Noï ha vent'anni e una farfalla nera sulla scapola sinistra. Lavora la sera in un bar di Bangkok. Scrive male in inglese e allora, per mantenere la corrispondenza virtuale con i suoi cinque clienti regolari (e reali) che vivono lontano dalla Thailandia, si fa aiutare da un'anziana signora. «Mi manchi darling, quando torni a vedermi?» è il messaggio-tipo. All'aeroporto aspetta uno di questi clienti, un inglese assai robusto con dei dragoni tatuati sull'avambraccio. Trascorrerà due settimane in Thailandia. Una con Noï e un'altra «per esplorare, questa è la libertà». Irina è esile e slanciata. È moldava. È stata sequestrata per un mese e mezzo in un bordello turco, venduta e rivenduta, trattata «come una bestia selvaggia». Poi è riuscita a scappare. Christophe è un avvocato di 42 anni, è sposato e ha tre figli. Viaggia spesso per lavoro e a volte non trascorre che quattro-cinque ore nella stessa città. Bastano però per fare anche sesso, visto che Christophe si informa via internet prima di partire. «Le straniere sono più affettuose delle francesi e poi c'è il gusto della trasgressione...». Christophe, Irina e Noï. Volti e storie di un fenomeno che si espande a dismisura, quello del traffico sessuale, al quale Le Nouvel Observateurdedica un ampio reportage.
IL BOOM - Solo nel 2008, secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale del Turismo, novanta milioni di viaggiatori (il 10 per cento del totale) hanno scelto la loro meta turistica in funzione dell'offerta sessuale. Pochi gli arresti e le condanne, se si guarda al numero dei soggetti coinvolti e in generale alle dimensioni del fenomeno. La prostituzione e il traffico di essere esseri umani contano tra i 2,5 e i 4 milioni di vittime, e l'80% sono donne e bambini.
LA THAILANDIA - La miseria dei luoghi preferiti dai turisti sessuali, Sud-Est asiatico e Paesi Baltici in primis, è una inesauribile scusa, scrive Le Nouvel Observateur. «Donando qualche dollaro, permetterete alle ragazzine di far vivere tre persone della loro famiglia» si legge su un sito dedicato alla Thailandia. Nel Paese dove il sesso resta una locomotiva economica, ma dove la legge dal 1960 vieta la prostituzione, ci sono almeno 2,5-3 milioni di persone che più o meno occasionalmente vendono il loro corpo e le vittime di traffico sessuale sono ogni anno almeno 80 mila, 10 mila i minori. Quel milione di turisti del sesso che ogni anno sceglie la Thailandia lo fa perché si tratta di una «meta facile, anonima, senza rischi e poca cara» spiega poi un esperto.
SERVONO POLITICHE COMUNI - Ma il reportage del magazine francese non si limita al «supermercato thailandese», esplorando anche la «filiera moldava» e più in generale il ruolo di crocevia del traffico sessuale che svolge l'Europa. «Il mercato del sesso lo controllano soprattutto bulgari, nigeriani e camerunensi, i sudamericani si fanno valere in Spagna e i turchi in Germania» spiega Jean-Marc Souvira, direttore dell'Ufficio centrale di repressione della tratta degli esseri umani (Ocrteh). «Esistono - prosegue Souvira - tre tipi di prostituzione: quella, visibile, della strada, quella degli hotel, più discreta, e poi quella della pseudo-agenzie di modelle che reclutano giovani donne attraverso falsi concorsi di bellezza». Nel Vecchio Continente, sottolinea Nouvel Observateur, si fa sempre più impellente la necessità di adottare politiche comuni contro la tratta di essere umani. «Gli strumenti di cooperazione tra le polizie dei vari Paesi, come il mandato di arresto europeo, esistono, ma inciampano sulle diverse legislazioni nazionali» è l'amara considerazione di Souvira.
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