DISCO DEL MESE AUDIOREVIEW MARZO 2007
Si resta quasi storditi da tanta bellezza, tanta lucidità, tanta bravura. Applausi scroscianti. Registrazione all'altezza. (Marco Crisostomi - Audioreview)
Dopo il sorprendente duetto di “Rue De Seine” con il trombettista statunitense Dave Douglas, Martial Solal è protagonista di un nuovo album per la CAM Jazz: “Solitude”. Un titolo che è già di per sé emblematico: richiamandosi alla famosa composizione ellingtoniana, ovviamente presente nel CD, il pianista franco-algerino si produce in completa solitudine, cioè una delle dimensioni a lui più congeniali che gli permette di mettere in campo tutto il proprio magistero strumentale ed espressivo. Definito non a caso l’Art Tatum europeo, Solal non è appunto nuovo a imprese del genere, ma ogni volta compie un piccolo miracolo, reinventando completamente ogni materiale al quale si avvicina. Ascoltare filtrata dalle sue prodigiose mani l’ennesima rielaborazione di uno standard è quindi un’esperienza di ascolto sempre appagante, stimolante. Registrato a Parigi nell’aprile del 2005, “Solitude” di standard ne comprende diversi: Darn That Dream (proposto in due versioni, poste alle estremità del CD), On A Clear Day, il gershwiniano Our Love Is Here To Stay. E poi ci sono i due capolavori ellingtoniani Solitude e Caravan. Completano il quadro tre composizioni dello stesso pianista, in realtà altrettante splendide improvvisazioni: Chi va piano, Medium e Bluesine. Illuminante è, in proposito, la descrizione che Yvan Amar ne fa nelle note di copertina del CD: “Nascoste in mezzo a tutti quegli standard, così spesso percorsi in una lunga carriera ed in una lunga memoria del jazz, ecco tre improvvisazioni prettamente solaliane: giochi di trapezio acrobatico, dove si riconosce, ad ogni slancio, la silhouette di Martial, dove lo seguiamo quando la grazia della musica lo guida, come in Medium, per scoprire figure inedite, atmosfere improvvise ed emozioni nuove”.Nato nel 1927 in Algeria, dove trascorse l’infanzia ed ebbe modo di fare la conoscenza del jazz quando aveva 13 anni, Solal è sempre rimasto profondamente legato al linguaggio moderno di questa musica, ma nello stesso tempo vi ha apportato quella componente prettamente europea ravvisabile anche nel suo essere musicista disponibile ad affrontare imprese diverse. Dal piano solo all’orchestra, passando per i più svariati tipi di formazioni intermedie, anche anomale e talvolta persino in avanti sui tempi (nel 1970, per esempio, non era cosa da tutti ideare un trio per pianoforte e due contrabbassi), Solal non si è mai tirato indietro anche davanti alle sfide più rischiose, uscendone sempre vincitore. In Francia, dove si trasferì nel 1950, è ovviamente considerato una vera e propria istituzione, al punto che da parecchi anni viene organizzato un prestigioso concorso pianistico internazionale che porta il suo nome. E nel 1999 lo stesso pianista è stato insignito in Danimarca del Jazzpar, sorta di premio Nobel del jazz. Nell’arco della sua brillante carriera, Solal ha suonato con illustri jazzmen provenienti da oltre oceano, quali Sidney Bechet, Kenny Clarke, Stan Getz, Lucky Thompson, Art Farmer e Lee Konitz, stabilendo proprio con quest’ultimo un sodalizio protrattosi nel tempo e scandito da numerosi momenti di grande intesa creativa, inclusi i due album del 1968 “European Episode” e “Impressive Rome” pubblicati dalla CAM Jazz. Ma non vanno dimenticate le collaborazioni con i migliori colleghi transalpini, da Stephane Grappelli ad un uomo d’avanguardia come Michel Portal. E grazie al suo poliedrico talento, Solal ha avuto più volte anche occasione di cimentarsi col mondo del cinema, lavorando anche con il capofila della nouvelle vague, Jean-Luc Godard.
Tracks
1 DARN THAT DREAM 4:49
2 CARAVAN 6:27
3 OUR LOVE IS HERE TO STAY 3:51
4 CHI VA PIANO... 4:05
5 MEDIUM 6:18
6 BLUESINE 5:51
7 ON A CLEAR DAY5:04
8 IN MY SOLITUDE 5:49
9 DARN THAT DREAM 5:28
BIOGRAPHY BY WIKIPEDIA
One of the finest European jazz pianists of all time, Martial Solal (a unique stylist) has never received as much recognition in the U.S. as he deserves. Born in Algiers to French parents, Solal has been based in Paris since the late '40s. Although a modernist, he was flexible enough to record an album with Sidney Bechet in 1957 and make other records with Django Reinhardt, Don Byas, and Lucky Thompson. Solal has been primarily heard with his own trios through the years although he has recorded several notable albums with Lee Konitz. (Scott Yanow - All Music Guide) Martial Solal (born August 23, 1927 in Algiers, Algeria) is a French jazz pianist and composer, who is probably most widely known for the music he wrote for Jean-Luc Godard's debut feature film "À bout de souffle" (1960). Solal was the son of an opera singer and piano teacher, who learnt the instrument from the age of six, settling in Paris in 1950. He soon began working with leading musicians including Django Reinhardt and expatriates from the United States like Sidney Bechet and Don Byas. He formed a quartet (occasionally also leading a big band) in the late 1950s, although he had been recording as a leader since 1953. Solal then began composing film music, eventually providing over twenty scores. In 1963 he made a much admired appearance at the Newport Jazz Festival in Rhode Island; the Newport '63 album purporting to be a recording of this gig is actually a studio recreation. At this time, his regular trio featured bassist Guy Pedersen and drummer Daniel Humair. From 1968 he regularly performed and recorded with Lee Konitz in Europe and the United States of America. In recent years, Martial Solal has continued to perform and record with his trio. Throughout his career he has performed solo, and during 1993-94 he gave thirty solo concerts for French Radio, a selection of performances from which were subsequently released in a 2CD set "Improvise Pour Musique France", on JMS Records.
Si vuole ringraziare per questo post Roberto Valentino e Wikipedia da cui molte informazioni sono tratte