Per il nostro blog parlare di sciopero è qualcosa che non ha senso in quanto chi scrive non solo non è pagato ma spende proprio del suo per reperire materiale e informazioni. Tuttavia esprimiamo piena solidarieta' agli amici giornalisti e condividiamo in pieno la loro piena presa di posizione. Infatti sono più di 660 giorni che i giornalisti italiani aspettano un rinnovo del contratto di lavoro, ma i prossimi tre giorni di sciopero - così come le altre forme di protesta attuate nei giorni scorsi - non vanno letti solo nell'ambito di una vertenza contrattuale, perché questa volta in ballo c'è qualcosa in più: c'è il tentativo da parte degli editori di cancellare il sindacato, l'ordine e l'ente previdenziale interno dei giornalisti. Messa in questo modo, la questione sembra ancora una volta economica, ma non è così. Il mondo dell'Informazione italiana è già da tempo malato; gli editori preferiscono rispondere più alle logiche politiche che a quelle informative, costringendo i giornalisti a disattendere alcuni dei loro compiti fondamentali e piegando gli organi di informazione a interessi economici e politici, piuttosto che a quelli del pubblico. Con l'attacco che stanno lanciando alla categoria, gli editori intendono liberarsi anche degli ultimi scudi (spesso contrattuali), che i singoli giornalisti sono in grado di erigere di fronte agli assalti giornalieri, e avere così mano libera nella gestione dell'informazione. Millantando inesistenti aggravi di costi, gli editori intendono continuare a riempire le redazioni di precari, giovani attirati verso una professione troppo spesso romanzata e poi pagati 5 euro ad articolo. Secondo un recente studio del sindacato, la media degli stipendi dei migliaia di giornalisti free-lance attivi in Italia è di 7.000 euro l'anno (free-lance indica il giornalista che ha un rapporto di collaborazione con una testata senza essere inserito nell'organico di una redazione). Nella maggior parte dei paesi del mondo il mercato del lavoro giornalistico è liberalizzato ed è basato sui free-lance, ma in nessun paese i lavoratori dell'informazione sono pagati così poco come nel nostro. Negli Usa, spesso citati come esempio da chi intende liberalizzare il settore giornalistico in Italia, uno studio di Editor and Publisher (stimata rivista del mondo dell'editoria) realizzato quest'estate evidenzia come la media dello stipendio annuale di un giornalista free-lance all'inizio della sua carriera si aggiri intorno ai 30.000 dollari. La sicurezza e la qualità dell'informazione italiana passa anche attraverso la non "ricattabilità" dei giornalisti italiani.
Inoltre permetteteci di protestare anche su come vengono confezionati i piu' importanti giornali italiani. Spesso notizie vere e tragiche cosi'come le innovazioni piu' importanti, per non parlare della cultura, non trovano spazio sui giornali troppo impegnati a promuovere calendari, polemiche calcistiche al limite dello stucchevole e via dicendo. Quindi è importante che l'opinione pubblica alzi la propria voce contro questa informazione. ( Le informazioni di questo post sono tratte dal sito Misna.org e ne ringraziamo pertanto la redazione )
21 dicembre, 2006
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