouTube potrebbe diventare un mezzo illegale di diffusione qualora si riesca a 'rapi­nare' il materiale protetto da copyri­ght ». Anche gli italiani mostrano una ve­ra passione per il video sharing e il social network musicale. I dati raccol­ti da Forrester Research per la Fimi (Federazione Industria Musicale Ita­liana) dicono che lo streaming di vi­deo musicali da YouTube rappresen­ta il 34% del consumo di musica onli­ne degli utenti italiani di Internet e supera la media europea che è del 30,7%. Lo streaming video è superio­re al filesharing che si ferma al 23% e al download di brani legali che è infe­riore al 10%. Gli italiani dominano in Europa anche per la frequentazione dei siti di social network legati agli ar­tisti, in particolare su Facebook, con il 27,7% contro la media europea del 14,5%. È però ancora basso l’audio streaming : soltanto il 6,8%, mentre la media europea è del 12,8%. Il motivo di questo arretramento è per lo più la mancanza, per il momento, di servizi come Spotify che siano attivi anche nel nostro Paese.. La Rete offre servizi differenziati per esigenze ed età diverse. E la musi­ca digitale diventa sempre più prota­gonista. Secondo i dati di mercato raccolti da Deloitte il fatturato dal download di singoli brani in Italia è cresciuto del 32% e degli album onli­ne del 24%. Complessivamente il fat­turato dal digitale in Italia nel primo trimestre del 2009 è cresciuto del 30% con oltre 4,6 milioni di euro (dei quali 2,8 da Internet). E anche se lo streaming spesso non porta all’acqui­sto di cd, può indurre le persone a in­vestire i soldi in altri business legati alla musica. Steve Purdham, ceo e fondatore di We7 (negozio digitale che consente anche lo streaming , visi­tato da due milioni di clienti ogni me­se), ha raccontato al Guardian : « Pos­sono anche non acquistare un disco ma tu gli puoi sempre vendere i bi­glietti per i concerti e le magliette del­la loro band preferita».

Tratto dal corriere della sera

Nota di chi scrive : Stufo di dirlo. Per fortuna la "musica adolescenziale" non è piu' un affare. Gli adolescenti preferiscono bere birra, giocare alla playstation e, speriamo, tirare quattro calci al pallone vero e non virtuale... Quindi è finita quella immensa miniera d'oro di falsi cantanti ( la cui promozioni costa parecchi eurini dal momento che occorre un grande sforzo x inculcare che un incapace è un genio ) che hanno fatto la fortuna dagli anni 80 in poi delle major.... Ora la gente compra ciò che vale la pena ascoltare.... Quindi l'ascolto ridiventa protagonista nella vendita e qui la major non sanno proprio come fare....
Ps
Continuate a vendere magliette che è un affare.... Le fate fare ai bimbi cinesi a 50 centesimi, li vendete a una trentina di euro e intanto i vostri cantanti sbraitano contro fame e sfruttamento......

18 luglio, 2009

Povero Gesu' Cristo....

MILANO - «Mentre papà segna gol, noi schiacceremo la testa al diavolo». Un annuncio che potrebbe benissimo uscire dalla bocca di Ned Flanders, il religiosissimo vicino di casa di Homer Simpson. Invece a pronunciare queste parole è stata Caroline, moglie dell'ex fuoriclasse milanista Kakà oggi in forza al Real Madrid, che diventata «pastora» ha deciso di aprire un tempio della setta evangelica «Renascer em Cristo» nella capitale spagnola. E che su YouTube ha già postato il video in cui annuncia la sua nuova missione.


«UN SEGNO DI DIO» - Con il figlioletto Luca in braccio, Caroline ha spiegato quello che intende fare. «Ci sono vite che hanno bisogno della nostra testimonianza», ha detto la signora Kakà. Che poi ha parlato della necessità di mantenere la verginità fino al matrimonio: «Avevo fatto l'alleanza con il Signore, che mi aveva convinto in spirito a sposarmi vergine - dice la bella Caroline -. All'inizio dell'innamoramento con Kakà, ho pensato che per la mia decisione avrebbe finito per mollarmi. Allora gli ho detto chiaramente che volevo restare vergine fino al matrimonio». Secondo la moglie, Kakà si sarebbe emozionato e avrebbe risposto: «Era il segnale che avevo chiesto al Signore». Secondo Caroline, nel clamoroso passaggio del marito al Real c'è un altro un segno divino. «Come può qualcuno, in questo periodo di crisi, avere tanti soldi - si chiede -? Dio ha messo questo denaro nelle mani del Real per ingaggiare Kakà e noi potremo aprire una chiesa a Madrid, ci sono persone che devono sentire la nostra parola».

LA NOMINA DI CAROLINE - I due fondatori della Renascer, Sonia Hernandes e il marito Estevam, erano stati arrestati nel 2007 negli Stati Uniti per esportazione illegale di valuta, e sono ricercati in Brasile per evasione fiscale. La nomina di Caroline a «pastora» della setta è stata annunciata la stessa Hernandes in uno dei filmati ora visibili in rete.

Tratto dal Corriere.

Pensiiero di chi scrive questo blog : La frase che piu' mi importa è la correlazione, purtroppo non nuova nella cultura, tra Dio, soldi e fama. Ricordiamoci che Gesu' è nato in una mangiatoia per essere "mangiato" da tutti gli uomini ed è morto in "mutande" su una croce.... Che Dio non abbia amata abbastanza suo figlio da concedergli quei privilegi che noi oggi consideriamo segni della sua benevolenza ?
Ma ???

27 maggio, 2009

Enrico Rava - L'opera Va'




Dalla francese Label Bleu, tornano in stock alcuni classici del jazz italiano che hanno contribuito a far grande questa label transalpina. Titoli, da anni introvabili, tornano disponibili a prezzi accessibili per la gioia di collezionisti ed appassionati del jazz Made in Italy e non solo.

- Enrico Rava – Carmen Il celebre disco ispirato all’opera di Bizet con gli arrangiamenti di Bruno Tommaso, e con la partecipazione di Gianluigi Trovesi, Hans Bennink, Michel Godard.

- Enrico Rava – L’Opera Va Altra “opera” ispirata all’opera di Rava. Feat. Battista Lena, Palle Danielsson, Richard Galliano, Bruno Tommaso. - Quatre – Earthcake Straordinario e storico quartetto con Rava, D’Andrea, Daniel Humair e Miroslav Vitous.

- Palatino – First Album Il celebre quartetto di Paolo Fresu con Michel Benita, contrabbasso, Aldo Romano, batteria e Glenn Ferris, trombone.

- Palatino – Tempo Il celebre quartetto di Paolo Fresu con Michel Benita, contrabbasso, Aldo Romano, batteria e Glenn Ferris, trombone.

- Barbara Casini & Enrico Rava – Vento Attesissimo rientro in stock!!

26 maggio, 2009

Dave Alvin & The Guilty Women


L’ex front-man dei Blasters ci ha abituato ad una striscia di solo album che ha pochi uguali nella storia del rock cantautorale. Il grande Dave, al passo con i tempi, non solo ha aumentato le quote rosa nella sua band, ma ha trasformato i Guilty Men in Guilty Women. Come, direte Voi?

Semplicemente circondandosi di alcune delle migliori strumentiste al femminile in circolazione: Cindy Cashdollar, Nina Gerber, Laurie Lewis, Christy McWilson, Sarah Brown, Amy Farris e Lisa Pankratz sono infatti i nuovi membri della sua band. Il nostro presidente del Consiglio schiatterà d’invidia….Sicuramente dirà: “l’avevo detto”, questa è la via.

- Dave Alvin & Guilty Women – La nuova band al femminile di Dave per un album di altissima qualità. Musica e canzone d’autore con un’inarrivabile tocco di “roots” virato in “rosa”.

22 maggio, 2009

Aldo Romano - Palatino




Dalla francese Label Bleu, tornano in stock alcuni classici del jazz italiano che hanno contribuito a far grande questa label transalpina. Titoli, da anni introvabili, tornano disponibili a prezzi accessibili per la gioia di collezionisti ed appassionati del jazz Made in Italy e non solo.

- Enrico Rava – Carmen Il celebre disco ispirato all’opera di Bizet con gli arrangiamenti di Bruno Tommaso, e con la partecipazione di Gianluigi Trovesi, Hans Bennink, Michel Godard.

- Enrico Rava – L’Opera Va Altra “opera” ispirata all’opera di Rava. Feat. Battista Lena, Palle Danielsson, Richard Galliano, Bruno Tommaso. - Quatre – Earthcake Straordinario e storico quartetto con Rava, D’Andrea, Daniel Humair e Miroslav Vitous.
- Palatino – First Album Il celebre quartetto di Paolo Fresu con Michel Benita, contrabbasso, Aldo Romano, batteria e Glenn Ferris, trombone.

- Palatino – Tempo Il celebre quartetto di Paolo Fresu con Michel Benita, contrabbasso, Aldo Romano, batteria e Glenn Ferris, trombone.

- Barbara Casini & Enrico Rava – Vento Attesissimo rientro in stock!!

Bergonzoni

E' difficile sentir parlare, nel campo della comicita', di eroi al giorno d'oggi. Abbiamo tanti, anzi forse troppi martiri o presunti tali, tanti opinionisti, tantissimi satiri ma pochi eroi del palcoscenico e ancor di piu' pochissimi comici. Tra questi io annovero Bergonzoni. L'ho incontrato una sola volta piu' di dieci anni fa in occasione di una piccola intervista ( abbiamo dovuto fare un'inserto speciale per non perdere nessuna delle parole del suo discorso ). Oggi propongo a tutti voi questa intervista tratta dal corriere della sera consigliando a tutti di vedere almeno una volta nella vista questo comico che fa della sua fantasia la propria vita.

LONDRA - Gli si chiede «how are you» e lui risponde «comme ci, comme ça». Altro che inglese, Bergonzoni esordisce con un «Good Morning» ma siamo all'ora del tè inoltrata. Ospite della Oxford University Italian Society, società che unisce tutti coloro, italiani e non, che studiano la nostra cultura, Alessandro Bergonzoni sarà di scena giovedì sera al Magdalene college con uno spettacolo versione campus. Fresco vincitore del premioUbu, il riconoscimento più importante del teatro italiano, l'attore, il comico, il fantasista, lo scrittore spiega, incontrando docenti e studenti che conoscono bene i suoi libri, i motivi che lo hanno portato a Londra sul palcoscenico di una delle università più prestigiose del mondo.

Bergonzoni cosa ci è andato a fare a Londra?

«Proviamo a raccontare che non esiste solo un certo tipo di comicità o di teatro ma espatriamo anche la surrealtà, la fantasia e l'immaginazione di noi italiani. Credo che loro (gli inglesi) si strabuzzeranno e cioè riusciranno a guardarci in maniera strabica. Sono qui per raccontare l'Italia che tutti credono che non esista. L'Italia della fantasia. Ci credono solo dei satirici, dei parodistici, ci fanno solo domande su Berlusconi, ci chiedono soltanto come si vive con la mafia. Ecco, io invece, credo che si possa raccontare anche un'altra Italia, quella di chi fa l'artista o lo scrittore senza parlare dell'attualità o del presente».

Ma tu sei un italiano atipico. Che idea pensi si faranno di noi dopo averti visto e sentito.

«Si faranno l'idea che se gli italiani sono ciò che io dico e ciò che io penso fanno bene a restare qui. Se pensano che non c'è patria e che non esistono confini come un doganiere ai confini della realtà, mi vedranno come una piccola sbarra che si alza e si abbassa come se fosse un passaggio a livello. La domanda è: quale livello? Quello della fantasia».

Bergonzoni chi lo doveva dire lei in cattedra ad Oxford...


«Io sono nell'università dove è stato scritto "Alice nel paese delle meraviglie" quindi nel posto più importante del mondo per me perché, ora non so chi l'ha scritto se Lewis Carroll o Carl Lewis il corridore, è uno dei romanzi più importanti nella mia vita. Quindi devo dire che gli inglesi se ne intendono molto di cose impossibili».

In che cosa dovremmo somigliare di più agli inglesi e in che cosa non dovremmo assolutamente somigliare?

«Dovremmo somigliare di più agli inglesi nel concetto europeo, nel concetto di metropoli e nel concetto di "fuori dai confini". Ci sono delle regioni dell'Europa dove non si vive soltanto in quella regione ma si vive in una parte del mondo. Questo dovremmo impararlo noi che siamo troppo italiani. Poi da un altro punto di vista si potrebbe dimenticare dell'Inghilterra questo grande bisogno di amare le regine. Noi dovremmo imparare a non amare re e regine. Il nostro re siamo noi stessi, il nostro interno, la nostra anima».


Tratto dal corriere della sera

Ulteriore nostra nota : Nonostante Bergonzoni sia stato bravo a farlo passare tra le riche è incredibile che chi lo ha intervistato anziche' chiedere che ruolo ha nella sua vita la fantasia gli abbia chiesto " in che cosa dobbiamo noi di piu' assomigliare agli inglesi ?!?!?!".

21 maggio, 2009

Rick Estrin - Twisted





Da casa Alligator, “l’esordio” solo di un veterano, Rick Estrin. Brillante autore e cantante, rinomato armonicista e front-man di uno dei più popolari blues-act degli States, Rick Estrin è stato parte, per più di trent’anni, degli acclamati Little Charlie & The Nightcats. Il ritiro dalle scene del chitarrista Little Charlie Baty gli ha fatto ereditare una band di prim’ordine che, con l’inserimento di un nuovo giovane chitarrista, Chris “Kid” Andersen, ha permesso all’Alligator di trovarsi in casa un notevole blues-combo più che collaudato.

- Rick Estrin & The Nightcats – Twisted L’esuberante cantante-armonicista Rick Estrin promosso a front-man dei Nightcats in un album con il brano “My Next Ex-Wife”, Blues Music Award-winner 2009.

20 maggio, 2009

Angela Luce - Per Toto'





Dire che Angela Luce è nata a Napoli è solo una nota biografica. Angela Luce “è Napoli” perché della sua città rappresenta appieno l’anima vibrante: bellissima, dissacrante, accogliente, violenta, trasgressiva, dolce, malinconica, istrionica, sincera. Attrice di teatro, di cinema, di televisione, cantante ed anche poetessa, sembra più che logico che, prima o poi, la sua attività artistica incrociasse quella di un altro grande napoletano, Antonio De Curtis, cui quest’album della napoletanissima Polo Sud è dedicato.

- Angela Luce – Luce Per Totò Lo stesso Totò ha detto: “Una delle cose che dico spesso ad Angela Luce quando giriamo un film insieme: finiamo subito questa scena Angeli’, perché mi devi cantare una canzone. Voglio pute’ senti’ ’addore ’e Napule.

18 maggio, 2009

Edward Simon Trio - Poesia





Dopo il grande successo di pubblico e di critica del precedente “Unicity”, la Cam Jazz ripropone un piano-trio di Edward Simon che riunisce gli stessi protagonisti: John Patitucci e Brian Blades. Sensibilità e buon gusto si coniugano ad un sound levigato e brillante che colpisce l’ascoltatore per grazia e il delicato ed avvolgente sound. “Poesia”, scusate il gioco di parole, è poesia di un incredibile e delicata raffinatezza che riesce ad avvolgere, senza oscurarla o alterarla, la mente e lo spirito accendendo i sensi.

- Edward Simon Trio – Poesia (Poetico piano trio con John Patitucci e Brian Blades co-protagonisti) .

15 maggio, 2009

Hilary Kole - Haunted Heart




Formatasi musicalmente a New York, dove nel mondo del jazz ancora si parla dei suoi Mercoledì a tema al Birdland dove interpretava i grandi del jazz attraverso le loro canzoni più celebri, Hilary Kole è una voce jazz difficile da scordare. Definita dal N.Y. Observer: “Sexy, charming and funny”, Hilary è una di quelle voci che non hanno bisogno d’essere originale a tutti i costi per distinguersi. Le sue doti naturali sono tali e la voce, swingante e sontuosa, la rendono unica, come questa prima produzione di John Pizzarelli ben evidenzia.. Si trova a suo agio nelle ballads, negli up-tempo, nel repertorio classico della canzone americana, in quella latina, e, ciliegia sulla torta, è la title track, Haunted heart”, dagli splendidi profumi bossanova oggi tanto in voga.

- Hilary Kole – Haunted Heart Feat. Jay Leonhart (basso), Russell Malone (guitar), Mark McLean (drums), Ali Ryerson (flauto).

13 maggio, 2009

Steve Haines Q.tet. Feat Jimmy Cobb




- Steve Haines Quintet – Stickadiboom! Contrabbassista con un' eccellente formazione dove spicca Jimmy Cobb alla batteria e con Rob Smith, trumpet e soprano saxophone, David Lown: tenor saxophone, Chip Crawford, piano e Jimmy Cobb on Drums in ben sei delle otto composizioni ( nelle altre due troviamo il preparatissimo Thomas Taylor )

12 maggio, 2009

Todd Wolfe - Borrowed Time




Borrowed Time” è la prima uscita su Blues Leaf ed il quinto album in assoluto per questo chitarrista e cantante che mostra il suo aggressivo e fascinoso blues venato di jam-rock. Sei brani originali si mischiano a classici del genere in un sound che ha pochi uguali per forza ed impatto.

- Todd Wolfe – Borrowed Time Todd's powerhouse band comprende Suavek Zaniesienko, Tad Wadhams, Dave Hollingsworth, Michael Fossa. Ospite in una sua cover di un brano dei Mountain, Leslie West.

11 maggio, 2009

Eric Alexander - Mode For Mabes





- Eric Alexander – Mode For Mabes Grazie a casa Delmark clamoroso ritorno di questo tenor sax al culmine della maturità espressiva on una line-up da brividi: Jim Rotondi, tromba, Steve davuis, trombone, Harold Mabern, piano, John Webber, contrabbasso, e George Fludas, batteria.

09 maggio, 2009

Demi Evans - My America




Siamo di fronte ad una grande vocalist della scena musicale afro-americana dove sono riconoscibilissime le radici di Nina Simone. Nel suointerpretare la musica popolare americana lascia trasparire le influenze blues e della roots-music nera, sia che si tratti di southern soul o più semplicemente di elegante folk-pop, ma cosa ancor piui' importante è che in Demi Moore è possibile riscoprire le influenze delle qualità umane e di attivista militante che hanno caratterizzato l’attività della Simone. “My America” è un nuovo credo, un grido di speranza di tutto un popolo dove l’attuale cambiamento politico non fa altro che amplificarlo, rafforzando l'attesa di chi per anni ha combattuto per l’evoluzione della comunità afro-americana in nome dell’uguaglianza. My America ci parla del suo modo di vedere l’America che, fortunatamente, non è più come “una visione” di qualcosa di agognato e sperato ma finalmente è diventata "My America"

- Demi Evans – My America (Vocalist di colore con l’approccio e l’intensità di una giovane Nina Simone!).

08 maggio, 2009

Helio Alves - It's Clear


















Helio Alves – It’s Clear Eccellente prova in quartetto con Romero Lubambo, chitarra, e Scott Colley, contrabbasso, Ernesto Simpson, batteria.

07 maggio, 2009




Il chitarrista e cantante Eric Bibb ha speso tre decadi per sviluppare la sua reputazione come uno dei migliori folk-blues balladeers della sua generazione. Negli ultimi anni ha recuperato, discograficamente parlando, il tempo perduto con una notevole serie d’album, tanto per qualità quanto per quantità. Era palese che fosse il meno bluesy e il più folk-singer tra i Guy Davies, Keb Mo, Harris e A.Y. Hart e le sfaccettature della sua personalità lo potessero portare ad essere un po’ Taj Mahal, James Taylor e Mark Knopfler ed un poco Reverend Gary Davis, Son House, o Mississippi John Hurt.Il suo nuovo album, grazie alla francese Dixie Frog, appare chiaro che la sua personalità, avventurosa, complessa ed articolata, come si conviene ad un musicista “viaggiatore” l’ha fatto propendere per questa seconda ipotesi. L’atteso seguito di “A Ship Called Love” e “Diamond Days”, realizzato live nel Maggio dello scorso anno, con dovizia di mezzi e musicisti, pur improntato su blues, gospel e soul, guarda con altrettanta attenzione al folk, al reggae, ai suoni delle isole caraibiche con un gradevole sound tra acustico ed elettrico.

- Eric Bibb – Live A Fip 2 cd live a prezzo speciale per uno degli interpreti più apprezzati di questi ultimi anni.

06 maggio, 2009

Leela James - Let's Do it Again




Da casa Shanachie una voce nera nella miglior tradizione di questa label. Stiamo parlando di Leela James ormai vocalist acclamata in ambito soul e r & b che siamo sicuri lascera' un segno anche presso il pubblico italiano.

- Leela James – Let’s Do It Again (Eccellente vocalist nera paragonata a Tina Turner e a Chaka Khan)

05 maggio, 2009




Grazie a casa Mack Avenue, ritorna la più dinamica e moderna ritmica dell’attuale scena jazz. Definiti dal Detroit Free Press come coloro che hanno creato: “21st Century version of soul-jazz”, questo jazz-duo ripropone versioni contemporanee di hits soul jazz, R&B in un idiona mainstream-jazz godibilissimo e fruibile, oltre che apprezzabile e comprensibile, da un pubblico vastissimo.

- Carl Allen & Rodney Whitaker – Work To Do Soul jazz, R&B di classici quali Work To Do, Isley Bros, Marvin Gaye's "What's Going On," Lennon & McCartney's "Eleanor Rigby," "With You I'm Born Again", Billy Preston and Syreeta, accanto a composizioni originali. Feat Vincent Chandler, trombone, George Colligam, piano, Vincent Herring, Alto e soprano sax, Rodney Jones, chitarra, Brandon lee, tromba, Dorsey Robinson, Hammond B3, Kirk Whalum, Sax tenore e soprano.

04 maggio, 2009

BROTHERS OF THE SOUTHLAND





Da casa Zoho, un evento assoluto per i cultori del southern-rock. Il progetto Brothers Of The Southland, registrato a Nashville nel 2007, coinvolge un All-Stars line-up che include, Bo Bice (ex American Idol 2005), Jimmy Hall (ex Wet Willie, Jeff Beck, Hank Williams Jr.) e Henry Paul (The Outlaws, BlackHawk), Dangerous Dan Toler (Allman Bros, Dicky Betts Band) e il cantautore Jay Boy Adams. Il disco, recensito a Gennaio dal Buscadero ha avuto notevoli apprezzamenti di critica ed un discreto successo negli States.

- Brothers Of The Southland – Brothers Of The Southland Un nome ed un sound che è tutto un programma per i cultori del southern-rock! Feat. Bo Bice, Jimmy Hall, Henry Paul, Jay Boy Adams, Steve Grisham, “Dangerous” Dan Toler, Mike Brignardello,Steve Gorman.

30 aprile, 2009

Richard Elliot - Rock Steady

- Richard Elliott – Rock Steady Feat. Reinhardt, Dwight Sills, Nate Phillips, Ricky Lawson ed ospiti: Luis Conte, Jeff Lorber, Gerald Albright e Nick Lane.

29 aprile, 2009

Monty Alexander - Calypso Blues ( The songs of Nat King Cole )




La Chesky, label audiophile per eccellenza, propone un altra splendida registrazione SACD a tema. Protagonista è il celebre pianista jazz caraibico con un superbo piano trio a tema dedicato alle canzoni di Nat King Cole. Un piano-jazz trio, ancora una volta alle prese con musiche popolari e di presa immediata in una spettacolare e suggestiva versione. SACD ibrido!

- Monty Alexander – Calypso Blues The Songs Of Nat King Cole Dopo Tony Bennett, il celebre pianista dall’inconfondibile stile in trio. Feat. Lorin Cohen, contrabbasso e George Fludas, batteria, alle prese con una dozzina di celebri songs del repertorio del King per eccellenza.

23 aprile, 2009

Chi non crede nell'Onu ?

Una decisione “incomprensibile”, che rende più difficile il confronto tra governi e culture sul tema decisivo dei diritti umani: il senegalese Doudou Diene, relatore Onu sul razzismo tra il 2002 e il 2008, definisce in questi termini il boicottaggio di “Durban II” deciso da Israele, Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda e cinque paesi europei. In un’intervista pubblicata dall’agenzia di stampa ‘Infosud’, Diene sottolinea infatti che il documento finale (approvato per acclamazione martedì da 182 paesi) è il frutto di un’intesa a cui avevano aderito prima dell’inizio della conferenza anche alcuni dei paesi che hanno poi partecipato al boicottaggio. “Le ragioni invocate per non partecipare alla Conferenza – aggiunge Diene - mancano dunque di credibilità. Dispiace in modo particolare la decisione di Washington, perché coinvolge un paese, gli Stati Uniti, che ha una delle esperienze storiche più forti in tema di razzismo e che ha conseguito progressi straordinari nel combatterlo, ultimo in ordine di tempo l’elezione alla presidenza di Barack Obama”. Secondo Diene, i lavori di Ginevra hanno un grande valore. “A partire da posizioni differenti – sottolinea l’ex-relatore Onu sul razzismo – i vari paesi cercano di adottare strumenti internazionali che impegnino il mondo intero. Questo processo è ovviamente doloroso, difficile e controverso, ma permette di costruire una comunità internazionale sulla base di principi comuni”.
Fonte Misna

Webb Wilder - More Like Me





Da casa Blind Pig, atteso album di questo personaggio della scena rock USA consideratissimo dalla critica. Senza usare tanti giri di parole, riportiamo quanto scritto da un noto giornale di Birgmingham: “There are no explosions, no video enhancements to a Webb Wilder show. Just lots and lots of authentic, gut level rock music. He’s the last of the full grown men, and you don’t question his genius”.

- Webb Wilder – More Like Me Clamoroso ritorno di uno dei personaggi più autentici della scena rock USA.

21 aprile, 2009





Grazie a casa Signature, ritorna, dopo ben cinque anni di silenzio, questo songwriter del New Jersey che è espatriato a Buenos Aires. Da lì ha mandato a New York le basi del suo nuovo album, registrato nel salotto di casa con il suo co-produttore Greg Anderson, per essere completato da noti side-men locali. Il risultato è un pregevole ed eclettico lavoro che evidenzia sensibilità e capacità di questo eccellente songwriter.

- Richard Shindell – Not Far Now (Clamoroso ed inatteso ritorno di un pregevole cantautore Usa)

20 aprile, 2009





Un disco semplicemente imperdibile: Dado Moroni, il pianista italiano in questo momento più celebrato nel mondo. Gli attesati di stima per questo grandissimo artista, vanto nazionale nel mondo si sprecano: “ se fossi un pianista vorrei suonare come Dado Moroni” (Tom Harrell), “Dado Moroni è senza ombra di dubbio uno dei miei pianisti preferiti” (Kenny Barron), “Dado Moroni non è solo un pianista eccezionale, ma è un pianista eccezionalmente swingante. Per questo motivo traggo ispirazione dalle sue qualità…” (Mulgrew Miller, “In Italia avete un campione del mondo del pianismo… Dado Moroni è uno dei miei pianisti prediletti…” (Ron Carter ). L’intensità espressiva ed il fraseggio unico e profondamente ispirat , la carica di swing, l’eccezionale timing e la classe cristallina di Dado Moroni sorreggono dall’inizio alla fine questo cd che si rivela di bellezza ineguagliabile. Un disco che stupisce per la caratura artistica e che si presta ad una molteplice varietà di ascolti proprio perché denso di riferimenti vari: dalle radici ai vari stili che si sono susseguiti nella storia del jazz alla musica colta contemporanea.

- Dado Moroni – Solo Dado Da enfant prodige ad artista tutto campo che ha saputo coniugare una mostruosa padronanza dei vari stilemi jazzistici ed una tecnica strumentale da supervistuoso ad una espressività di rara intensità in grado di emozionare sempre grazie anche al “fuoco “ interiore che hanno ormai reso celebre Dado Moroni.

17 aprile, 2009

Buckwheat Zydeco - Lay Your Burder Down ( Alligator R. )





Il 2009, anno che segna il suo 30esimo anno di attività, dovrebbe essere un anno speciale per Stanley Dural, più conosciuto come “Buckwheat”. Già celebre come una delle icone più rappresentative della Louis iana-music ed in particolare dello zydeco, Buckwheat Zydeco realizza quello che dovrebbe essere il suo album più commerciale di sempre. In “Lay Your Burden Down”, con la produzione di Steve Berlin, presente anche al sax baritono, Stanley “Buckwheat” Dural, si avvale della collaborazione, oltre che della sua notevole band abituale, di alcune delle più acclamate stelle del rock, i chitarristi Warren Haynes e Sonny Landreth su tutti. Quando il Louis iana- Zydeco ha il fascino del più godibile e potente rock-boogie.

- Buckwheat Zydeco - Lay Your Burden Down Eccellente accordionist e tastierista con band e ospiti: Troy “Trombone Shorty” Andrews, trombone, Steve Berlin, baritone sax, JJ Grey: voce e Wurlitzer piano, Warren Haynes, chitarra nella title-track da lui stesso composta, e Sonny Landreth, chitarra in “When The Levee Breaks” e “The Wrong Side”.

16 aprile, 2009

Parole di Speranza 4

Carissimi fratelli e sorelle, è la Pasqua del Signore.
Tre giorni nel sepolcro; tre giorni di attesa per chi ha visto nella morte di croce cadere ogni speranza sono davvero lunghi. Ma poi il sepolcro si apre, gli angeli parlano; il Risorto appare e si manifesta.

I segni della Pasqua del Signore li possono vedere anche coloro che non credono, ma i segni della nostra Pasqua dove sono?
Perché essi appaiano e ognuno li veda, è necessario che i cristiani compiano in se stessi ciò che manca alla passione di Cristo. E Gesù infatti, appena ebbe preso l’aceto, disse “E’ compiuto”.
Noi siamo invece tuttora nella fase del rifiuto; “Allontana da me questo calice” e quando avremo la forza di aggiungere “Però non la mia, ma la tua volontà sia fatta”?

Questa è la prima condizione, convalidata dall’esempio di Gesù, la quale può portarci, e farci entrare con frutto, dentro il giorno che il Signore ha fatto.
Per cui ogni rifiuto di bere la nostra sorsata di dolore comporta fatalmente la legittimità della sofferenza altrui e l’aggravamento di essa. La mia croce allora va a cadere sulle spalle di questi o di quelli; e quando li vedo a terra, gravati dal mio carico, ho persino la spudoratezza di incolparli dell’andar male di ogni cosa.
Chi rifiuta il Calvario non fa Pasqua; fa la Pasqua e aiuta far la Pasqua chi porta la propria croce e dà la mano alle spalle degli altri.
Tutti vogliamo un mondo migliore, tutti siamo per la riforma o per la rivoluzione, però la medicina che guarisce, ognuno, se può, vede prescriverla agli altri e a fargliela anche trangugiare.
Il che fa spettacolo, ma non fa storia o fa la solita storia, in cui nulla muta (nulla cambia, come dice bene il Gattopardo).
Comune il male, in oriente come in occidente, negli individui come nei popoli; ed è questo il male: il rifiuto della croce. E così si rimane fuori dalla Pasqua non però fuori dal soffrire; questo soffrire che viene moltiplicato dal rifiuto e dalla disperazione che tiene dietro.

Noi cristiani abbiamo fretta di vedere i segni della Pasqua del Signore e quasi gli muoviamo rimprovero di ogni indugio, che fa parte, invece, del mistero della redenzione. I non cristiani hanno fretta di vedere i segni della nostra Pasqua, che aiutano a capire i segni della Pasqua del Signore.

E allora ricordiamoci:
* un sepolcro imbiancato, che di fuori appare lucente ma dentro è pieno di marciume, non è un sepolcro glorioso;
* chi mette insieme pesanti fardelli per caricarli sulle spalle degli altri, senza smuoverli nemmeno con un dito, è fuori dalla Pasqua;
* chi fa le sue opere per richiamare l’attenzione della gente, invitando magari la stampa e la televisione, costui non vede la Pasqua;
* chi chiude il Regno dei cieli in faccia agli uomini per mancanza di misericordia, non sente la Pasqua;
* chi giura per l’oro del tempio e non per il tempio soltanto, non ha ancora buttato via le trenta monete d’argento;
* chi paga le piccole decime e trascura la giustizia, la misericordia e la fedeltà, rinnega la Pasqua;
* chi ama il piatto dall’esterno, mentre dentro è pieno di rapine e intemperanza, non fa posto alla Pasqua.
E allora, una cristianità che si incanta dietro memorie e che ripete senza spasimo gesti e parole divine e a cui l’Alleluia è soltanto un rito e non la trasfigurante irradiazione della fede e della gioia nella vita che vince il male e la morte dell’uomo, questa cristianità come può comunicare al mondo i segni della Pasqua?

Ma carissimi fratelli e sorelle, ci fu una donna che vide per prima i segni della Pasqua e li ha visti molto bene, quella mattina, quella donna famosa in città (famosa non per le opere di misericordia, ma per qualcosa d’altro): si chiamava Maria di Magdala, di cui parla il vangelo di oggi (il vangelo di oggi parla di Gesù risorto e solo di questa donna, Maria Maddalena).
Prima ancora di andare con le altre donne, era andata ancora più presto, prestissimo, al sepolcro, da sola, perché voleva vedere il corpo del Maestro: voleva adorarlo, voleva baciarlo e dargli l’ultimo segno di adorazione. E allora la seguiamo anche noi nell’itinerario verso il Calvario, per provare nel nostro cuore i sentimenti che ella ha provato quel mattino, prestissimo, di Pasqua.
Quando Maria di Magdala si incamminò verso il sepolcro, il cielo cominciava a rischiararsi e la luna sbiancava. Nella notte il cuore le si era alleggerito e non sapeva neanche lei perché: era come diventato un pallone colorato, di quelli che vendono alla fiera e i bimbi li legano con il filo per trattenerli sulla terra.
Così il suo cuore navigava come un’anitra che scivolasse lieve sopra il pelo dell’onda e il lago, quello tuo, o Gesù, il lago di Genezareth, era tornato azzurro, con le nuvole rosa di tramonto, rosa di albe, rosa di petali sfogliati, disciolti dentro con la luna. Ma Gesù non c’era.

Ma perché, ma perché Maria di Magdala, Gesù, non poteva vederti? Forse le mancavano gli occhi? Vedeva l’alba, vedeva gli ulivi, vedeva gli uomini che si recavano negli orti; tutto vedeva, ma non Te. Tu allora la chiamasti per nome “Maria!” e per un breve spazio ti vide, ma non le concedesti di più “Non trattenermi, non toccarmi! Perché prima devo ascendere al Padre”.
Come, eri appena giunto e già partivi? Ma che cosa significa allora giungere e che significa partire?
Forse era una piccola commedia cui doveva far finta di credere Maria di Magdala?
Significava forse che per il momento le dove va bastare la presenza senza la visibilità?
Del resto le era già bastata; lo aveva saputo da prima che Tu eri là, quando ancora giocavi a nascondino con l’ortolano. Già da allora era stata felice.

Ma Tu non c’eri più; e allora Maria guardò l’erba se serbava magari l’impronta dei tuoi piedi. L’erba era intatta come se sopra ci fosse passato soltanto un soffio leggerissimo di brezza; nemmeno un segno vi avevi lasciato!
Ma il segno, lo sappiamo, serve quando non c’è la realtà, invece Tu, Tu eri presente, come l’aria e la luce; le entravi negli occhi, ti respirava, ti viveva.
Potevi anche nasconderti, ma non ci saresti mai riuscito.
Al di là dell’oggettiva consistenza del tuo corpo, questa era la tua risurrezione più profonda: essere presente, essere vivo, essere la vita nuova della risurrezione.

Maria certo non ti avrebbe mai messo le mani addosso, come pretendeva Tommaso in una sorta di ispezione fisica, né avrebbe cercato la tua identità nei quattro segni delle inchiodature. Tu non ne avevi bisogno.
Maria di Magdala allora discese lentamente lungo il sentiero che svoltava tra le rocce e gli ulivi; lividi e luminosi gli ulivi, a seconda del vento e della luce, erano stati bruciacchiati dalle torce dei militi, erano stati schiantati dal terremoto dell’ora sesta ed ora levavano le fronde stupefatte, ferme nel primo sole. Anch’essi, gli ulivi, ti toccavano.
Tu eri lì: un albero piantato in eterno sulla Terra, che nessuno avrebbe mai più divelto.
E Maria si appoggiò a un tronco e distese le braccia. Le venne incontro il sole, il mondo, la vita nuova della risurrezione; e sulle labbra sentì come il sigillo di un tuo bacio, bacio mai ricevuto, bacio mai osato sognare. Ma ora se lo sentiva in bocca, dolce come il latte e il miele della terra promessa. E così sia.
Don Enrico Vago

One For All - Return Of The Lineup





Da casa Sharp Nine, clamoroso ritorno di questa formazione che vanta nel suo organico altrettanti leaders di quanti sono i componenti. Ve li segnaliamo in quanto “Return Of The Line Up” è un autentico evento non meno dell’omonimo disco “Line Up” edito sempre dalla Sharp Nine nel 2006.

- One For All – Return Of The Line Up Feat. Eric Alexander, tenor saxophone , Jim Rotondi, trumpet, flugelhorn, Steve Davis, trombone, David Hazeltine, piano, John Webber, basso, Joe Farnsworth, batteria.

15 aprile, 2009




Da più di un ventennio uno dei più seri interpreti italiani di blues e di “americana”, Paolo riscopre, credo al suo ottavo album solo, la canzone d’autore della sua terra, Genova, Liguria, e la canta appassionatamente mischiandola alle sue radici “americane”.

- Paolo Bonfanti – Canzoni Di Schiena Feat. Roy Roger s, Vittorio De Scalzi, Alex Vaalle (Francesco De Greg ori Band), La Rosa Tatuata!

14 aprile, 2009

Elisabetta Antonini - Un Minuto Dopo






Grazie alla Koinè, sussidiaria di grande successo della pugliese 12Lune, presentiamo una nuova vocalist, Elisabetta Antonini, degna di nota come cantante ed arrangiatrice. Dotata di una timbrica estremamente particolare dal suono morbido e al tempo stesso “nero”, di una singolare abilità interpretativa oltre al sapiente uso strumentale della voce, questa vocalist affronta la tradizione jazzistica, dalla più classica alla più “moderna”, con una personalità artistica ricca di forza ed espressività.

- Elisabetta Antonini – Un Minuto Dopo

07 aprile, 2009

Roy Rogers - - Split Decision




L’uscita del nuovo album di Roy Rogers, il primo in studio dopo sette anni, arriva attraverso la Blind Pig, la label che l’ha lanciato e sostenuto negli anni ’80 prima che divenisse un personaggio famoso grazie alle sue collaborazioni e produzioni in ambito blues (da John Lee Hooker a Ramblin’ Jack Elliott). “Split Decision” lo vede esprimersi ancora una volta con una piccola formazione, i Delta Rhythms Kings, che esalta le sue doti di virtuoso slide guitarist.
- Roy Rogers – Split Decision Slide guitar blues come da tempo non si ascoltava! Feat. Delta Rhythms Kings.

06 aprile, 2009




A tre anni dal prorompente successo di “M’bem Di Fora”, il prezioso scrigno della capoverdiana (in realtà lisboeta di nascita) Lura torna ad aprirsi, per regalarci una gemma che è un delicato cesello acustico di intensa sodade, di infinita grazia e di pura energia, nel quale funana e coladera, morna e batuque, jazz e pop d’autore si fondono in un linguaggio perfetto e dal fascino inaudito. Registrato tra Lisbona, Parigi, New York, Praia e Napoli, “Eclipse” mette sul tavolo un parterre di grandissimi musicisti reclutati per l’occasione e coordinati da Toy Vieira; accanto ad essi gli italianissimi Kantango, che con Lura tracciano le nuove credenziali del tango nello straordinario e languido brano che chiude il disco e che ha per titolo “Canta Um Tango”. Lura è esplosa sui palchi internazionali come la unica vera erede della grande Cesaria Evora, nonostante tra le due artiste esistano differenze stilistiche notevoli, ma all’inizio della sua carriera per Lura il giornalista portoghese José Eduardo Agualusa scrisse grandi parole di elogio “A chiunque mi chieda un nome per il futuro della musica di Capo Verde io rispondo senza dubbi, Lura.
- Lura – Eclipse Con i migliori musicisti di Capoverde, Lisbona e Parigi e i napoletani Kantango.

05 aprile, 2009

Parole Di Speranza 3

Gesù disse loro “Liberatelo e lasciatelo andare”. E Lazzaro riprese a camminare per le strade della sua Betania. E noi silenziosamente vogliamo seguirlo per cercare di leggere che cosa sta nella sua mente, quali sono i desideri e le impressioni che stanno nel suo cuore, perché a lui - a Lazzaro - era capitato un fatto che non è capitato a nessun uomo sulla faccia della Terra e non capiterà a nessuno in avvenire: morire e tornare a vivere su questa Terra.

Lazzaro - penso - una volta strappato dalla morte, si fermava talvolta davanti al buco nero della tomba che l’aveva ingoiato e risputato; e faceva forse a Gesù una specie di processo (le cose che anche noi ci sentiamo quasi, rispettosamente, rimproverare a Gesù).
Ma questo Lazzaro era forse una marionetta da mandare avanti e indietro da quella porta tenebrosa? (Quasi giocando come fa un gatto con il topo?).
Va bene che Tu sei il Messia, o Signore! Ma anche il Messia - secondo noi - dovrebbe fare i conti con gli altri; e forse chiedere il permesso per un miracolo di quella sorta, che uno se lo sente attaccato alla vita, perché diventa la sua vita stessa fino alla fine dei suoi giorni!
Se poi volevi, potevi venire anche qualche giorno prima e guarirlo alla buona, mentre si trovava a letto: lo toccavi e quello si alzava; senza quella gran scena del miracolo con la gente a vedere! (E magari a scommettere: viene fuori; non viene fuori?).
E lui, Lazzaro, che esce dalla tomba tutto legato dalle bende, come un fantasma.

E adesso Lazzaro era uno che tutti si voltavano a guardare quando passava per la strada, come se fosse un morto vivo; un qualche cosa che non può essere e che nessuno è stato mai.
“Lazzaro del miracolo”, lo chiamavano! Lazzaro­del­miracolo, come se fosse un soprannome.
E dice il Vangelo che da Gerusalemme veniva una folla di Giudei a vedere questo miracolato risuscitato dalla morte. E siccome molti Giudei lasciavano la sinagoga per seguire Gesù, ecco che il sinedrio decise di uccidere Gesù, ma anche di eliminare Lazzaro.
Insomma, Lazzaro non era più, non si sentiva più un uomo normale; era questo che lo infastidiva.

Ma noi ci domandiamo: e che cos’è la normalità?
C’era la normalità della gente, che non è la normalità di Dio.
E proprio perché non siamo santi, accade che la normalità di Dio sia come una eccezione.
Ma non è forse la normalità di Dio la suprema regola del mondo, la profezia degli ultimi tempi, l’anticipazione del Regno?
Sì, è proprio così: ciò che è anormale secondo la norma di Dio, rispetto a ciò che è qui sulla Terra, è invece la norma rispetto a ciò che deve essere e che sarà.
E questo perché il mondo non è ancora totalmente il Regno; anzi, spesso ne è tanto lontano!
E così anche il miracolo. Che cos’è nella sua realtà il miracolo (nella sua realtà più profonda), se non la Legge nuova, l’ultima, quella che siamo chiamati a scrivere e che sarà scritta definitivamente soltanto alla fine dei tempi?

Io non lo so, Signore, se è colpa del peccato originale o di qualche altra trappola in cui siamo caduti! Ma so di certo che non siamo fatti normalmente per la morte, per il dolore, per la malattia!
E se soffriamo, non è normale; se ci ammaliamo, non è logico; se moriamo, è solo provvisoriamente
(in questa provvisorietà singolare della storia, che tuttavia deve finire).
E alla fine, quando il Tuo piano, o Signore, sarà tutto compiuto, non ci saranno più lacrime, non ci saranno più lutti e Lazzaro non scenderà mai più nella sua tomba.

Lazzaro non poteva tornare indietro come se nulla fosse stato e non fosse mai morto.
Doveva tornare in avanti come profezia della vita immortale, come testimonianza che “Chi vive e crede in Me, non morirà in eterno”.
Invece, non seppe mettere forse a frutto il suo esilio di morte e si sentì inevitabilmente estraniato, perché: tornare avanti, non sapeva; e tornare indietro, non poteva.
Così abbassò il grande livello metafisico e simbolico della propria vicenda al piano gretto delle querimonie psicologiche. Restò come murato in un destino anomalo, così com’era rimasto murato nella tomba.

Adesso la sua tomba era la vita; la vita che non sapeva rifar circolare tra la gente, per le strade del mondo. Perché? Perché le strade del mondo le aveva ormai disimparate e le strade del Regno non le aveva ancora scoperte.
Quei fiori, che sono a un tempo la normalità e la gratuità, la profezia e la restituzione, non crebbero forse nel suo orto, come invece crescevano abbondanti nell’orto della sorella Maria.

E allora preghiamo Signore.
“Signore, donaci di compiere sereni gesti di ogni giorno, fatti con l’intensità dell’ultimo giorno, come profezia del tuo Regno venturo!
Donaci, o Signore, quei miracoli che non sono più miracoli, ma sono il Tuo Regno che viene! Il tuo Regno già venuto.
E allora facci risorgere, o Signore, non come Lazzaro per una vita un po’ scontrosa; facci risorgere come Te, che non avevi bisogno di mangiare, eppure hai mangiato come ognuno di noi!
E nel prodigio pasquale sei tornato ancora, come ciascuno di noi, per essere il futuro del Regno, presente nell’oggi della nostra vita, umana e fuggevole”. E così sia.
Don Enrico Vago

19 marzo, 2009

"Papa" John De Francesco - Big Shot ( Savant Records )




The father of Joey DeFrancesco, "Papa John" had his career revived when his son's success helped bring about the renaissance of the Hammond organ. John's father had played reeds with various swing bands including the Dorsey Brothers. John DeFrancesco began playing trumpet when he was six and did not start playing organ until his wife bought him an organ for his 23rd birthday. After a few months of nearly nonstop practicing, he was ready to perform in clubs. In 1967 DeFrancesco moved to Philadelphia and soon he was part of the Philadelphia jazz scene. However in 1979 when Joey turned eight and started playing professionally, John temporarily gave up his career so as to supervise his son. Another son, Johnny DeFrancesco, developed into a fine guitarist. In the 1990s, John DeFrancesco returned to a more active playing career, recording two strong sets for Muse (both of which feature Joey on trumpet) and gaining a national reputation of his own. "Papa John" plays organ in an infectious hard bop style not that different from his son.

~ Scott Yanow, All Music Guide


From the perspective of family history, there wouldn't have been a Joey DeFrancesco, perhaps the most famous of the contemporary jazz organists, without the style that he learned from his father. 'Papa' John DeFrancesco, himself the son of working musician, moved to Philadephia in 1967 and quickly became a staple on that city's busy jazz scene jazz. His fourth Savant recording as a leader finds him presiding over sons Joey and John Jr. along with saxman Jerry Weldon, Mike Boone's bass and Byron Landham on drums. Hear the DeFrancescos make jazz a true family affair on this smoking set of organ classics and original works.

Featuring:
'Papa' John DeFrancesco, organ
Joey DeFrancesco, keyboards;
John DeFrancesco Jr., guitar;
Jerry Weldon, tenor sax;
Mike Boone, bass;
Byron Landham, drums

18 marzo, 2009

Il Dio di Jessica Lea Mayfield



god is punishing someone you love
he would've gone too far if he were anyone else
you say your prayers then you do it yourself
you say god is testing us, and i have failed

well i don't wanna be tested by god or anyone else
with blasphemy so heartfelt
i wish death upon someone else
god damn you
that girl she died
for doing me wrong
her mother should've cried
well i don't wanna be tested by god or anyone else

get thee behind me jesus
i'm tired of searching for truth
get thee behind me jesus
i've given up on you

i've loved with my heart
i really do
and in the dark
its light shines through

sometimes i wanna behave like i live in the bible days

Ci sarebbe molto da scrivere sul ritornello di questa canzone, ma non sono espertissimo della materia quindi cercherò di limitarmi. Jessica afferma di avere un animo Dark innato e non vuole che nessuno la giudichi e giudichi la sua vita, la sua capacita' d'amare. Jessica vuole vivere la propria vita senza essere messa alla prova. Quindi di fronte ad un Dio che per provarla, per vedere la sua fedelta' fa morire una persona cara chiarisce : Grazie no, non mi servi.
E come dargli torto ?
Chi amerebbe un Dio così Tiranno, cosi' crudele?
Jessica è arrivata a quel punto della sua vita in cui chiede a Dio di dargli tutta la sua umanita' che è in grado di gestirsela da sola, al di fuori di quella casa abitata da quel tiranno di cui ormai non sa piu' che farsene.
Jessica esce nel mondo e verra' accolta dal mondo come solo il mondo sa fare con un'anima cosi' sensibile.
Quello che Jessica non sa è che quello che ha lasciato alle spalle non è Dio, ma la percezione sbagliata che spesso abbiamo di Lui.
Dio non uccide, Dio ama.
Dio non mette alla prova, Dio perdona.
Quel Dio Vero è da oggi sul balcone ad aspettare il ritorno di Jessica e di un cuore pieno d'amore.
Ma per far questo ci vorrà una vita intera.
La stessa vita occorsa a Nick Cave cui Jessica è stata piu' volte paragonata.
Buon Viaggio umano e artistico.
Le potenzialita' ci sono tutte per arrivare a quella verita' che tanto fatica costa a tutti noi.

09 marzo, 2009

Claudio Roditi - Braziliance x 4 - Resonance Records -




Claudio Roditi has enjoyed a great level of consistency in his career within a Brazilian jazz format. As literate a player as there is on the trumpet and flugelhorn, Roditi's influences stemming from Clifford Brown, Lee Morgan, and Freddie Hubbard are evident, but a sweet patience and virtue that he owns has been the distinctive difference. Always surrounding himself with exceptional, high-level players, on Brazilliance X 4 the band is as great as he has ever employed. Expert Brazilian drummer Duduka DaFonseca, the wonderful pianist Helio Alves, and the excellent young bassist Leonardo Cioglia provide Roditi an extraordinarily talented and cohesive group, one that hopefully can continue to be a working, touring ensemble. This is a very uniform recording all the way through, with Roditi himself virtually wasting no notes, richly rendering this music from top to bottom while featuring source material from a wide range of lesser known composers. Victor Assis Brasil's "Pro Zeca" starts the program in a hot and hip samba jazz, the astounding Alves driving Roditi's quick lyric line handing off to DaFonseca's inventive drum solo. The ultra-melodic Roditi is at his best on the clean and clear composition of Johnny Alf, "Rapaz De Bem," while taking twists and turns in a more complicated piece written by trombonist Raul DeSouza, the upbeat and bright "A Vontade Mesmo." Durval Ferreira and Lula Freire's "E Nada Mais" is the sleek, romantic selection, while João Donato and Paulo Sérgio Valle's "Quem Diz Que Sabe" cleverly modifies the quick samba rhythm while retaining a simple melodic approach. Roditi penned four pieces, including the steamy samba "Dinner by Five" with another showcase for the modal piano of Alves or DaFonseca's unpredictable drumming, and the slow ballad "Song for Nana" accented by chiming piano and Cioglia's soulful bass. The other two contributions written by Roditi are live in-concert pieces, as "Tema Para Duduka" is yet another feature where the drummer fills in the cracks between melody lines, while "Gemini Man" bubbles with excitement as the trumpeter's strutting and stretching trumpet urges the band ahead in an energetic yet effortless framework. There's also a version of the Miles Davis evergreen "Tune Up," a fluid and patient bossa nova adaptation. A collection of tunes quite easy to love, this comes very close to being a definitive modern instrumental Brazilian jazz classic, and will stand as one of, if not the very best recordings Roditi has produced during his successful and fruitful career.
by Michael G. Nastos
All Music Guide

Parole di speranza 2

Carissimi fratelli e sorelle,
guardiamo tutti insieme il pozzo di Giacobbe; vediamo Gesù stanco del viaggio che sedeva presso il pozzo. Gesù è l’incarnazione dell’amore del Padre e nutre per l’uomo tutto l’amore possibile.
Gesù è vero Uomo poiché assume in sé la natura umana per portarla a compimento nella propria persona di Figlio di Dio. In quanto vero uomo, Cristo può essere stanco, affaticato dal viaggio, proprio come ognuno di noi può sentire la stanchezza del vivere.

Parlo a persone che hanno pressappoco la mia età, più o meno (di giovani ce ne sono pochissimi); e tutti quanti sperimentiamo ogni tanto il peso che abbiamo sulle spalle degli anni che sono passati e sovente diciamo “Sono stanco, mi sento stanco”. E’ la stanchezza della vita.
L’immagine di un Gesù stanco è consolante per noi che spesso ci sentiamo pervasi da una stanchezza tanto grande che ci impedisce di vivere, di lavorare; ci impedisce perfino di pregare. Questa sensazione può far nascere degli scrupoli, ci sentiamo deboli e pigri e ci domandiamo se il Signore nella preghiera ci ascolterà. Ci sembra di essere distratti, ci pare che il nostro cuore sia come intorpidito, che la fantasia prenda il sopravvento sulla volontà, cosicché i nostri propositi di incontrarci con il Signore, di pregare, sembrano svanire.
Qualche volta ci accorgiamo che la Messa è finita e diciamo “E’ già finita la Messa, ma io, io, con la mente, con il cuore, dove sono stato?”.
Abbiamo l’impressione che la nostra preghiera sia fragile, incerta, che il nostro dialogo con Dio sia impedito proprio dalla nostra stanchezza.
E invece il Signore ci capisce, perché partecipa alla nostra natura: anch’Egli si stanca e si siede per riposarsi. In questa profonda dimensione umana, in questa perfetta comprensione della condizione dell’uomo, sta la grandezza della figura di Gesù Cristo: Gesù di Nazareth, Figlio di Dio.

E’ questo il motivo per cui il cristianesimo è veramente liberante: la coscienza, le energie, la fiducia dell’uomo, ma anche la sua stanchezza e le sue debolezze diventano parte integrante del percorso spirituale di ogni essere umano, di ognuno di noi, verso la propria santificazione.
E’ importante avere la certezza che il Signore ci capisce in tutti i momenti nei quali sperimentiamo la difficoltà quotidiana, grande o piccola che sia; questa è la nostra fede.

Dobbiamo però notare che la stanchezza di Gesù ha anche un’altra valenza, molto importante: la stanchezza di Gesù simboleggia la stanchezza del cuore di Dio che si affatica ad inseguire l’uomo, il quale fugge e si sottrae al raggio d’azione dell’Amore di Dio.

E allora soffermiamoci su un Gesù stanco.
L’evangelista Giovanni intende dire con questo che l’uomo deve prendere consapevolezza di essere l’oggetto dell’Amore di Dio.
Il Signore ci aspetta sempre, anche quando è stanco, e ci dà l’appuntamento nel luogo, in quel luogo (e ognuno di noi ha il suo luogo) in cui andiamo ad attingere ciò che ci consente di sopravvivere, di mantenere, di sviluppare, di trasmettere la vita: e questo luogo è il pozzo, il nostro pozzo, che è il luogo simbolico dell’unione, dell’incontro d’amore tra l’uomo e Dio.
Dio abita questo luogo, che è paesaggio dell’anima e che diventa la nostra vita di ogni giorno.

Il pozzo, da un punto di vista simbolico, è anche l’immagine dell’io più profondo dell’uomo.
Il fatto che Gesù si sieda presso il pozzo significa che Dio si avvicina all’uomo, alla sua essenza, al nucleo, alla sua personalità; si avvicina a ciascuno di noi.
Se lo guardiamo il Signore, adesso è seduto vicino a ciascuno di noi e ci sollecita ad istaurare con Lui un rapporto d’amore profondamente intimo: Dio si rivolge a ciascuno di noi in quanto persona ovvero in quanto essere individuale.
Il Signore parla sempre al cuore dell’uomo. A Dio non importa che questo uomo sia santo o peccatore; non gli importa che il pozzo sia ricco d’acqua o sia asciutto, che l’acqua sia limpida o inquinata. Dio si siede comunque presso il nostro pozzo e si rivolge al cuore dell’uomo perché soltanto questo gli importa: entrare in relazione profonda con l’essere umano, instaurare con lui un rapporto d’amore e chiedergli, come ha fatto con la donna, “Dammi da bere”.

Il Dio in cui crediamo, quindi, è il Dio che cerca il nostro amore. Egli è l’Onnipotente, non manca di nulla; tutto ciò che esiste è stato posto in essere per opera sua, ma Dio è povero dell’uomo. Eppure il Signore si attesta difronte all’uomo. Il rapporto di amore non può essere imposto o estorto con la forza, ma Dio continua a cercare il nostro amore.

E per concludere ecco l’ultima frase: “Maestro mangia!” gli dicevano i discepoli di ritorno dalla città, in cui si erano recati per fare provvista di cibo.
Ma Lui, Gesù, si era già sfamato, già dissetato: Lui e la donna, in quell’incontro; un incontro che a ognuno aveva lasciato qualcosa.
In lei, la donna, aveva lasciate la percezione incancellabile di aver trovato finalmente Qualcuno che le aveva letto nel più profondo del cuore e le aveva rivolto parole che erano acque zampillanti di vita nuova.
In Lui, Gesù, quell’incontro aveva lasciato la percezione che i campi, induriti per la crosta del gelo dell’inverno, già si aprissero fuori stagione alla fioritura; infatti era fiorita la donna.

“Levate i vostri occhi - diceva Gesù - e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura”.
Oh, Signore ti preghiamo: benedici tutti noi e fai in modo che anche noi abbiamo a fiorire sempre, ogni giorno, al calore della tua Parola e del tuo Amore. E così sia.
Don Enrico Vago

20 febbraio, 2009

Barry White v/s Ashley Cleveland

E IL VINCITORE E' :
Essendo i primi due numeri estratti il 21/02/2009 sulla ruota di milano 41 e 55 e la lora somma è pari a 96 il vincitore risulta ( 22 + 22 + 22 + 22 + 8 ) il concorrente numero 8 Walter T. di Cagliari.
Grazie a tutti per aver partecipato e alla prossima.
Simonme


Grazie a tutti per aver partecipato al concorso.
Ecco le vostre preferenze :

1 - Masotto M - Barry White

2 - Lazzarin F - Barry White

3 - Mariani L - Barry White tutta la vita!!
Prende moltissimo e l'intro e' stupendo, ti tiene incollato alle cuffie.
Un vero latin lover che ti fa aspettare quanto vuole.
E da buon latin over, l'attesa e' ripagata ampiaamente.

4 - Blandi S - IL MIO VOTO VA A ASHLEY CLEVELAND

5 - Gipponi L - Barry White.....

6 - Del Col M - il mio voto va a Ashley Cleveland

7 - Chianura A - Voto il brano di Barry White

8 - Torres W - PANTERONE ( Barry White )

9 - D'antone V - Preferisco Barry Withe.

10 - Thieghi M - ashley cleveland

11 - Di Mario A - ashley cleveland

12 - Bongermino F - Come non dare la propria preferenza all’indimenticabile Berry White.

13 - Stroligo R - Io voto per Ashley Cleveland

14 - Risso P - Barry White - Decisamente !!!!

15 - Iannaccaro P - Bellissima interpretazione di Ashley Cleveland. La preferisco decisamente.

16 - Nardiello M - il mio brano preferito è “You’re the first, the last, my everything” di Barry white.

17 - Teruzzi F - La mia preferenza per Ashley Cleveland

18 - Martinelli G - Sicuramente il mitico Barry W.,quando era ancora tra di noi andai a tutti i concerti che fece a Milano dall’84 all’ultimo con gli Earth Wind & Fire (98?)!

19 - Canale C - Barry White

20 - Minoli P - BARRY WHITE : You're The First, The Last, My Everything

21 - Carrera B - barry white

22 - Scuto A - scelgo Ashley Cleveland

Fuori Concorso ( quindi i partecipanti sono 22 ) Veronelli S. - Ashley Cleveland.

Ricordiamo a tutti che domani avverra' l'estrazione per decretare il vincitore del bellissimo cd di Guy Davis. L'estrazione avverra' prendendo come riferimenti i primi due numeri estratti sulla ruota di Milano, li sommeremo e poi procederemo a fare la conta tra i 22 partecipanti.

Alla prossima.