30 settembre, 2008
Rory Block – Blues Walkin’ Like A Man
Da casa Stony Plain, nuovo album blues per Rory Block che, dopo aver interpretato Robert Johnson, continua il suo percorso blues in purezza pagando un tributo ad un altro gigante della musica nera, Son House. Un incontro fondamentale, per l’evoluzione artistica di questa notevole blues-woman bianca.
- Rory Block – Blues Walkin’ Like A Man (A Tribute To Son House) (La signora bianca del blues acustico interpreta Son House in compagnia di John Sebastian, armonica.)
Ricordiamo che è possibile acquistare il cd in oggetto presso Moonlight Records
24 settembre, 2008
Un Bel Video Al Giorno Toglie Il Medico Di Torno
Compositore di fama internazionale, vincitore di Grammy e autore di celebri brani tra cui “Don’t Know How”, singolo che lanciò la carriera musicale di Norah Jones, Jesse Harris torna con il suo settimo album intitolato “Feel”. L’artista di recente ha prodotto e composto la colonna sonora di “The Hottest State”, film di Ethan Hawke, dove i brani sono interpretati tra gli altri anche da Willie Nelson, Cat Power, Feist e ora torna con un nuovo disco, che è un lavoro che supera qualsiasi standard già affermato da Harris. Racconta Harris “ino a un momento prima di registrare non sapevo nulla di Feel, il disco è stato inciso in soli tre giorni, abbiamo suonato tutte le canzoni una sola volta, era un album libero da preconcetti e disegni”.“Feel” è qualcosa di completamente nuovo anche per lo stesso autore, che per la prima volta inserisce anche le percussioni, ed è un album che ha visto la luce molto più come una serata tra amici che suonano l’uno per l’altro, che come uno studio album. I risultati sono più che apprezzabili.
- Jesse Harriis – Feel (Cantautore USA ed una delle possibili rivelazioni della scena rock USA di quest’anno. Attenzione alla campagna di stampa e radiofonica in atto.)
E' possibile acquistare il cd da cui è tratto il video presso
Moonlight Records
23 settembre, 2008
Giusto Per Creare Ancora Un Po' Di Confusione
Molti danno per spacciati cd e lp da tanti di quegli anni che neanche me ne ricordo. Noi siamo tra quelli che sostengono che indipendentemente del formato il problema oggi è l'interesse. Per la Musica naturalmente. Disinteresse che è stato generato da scelte che io definisco alla McDonald dalle grandi case discografiche con il solo scopo di creare idoli ad hoc per adolescenti.
Spieghiamoci meglio anche con l'ausilio di Platone. Un bambino che cresce da McDonald penserà che quello sia il cibo migliore. Poi quando passerà ai quattro salti in padella della findus sarà convinto di trovare il paradiso ed infine quando durante una vacanza per la prima volta assaggerà un salame nostrano dopo i primi tentennamenti per il profumo di cantina che sentirà ( e che il contadino cercherà di far capire che trattasi di un sapore propriamente nostrano )finalmente le ombre cadranno e il fu bambino inizia un nuovo percorso che lo rendera' libero di capire cosa veramente ama mangiare e cosa detesta.
Cosi' per la musica. Gia' da bimbi veniamo continuamente bombardati da Radio e Tv da tutta una serie di finti cantanti costruiti in laboratorio e confezionati per essere i piu' generici possibili. E si è convinti che quella sia la vera musica. Poi ogni tanto una orchestra va in piazza accompagnato da un ballerino e la gente inizia a rimanere a bocca aperta. Ecco allora che inizia a cercare di riprovare quelle sensazioni e sara' li che iniziera' a formare un gusto.
Ora, poichè penso che con McDoanld e Tv dovremo convivere ancora a lungo penso che il nostro scopo sia quello di andare incontro alla gente per far capire che esiste qualcosa di diverso dalle ombre che ci fanno gustare, vedere e sentire ogni giorno.
Questa premessa per capire il secondo grande sbaglio delle case discografiche che contanto le quali continuano a pensare che l'attuale cresi sia generata da un problema di "formato" della musica creando cosi' anche in quei soggetti che la amano problemi su come usufruirne. ( Chi ascolta musica in modo serio sa benissimo che ascoltare un cd su mp3 per le nostre orecchie equivale a guardare un film su un telefonino per gli occhi. Si può fare.... Ma penso che si stia parlando di due prodotti diversi.
Comunque tra i vari formati che nascono oggi ecco l'ultima dall'america : Naturalmente le grandi case discografiche, come un naufrago senza nulla di forte cui aggrapparsi per portarsi in salvo si aggrapperà a tutto ciò che trova, dicevamo, le grandi case vi si sono gia' aggrappate.....
LOS ANGELES - Che l'era del compact disc stia per finire è risaputo. Adesso anche SanDisk si candida a dare il colpo di grazie al supporto fisico nato quasi 30 anni fa: l'azienda californiana di memorie flash ha annunciato la distribuzione delle slotMusic, memory card con precaricato un album musicale in formato mp3, che saranno in vendita negli Stati Uniti forse già da Natale.
Le slotMusic. Il nuovo prodotto consiste in delle microSD, un formato di memory card già largamente utilizzato, vendute con all'interno un album musicale in formato mp3. Le tracce saranno prive di Drm, i lucchetti digitali che impediscono la copia delle canzoni scaricate da alcuni store come iTunes, e verranno codificate in alta qualità a 320 kb/s.
Nei piani di SanDisk, le slotMusic forniranno un'alternativa all'acquisto dei compact disc per chi utilizza supporti di ultima generazione per ascoltare musica, anche grazie all'accordo raggiunto con le quattro grandi major (Sony, Warner, Emi e Universal). Il formato microSD è uno standard largamente utilizzato dai cellulari Nokia, Samsung, Rimm e Motorola, oltre ad essere presente su tanti lettori mp3 (tra cui non ci sono però gli iPod). Grazie a degli adattatori Usb inoltre le microSD possono essere lette anche su un normale computer. L'arma in più proposta da SanDisk è lo spazio non occupato dalle canzoni, che gli artisti potranno utilizzare per includere nei loro album contenuti esclusivi come interviste, testi o video, riprendendo l'abitudine consolidata del mercato dei Dvd. Se poi l'album non è gradito dall'utente, gli sarà facile cancellarlo e riutilizzare la memoria per i suoi file personali.
Le critiche. Pochi minuti dopo l'annuncio del nuovo prodotto, sono fioccate in rete le critiche degli esperti. Tra i commenti più duri quello del New York Times - che rievoca i dischi di cartone per fonografo, ritagliabili dalle confezioni di cereali: un clamoroso flop - sottolineando quindi la scarsa possibilità delle slotMusic di essere un formato pensato per il lungo termine. Il blog tecnologico GigaOm parla invece di un prodotto "destinato al fallimento", evidenziando il crollo delle rendite delle vendite dei cd in America (scese dai 900 milioni di dollari del 2000 ai 500 milioni del 2007) e la scarsa propensione dei giovani consumatori all'acquisto di supporti fisici (mentre iTunes ha già venduto 5 miliardi di canzoni dalla sua apertura). Michael Arrington di TechCrunch ricorda invece come i possessori di cellulari di ultima generazione possano già usufruire di musica gratis in streaming su iMeem o MySpace Music.
La vendita. Una data precisa per il lancio del nuovo prodotto non è ancora stata diffusa, ma con buona probabilità le slotMusic saranno nei negozi a stelle e strisce a fine 2008 o a inizio 2009, mentre l'Europa dovrà aspettare qualche mese. In America sono state coinvolte nella distribuzione le grandi catene Wal-Mart e Best Buy (che qualche giorno fa ha acquistato lo store digitale Napster) e per il giorno del lancio è prevista la presenza sugli scaffali di 29 album diversi tra cui gli ultimi lavori di Rihanna, Usher, Weezer e un best of di Elvis per far felice il pubblico meno giovane. Anche sul prezzo la SanDisk non si è espressa, ma secondo il New York Times si aggirerà tra i 7 e i 10 dollari, un costo davvero basso se si considera che le microSD "vergini" da Wal-Mart costano oggi 15 dollari.
Spieghiamoci meglio anche con l'ausilio di Platone. Un bambino che cresce da McDonald penserà che quello sia il cibo migliore. Poi quando passerà ai quattro salti in padella della findus sarà convinto di trovare il paradiso ed infine quando durante una vacanza per la prima volta assaggerà un salame nostrano dopo i primi tentennamenti per il profumo di cantina che sentirà ( e che il contadino cercherà di far capire che trattasi di un sapore propriamente nostrano )finalmente le ombre cadranno e il fu bambino inizia un nuovo percorso che lo rendera' libero di capire cosa veramente ama mangiare e cosa detesta.
Cosi' per la musica. Gia' da bimbi veniamo continuamente bombardati da Radio e Tv da tutta una serie di finti cantanti costruiti in laboratorio e confezionati per essere i piu' generici possibili. E si è convinti che quella sia la vera musica. Poi ogni tanto una orchestra va in piazza accompagnato da un ballerino e la gente inizia a rimanere a bocca aperta. Ecco allora che inizia a cercare di riprovare quelle sensazioni e sara' li che iniziera' a formare un gusto.
Ora, poichè penso che con McDoanld e Tv dovremo convivere ancora a lungo penso che il nostro scopo sia quello di andare incontro alla gente per far capire che esiste qualcosa di diverso dalle ombre che ci fanno gustare, vedere e sentire ogni giorno.
Questa premessa per capire il secondo grande sbaglio delle case discografiche che contanto le quali continuano a pensare che l'attuale cresi sia generata da un problema di "formato" della musica creando cosi' anche in quei soggetti che la amano problemi su come usufruirne. ( Chi ascolta musica in modo serio sa benissimo che ascoltare un cd su mp3 per le nostre orecchie equivale a guardare un film su un telefonino per gli occhi. Si può fare.... Ma penso che si stia parlando di due prodotti diversi.
Comunque tra i vari formati che nascono oggi ecco l'ultima dall'america : Naturalmente le grandi case discografiche, come un naufrago senza nulla di forte cui aggrapparsi per portarsi in salvo si aggrapperà a tutto ciò che trova, dicevamo, le grandi case vi si sono gia' aggrappate.....
LOS ANGELES - Che l'era del compact disc stia per finire è risaputo. Adesso anche SanDisk si candida a dare il colpo di grazie al supporto fisico nato quasi 30 anni fa: l'azienda californiana di memorie flash ha annunciato la distribuzione delle slotMusic, memory card con precaricato un album musicale in formato mp3, che saranno in vendita negli Stati Uniti forse già da Natale.
Le slotMusic. Il nuovo prodotto consiste in delle microSD, un formato di memory card già largamente utilizzato, vendute con all'interno un album musicale in formato mp3. Le tracce saranno prive di Drm, i lucchetti digitali che impediscono la copia delle canzoni scaricate da alcuni store come iTunes, e verranno codificate in alta qualità a 320 kb/s.
Nei piani di SanDisk, le slotMusic forniranno un'alternativa all'acquisto dei compact disc per chi utilizza supporti di ultima generazione per ascoltare musica, anche grazie all'accordo raggiunto con le quattro grandi major (Sony, Warner, Emi e Universal). Il formato microSD è uno standard largamente utilizzato dai cellulari Nokia, Samsung, Rimm e Motorola, oltre ad essere presente su tanti lettori mp3 (tra cui non ci sono però gli iPod). Grazie a degli adattatori Usb inoltre le microSD possono essere lette anche su un normale computer. L'arma in più proposta da SanDisk è lo spazio non occupato dalle canzoni, che gli artisti potranno utilizzare per includere nei loro album contenuti esclusivi come interviste, testi o video, riprendendo l'abitudine consolidata del mercato dei Dvd. Se poi l'album non è gradito dall'utente, gli sarà facile cancellarlo e riutilizzare la memoria per i suoi file personali.
Le critiche. Pochi minuti dopo l'annuncio del nuovo prodotto, sono fioccate in rete le critiche degli esperti. Tra i commenti più duri quello del New York Times - che rievoca i dischi di cartone per fonografo, ritagliabili dalle confezioni di cereali: un clamoroso flop - sottolineando quindi la scarsa possibilità delle slotMusic di essere un formato pensato per il lungo termine. Il blog tecnologico GigaOm parla invece di un prodotto "destinato al fallimento", evidenziando il crollo delle rendite delle vendite dei cd in America (scese dai 900 milioni di dollari del 2000 ai 500 milioni del 2007) e la scarsa propensione dei giovani consumatori all'acquisto di supporti fisici (mentre iTunes ha già venduto 5 miliardi di canzoni dalla sua apertura). Michael Arrington di TechCrunch ricorda invece come i possessori di cellulari di ultima generazione possano già usufruire di musica gratis in streaming su iMeem o MySpace Music.
La vendita. Una data precisa per il lancio del nuovo prodotto non è ancora stata diffusa, ma con buona probabilità le slotMusic saranno nei negozi a stelle e strisce a fine 2008 o a inizio 2009, mentre l'Europa dovrà aspettare qualche mese. In America sono state coinvolte nella distribuzione le grandi catene Wal-Mart e Best Buy (che qualche giorno fa ha acquistato lo store digitale Napster) e per il giorno del lancio è prevista la presenza sugli scaffali di 29 album diversi tra cui gli ultimi lavori di Rihanna, Usher, Weezer e un best of di Elvis per far felice il pubblico meno giovane. Anche sul prezzo la SanDisk non si è espressa, ma secondo il New York Times si aggirerà tra i 7 e i 10 dollari, un costo davvero basso se si considera che le microSD "vergini" da Wal-Mart costano oggi 15 dollari.
11 settembre, 2008
Joan Baez - Day After Tomorrow
Prodotta da Steve Earle, questo è il primo album in studio negli ultimi cinque anni ed arriva dopo due notevoli live che hanno rinverdito i suoi fasti d’interprete. Nel nuovo album, dove sono presenti strumentisti e vocalist di primissimo piano, interpreta canzoni di Tom Waits, Elvis Costello, Patty Griffin, Steve Earle, oltre che sue composizioni originali. L’album risulta essere uno dei massimi eventi della stagione per i cultori della musica d’autore e la Baez si conferma una delle più belle voci della scena folk-rock di sempre.
E' possibile acquistare il cd :
- Joan Baez – Day After Tomorrow
presso il sito
www.moonlightrecords.com
04 settembre, 2008
Traffico di esseri umani : a che punto siamo ?
FINO a poco tempo fa le ragazze venivano sequestrate con la forza e poi vendute all'asta, e da lì smistate sui marciapiedi di tutta Europa. Un 'lavoro' decisamente rischioso per i malviventi e che ha finito per esporli alle polizie di tutti i Paesi. Il racket, in risposta a questa repressione su larga scala, ha scelto la strada dell'evoluzione: oggi è quasi soft, la violenza è sfumata nelle forme e la catena reclutamento-vendita-trasferimento delle ragazze non viene più gestita da grosse concentrazioni di criminali ma da un immenso arcipelago di piccoli gruppi. Insomma, il meccanismo è esploso, ed è rinato sparpagliandosi sul territorio. Per questo la tratta delle donne è ancora più difficile da contrastare. Il 23 agosto l'Organizzazione internazionale del lavoro ha celebrato la "Giornata internazionale contro la schiavitù". Proviamo adesso, con l'aiuto di alcuni esperti dell'Antimafia e delle Ong, a ricostruire queste nuove forme di schiavitù sessuale e la loro evoluzione.
Il "Mercato Arizona". E' di pochi anni fa - poco dopo il 2004 - lo smantellamento del 'Mercato Arizona'. Era un centro di smistamento "all'ingrosso" di donne, droghe e armi e si trovava in zone impervie nei boschi al confine tra Serbia e Croazia. "All'Arizona Highway", spiega l'economista ed esperta in terrorismo Loretta Napoleoni, "i mercanti ordinavano alle ragazze di spogliarsi e quelle rimanevano nude sul ciglio della strada: gli uomini si avvicinavano, le toccavano, ispezionavano la pelle e controllavano perfino la bocca prima di fare l'offerta". In quegli anni era Israele il maggior acquirente di slave, "molto ricercate da una clientela di ebrei ortodossi" che, spiega Nissan Ben-Ami, dirigente di Awareness Centre, un'Ong israeliana che lotta contro il traffico e la prostituzione, "per motivi religiosi non possono masturbarsi e sprecare sperma: devono farlo per forza con una donna". Spiega la Napoleoni nel libro "Economia canaglia": "In Israele le donne sono trafficate per il 'corridoio' Egitto-Striscia di Gaza: da Rafah, infatti, si snodano complicati labirinti di sotterranei di cui si servono terroristi e anche trafficanti, anche di donne".
La violenza non "rende" più. Visto che l'efferatezza degli anni Novanta aveva provocato una risposta dura dell'antimafia, anche in Italia il crimine ha abbandonato la violenza che "accende i riflettori" per dare il via a una vera e propria mutazione. Il nuovo sfruttamento è "dolce" e poco visibile. Proprio così. Un quadro della situazione attuale su cui sono d'accordo due autorità nella lotta alla tratta delle donne: il magistrato antimafia della Procura di Lecce, Cataldo Motta, uno degli uomini-chiave della Dia (Direzione investigativa antimafia) e il sociologo Pino Arlacchi, esperto mondiale di mafia, ex sottosegretario generale delle Nazioni Unite e direttore, dal 1997 al 2002, sempre per l'Agenzia internazionale, dell'Undccp (l'ufficio Onu per il controllo delle droghe e la prevenzione del crimine).
Il crimine impara a negoziare. Spiega Motta: "Il fenomeno si è modificato, va detto che i criminali sono riusciti a neutralizzare le misure di contrasto con nuove modalità di reclutamento. Gli sfruttatori si sono fatti più morbidi e ora le ragazze non parlano più, grazie a una maggiore partecipazione agli utili e a maggiori margini di movimento". Questa l'istantanea di Arlacchi: "Nonostante la presenza di un forte elemento di costrizione - motivo per cui non si può certo parlare di vero "accordo" - è stato introdotto un minimo di elemento volontario".
"Schiavismo moderato". "Questa nuova forma di "semi-schiavitù" - prosegue il sociologo - se da un lato riduce la dimensione dello sfruttamento - che però rimane - dall'altro consente un allargamento del mercato a nuove vittime". Il cosidetto 'reclutamento morbido', facendo leva su incentivi che spengono il moto di ribellione nelle ragazze, rende inadeguate molte delle norme antimafia. Certo, un forte elemento di coercizione non è cambiato: il sequestro dei documenti per "mantenere le ragazze in uno stato continuativo di ricattabilità e vulnerabilità", spiegano gli esperti riportando le parole stesse del Protocollo contro la tratta. "I grossi numeri si stanno spostando verso questa nuova forma di dominanza", evidenzia Arlacchi, "si può affermare che almeno due casi su tre avvengono secondo le nuove modalità di reclutamento. Prima la violenza caratterizzava tutta la filiera della tratta, ora le ragazze vanno incontro a dure sanzioni fisiche qualora si ribellino e violino l'accordo".
E che le modalità più "crude" siano in via di sparizione lo testimoniano gli stess operatori di Ong che lavorano a contatto con le ragazze sfruttate: "Poco tempo fa abbiamo trovato una giovane ragazza albanese quasi-morta, con evidenti segni di tortura e sevizie: un un orecchio mozzato, bruciature ovunque e segni di percosse di ogni tipo. Ma gli episodi di efferatezza sono residuali, appartengono ormai agli anni Novanta", spiega Marco Bufo, coordinatore dell'Ong "On the road". "Proprio per questo", sottolinea, "la situazione è più complicata, il fenomeno è sempre meno visibile e al tempo stesso più ampio".
Le speranze delle schiave.
Sono sempre meno le donne a essere sequestrate e tenute in scacco con la violenza: oggi nella fase di reclutamento le ragazze contraggono un debito verso i trafficanti, che gli procurano documenti falsi in cambio di quelli veri e le portano a destinazione. Ma le "trattenute" sul lavoro delle ragazze sono alte, che riconquisteranno la libertà e i veri documenti solo una volta saldato il debito. Un debito che in genere i trafficanti tendono a gonfiare nel tempo più che possono. "Se la situazione che viene prospettata alle ragazze per il pagamento del debito - un costo variabile da etnia a etnia, ma che si aggira sui 50-60 mila euro - è a "tempo determinato", queste possono sempre pensare: "Tutto questo un domani finirà". Insomma, si convincono di aver a disposizione sempre una seconda possibilità. Nel frattempo - spiegano gli operatori - "prostituendosi possono mandare soldi alle famiglie, mantenere i figli che spesso lasciano nelle case d'origine e sperare di sollevarle dalla miseria e dall'indigenza. Rispetto all'inferno da cui scappano, anche le condizioni di sfruttamento peggiore finiscono per essere accettate".
La "vecchia scuola". Nigeria, Albania e Moldava hanno fatto scuola in fatto di strumenti efferati di reclutamento: violenze, mutilazioni, lo sterminio delle famiglie, l'uso sistematico della violenza, dello stupro e, sopratutto, racconta Arlacchi "l'umiliazione". "La violenza caratterizzava qualsiasi momento della vecchia filiera della tratta", spiega. Al tempo stesso gli esperti concordano: non si può affatto escludere che, specie in paesi dove la legge non c'è, l'efferatezza sia lo strumento principe della coercizione. "Come in certe zone della Russia, dell'Albania o dell'Africa", aggiunge Arlacchi.
Quell'articolo è obsoleto? Con l'introduzione dell'articolo 18 della legge Turco-Napolitano contro la tratta il grande traffico ha subito un grosso colpo, prima di "polverizzarsi in un arcipelago di piccoli gruppi", dice Arlacchi". Il reato di tratta è violazione dei Diritti umani e la sanzione arriva fino a 18 anni. "Le strategie di contrasto hanno funzionato", dicono all'unisono Motta e Arlacchi, sottolineando: "L'articolo 18 è fatto molto bene" ma la struttura del traffico si è talmente fluidificata che, spiega Motta, "non si riesce più ad arrivare alla configurazione del reato, e l'articolo 18 viene neutralizzato". In una parola: la realtà cambia velocemente e le norme faticano a comprenderla.
E l'Europa che fa? Alla già difficile situazione di una normativa poco adeguata ai tempi, si aggiungono rallentamenti dovuti alla complessità delle procedure europee: "In Europa la posizione delle polizie rispetto alle vittime è diversa da paese a paese", spiega Carla Olivieri, Project Manager di "Tratta NO!", una campagna di sensibilizzazione europea realizzata in collaborazione con il Ministero delle Pari Opportunità. Sottolinea la Olivieri: "Nel resto d'Europa non c'è l'obbligo della denuncia da parte delle vittime. In Italia si, e questo è uno snodo fondamentale: perché se la denuncia è volontaria, come nella maggioranza dei paesi, mette in pericolo le ragazze e soprattutto le loro famiglie all'estero". Sempre la Olivieri evidenzia che anche se "la Convenzione di Varsavia del 2005 auspica una maggiore coerenza normativa da parte di tutti i paesi e un allineamento delle legislature, fino a ora quasi nessun paese, Italia inclusa, ha ancora ratificato la Convenzione, perché la ratifica implicherebbe l'adeguamento normativo obbligatorio". Anche queste complicazioni di procedura, di tipo tecnico, semplificano la vita al crimine.
Il crimine "fai da te". L'indentikit degli sfruttatori offre una sorpresa. "Quelle che organizzano il traffico sono persone assolutamente normali", spiega Arlacchi. "Questa nuova forma di assoggettamento apre il mercato a imprenditori del traffico 'fai da te'". E' una delle conseguenze della mutazione del mercato del sesso, che trova riscontri nelle considerazioni della prima linea dell'Antimafia. Spiega il Procuratore di Lecce: "Nascono 'piccole libere iniziative', perché non c'è più bisogno di entrare in contatto con la grande criminalità organizzata, un tempo l'unica 'agenzia di servizi' per la gestione degli ingressi in Europa". In poche parole: finché la mafia albanese era capace di passare il Canale d'Otranto utilizzandolo come ingresso per l'Europa era inevitabile che avesse rapporti solo con altre grandi reti criminali. Adesso però, conclude Motta, "le vie di ingresso sono le più disparate e il controllo è diventato complicatissimo". Così il grande crimine si è decentralizzato.
Il commercio è al dettaglio ma i numeri restano all'ingrosso. Ma quanto denaro muove questo traffico? Fare stime è quasi impossibile per la natura sommersa e continuamente mutevole del fenomeno del traffico e per i diversi criteri adottati da stato a stato per tentare di quantificarne i flussi. Eppure qualcosa si può dire. Secondo complesse stime dell'Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro), che molti ritengono al ribasso, sono trafficate nel mondo almeno 1,7 milioni di schiave del sesso e il trend è in crescita. Per quel che riguarda il mercato italiano Transcrime - il Centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell'Università degli Studi di Trento e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che collabora sulla tratta con il Parlamento Europeo - ha stimato in quasi 6 miliardi di euro gli introiti tra il 2004 e il 2005. Con un traffico stimato di donne che varia tra 18.000 e 36.000. Introiti che, sottolineano sempre gli esperti, finiscono quasi per intero nelle tasche dei trafficanti.
Nuovi problemi per l'antimafia. "Da quando la violenza è sparita non riusciamo più a far collaborare le ragazze, il lavoro si è complicato, anche per le stesse unità di strada", spiega Motta, "prima alla violenza le donne finivano per ribellarsi e collaboravano, e questo è indispensabile per ricostruire la filiera criminale, ma oggi - prosegue il magistrato - basta osservare che tra il 2007 e il 2008 non si è avuto nemmeno un solo procedimento per tratta di esseri umani". Infatti "i procedimenti penali, a fronte dei successi ottenuti negli anni scorsi, sono crollati e questo può dar conto di quanto la situazione adesso sia molto più complicata". Lo stesso, continua Motta, si riscontra dalle intercettazioni telefoniche: "Non c'è più traccia, oggi, dei resoconti di violenza inaudita degli anni Novanta."
Insistono sia Arlacchi che Motta: la violenza logora la "merce" e al tempo stesso espone chi la esercita a rischi continui. "Comprare un essere umano e trattarlo come "merce", spiega Arlacchi, non conviene: gli esseri umani non sono come un pacco di droga proprio perché non sono una merce: vanno gestiti, nutriti e, alla fine, e questo è incontrovertibile, l'essere umano si ribella, sempre".
Articolo tratto da repubblica
Il "Mercato Arizona". E' di pochi anni fa - poco dopo il 2004 - lo smantellamento del 'Mercato Arizona'. Era un centro di smistamento "all'ingrosso" di donne, droghe e armi e si trovava in zone impervie nei boschi al confine tra Serbia e Croazia. "All'Arizona Highway", spiega l'economista ed esperta in terrorismo Loretta Napoleoni, "i mercanti ordinavano alle ragazze di spogliarsi e quelle rimanevano nude sul ciglio della strada: gli uomini si avvicinavano, le toccavano, ispezionavano la pelle e controllavano perfino la bocca prima di fare l'offerta". In quegli anni era Israele il maggior acquirente di slave, "molto ricercate da una clientela di ebrei ortodossi" che, spiega Nissan Ben-Ami, dirigente di Awareness Centre, un'Ong israeliana che lotta contro il traffico e la prostituzione, "per motivi religiosi non possono masturbarsi e sprecare sperma: devono farlo per forza con una donna". Spiega la Napoleoni nel libro "Economia canaglia": "In Israele le donne sono trafficate per il 'corridoio' Egitto-Striscia di Gaza: da Rafah, infatti, si snodano complicati labirinti di sotterranei di cui si servono terroristi e anche trafficanti, anche di donne".
La violenza non "rende" più. Visto che l'efferatezza degli anni Novanta aveva provocato una risposta dura dell'antimafia, anche in Italia il crimine ha abbandonato la violenza che "accende i riflettori" per dare il via a una vera e propria mutazione. Il nuovo sfruttamento è "dolce" e poco visibile. Proprio così. Un quadro della situazione attuale su cui sono d'accordo due autorità nella lotta alla tratta delle donne: il magistrato antimafia della Procura di Lecce, Cataldo Motta, uno degli uomini-chiave della Dia (Direzione investigativa antimafia) e il sociologo Pino Arlacchi, esperto mondiale di mafia, ex sottosegretario generale delle Nazioni Unite e direttore, dal 1997 al 2002, sempre per l'Agenzia internazionale, dell'Undccp (l'ufficio Onu per il controllo delle droghe e la prevenzione del crimine).
Il crimine impara a negoziare. Spiega Motta: "Il fenomeno si è modificato, va detto che i criminali sono riusciti a neutralizzare le misure di contrasto con nuove modalità di reclutamento. Gli sfruttatori si sono fatti più morbidi e ora le ragazze non parlano più, grazie a una maggiore partecipazione agli utili e a maggiori margini di movimento". Questa l'istantanea di Arlacchi: "Nonostante la presenza di un forte elemento di costrizione - motivo per cui non si può certo parlare di vero "accordo" - è stato introdotto un minimo di elemento volontario".
"Schiavismo moderato". "Questa nuova forma di "semi-schiavitù" - prosegue il sociologo - se da un lato riduce la dimensione dello sfruttamento - che però rimane - dall'altro consente un allargamento del mercato a nuove vittime". Il cosidetto 'reclutamento morbido', facendo leva su incentivi che spengono il moto di ribellione nelle ragazze, rende inadeguate molte delle norme antimafia. Certo, un forte elemento di coercizione non è cambiato: il sequestro dei documenti per "mantenere le ragazze in uno stato continuativo di ricattabilità e vulnerabilità", spiegano gli esperti riportando le parole stesse del Protocollo contro la tratta. "I grossi numeri si stanno spostando verso questa nuova forma di dominanza", evidenzia Arlacchi, "si può affermare che almeno due casi su tre avvengono secondo le nuove modalità di reclutamento. Prima la violenza caratterizzava tutta la filiera della tratta, ora le ragazze vanno incontro a dure sanzioni fisiche qualora si ribellino e violino l'accordo".
E che le modalità più "crude" siano in via di sparizione lo testimoniano gli stess operatori di Ong che lavorano a contatto con le ragazze sfruttate: "Poco tempo fa abbiamo trovato una giovane ragazza albanese quasi-morta, con evidenti segni di tortura e sevizie: un un orecchio mozzato, bruciature ovunque e segni di percosse di ogni tipo. Ma gli episodi di efferatezza sono residuali, appartengono ormai agli anni Novanta", spiega Marco Bufo, coordinatore dell'Ong "On the road". "Proprio per questo", sottolinea, "la situazione è più complicata, il fenomeno è sempre meno visibile e al tempo stesso più ampio".
Le speranze delle schiave.
Sono sempre meno le donne a essere sequestrate e tenute in scacco con la violenza: oggi nella fase di reclutamento le ragazze contraggono un debito verso i trafficanti, che gli procurano documenti falsi in cambio di quelli veri e le portano a destinazione. Ma le "trattenute" sul lavoro delle ragazze sono alte, che riconquisteranno la libertà e i veri documenti solo una volta saldato il debito. Un debito che in genere i trafficanti tendono a gonfiare nel tempo più che possono. "Se la situazione che viene prospettata alle ragazze per il pagamento del debito - un costo variabile da etnia a etnia, ma che si aggira sui 50-60 mila euro - è a "tempo determinato", queste possono sempre pensare: "Tutto questo un domani finirà". Insomma, si convincono di aver a disposizione sempre una seconda possibilità. Nel frattempo - spiegano gli operatori - "prostituendosi possono mandare soldi alle famiglie, mantenere i figli che spesso lasciano nelle case d'origine e sperare di sollevarle dalla miseria e dall'indigenza. Rispetto all'inferno da cui scappano, anche le condizioni di sfruttamento peggiore finiscono per essere accettate".
La "vecchia scuola". Nigeria, Albania e Moldava hanno fatto scuola in fatto di strumenti efferati di reclutamento: violenze, mutilazioni, lo sterminio delle famiglie, l'uso sistematico della violenza, dello stupro e, sopratutto, racconta Arlacchi "l'umiliazione". "La violenza caratterizzava qualsiasi momento della vecchia filiera della tratta", spiega. Al tempo stesso gli esperti concordano: non si può affatto escludere che, specie in paesi dove la legge non c'è, l'efferatezza sia lo strumento principe della coercizione. "Come in certe zone della Russia, dell'Albania o dell'Africa", aggiunge Arlacchi.
Quell'articolo è obsoleto? Con l'introduzione dell'articolo 18 della legge Turco-Napolitano contro la tratta il grande traffico ha subito un grosso colpo, prima di "polverizzarsi in un arcipelago di piccoli gruppi", dice Arlacchi". Il reato di tratta è violazione dei Diritti umani e la sanzione arriva fino a 18 anni. "Le strategie di contrasto hanno funzionato", dicono all'unisono Motta e Arlacchi, sottolineando: "L'articolo 18 è fatto molto bene" ma la struttura del traffico si è talmente fluidificata che, spiega Motta, "non si riesce più ad arrivare alla configurazione del reato, e l'articolo 18 viene neutralizzato". In una parola: la realtà cambia velocemente e le norme faticano a comprenderla.
E l'Europa che fa? Alla già difficile situazione di una normativa poco adeguata ai tempi, si aggiungono rallentamenti dovuti alla complessità delle procedure europee: "In Europa la posizione delle polizie rispetto alle vittime è diversa da paese a paese", spiega Carla Olivieri, Project Manager di "Tratta NO!", una campagna di sensibilizzazione europea realizzata in collaborazione con il Ministero delle Pari Opportunità. Sottolinea la Olivieri: "Nel resto d'Europa non c'è l'obbligo della denuncia da parte delle vittime. In Italia si, e questo è uno snodo fondamentale: perché se la denuncia è volontaria, come nella maggioranza dei paesi, mette in pericolo le ragazze e soprattutto le loro famiglie all'estero". Sempre la Olivieri evidenzia che anche se "la Convenzione di Varsavia del 2005 auspica una maggiore coerenza normativa da parte di tutti i paesi e un allineamento delle legislature, fino a ora quasi nessun paese, Italia inclusa, ha ancora ratificato la Convenzione, perché la ratifica implicherebbe l'adeguamento normativo obbligatorio". Anche queste complicazioni di procedura, di tipo tecnico, semplificano la vita al crimine.
Il crimine "fai da te". L'indentikit degli sfruttatori offre una sorpresa. "Quelle che organizzano il traffico sono persone assolutamente normali", spiega Arlacchi. "Questa nuova forma di assoggettamento apre il mercato a imprenditori del traffico 'fai da te'". E' una delle conseguenze della mutazione del mercato del sesso, che trova riscontri nelle considerazioni della prima linea dell'Antimafia. Spiega il Procuratore di Lecce: "Nascono 'piccole libere iniziative', perché non c'è più bisogno di entrare in contatto con la grande criminalità organizzata, un tempo l'unica 'agenzia di servizi' per la gestione degli ingressi in Europa". In poche parole: finché la mafia albanese era capace di passare il Canale d'Otranto utilizzandolo come ingresso per l'Europa era inevitabile che avesse rapporti solo con altre grandi reti criminali. Adesso però, conclude Motta, "le vie di ingresso sono le più disparate e il controllo è diventato complicatissimo". Così il grande crimine si è decentralizzato.
Il commercio è al dettaglio ma i numeri restano all'ingrosso. Ma quanto denaro muove questo traffico? Fare stime è quasi impossibile per la natura sommersa e continuamente mutevole del fenomeno del traffico e per i diversi criteri adottati da stato a stato per tentare di quantificarne i flussi. Eppure qualcosa si può dire. Secondo complesse stime dell'Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro), che molti ritengono al ribasso, sono trafficate nel mondo almeno 1,7 milioni di schiave del sesso e il trend è in crescita. Per quel che riguarda il mercato italiano Transcrime - il Centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell'Università degli Studi di Trento e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che collabora sulla tratta con il Parlamento Europeo - ha stimato in quasi 6 miliardi di euro gli introiti tra il 2004 e il 2005. Con un traffico stimato di donne che varia tra 18.000 e 36.000. Introiti che, sottolineano sempre gli esperti, finiscono quasi per intero nelle tasche dei trafficanti.
Nuovi problemi per l'antimafia. "Da quando la violenza è sparita non riusciamo più a far collaborare le ragazze, il lavoro si è complicato, anche per le stesse unità di strada", spiega Motta, "prima alla violenza le donne finivano per ribellarsi e collaboravano, e questo è indispensabile per ricostruire la filiera criminale, ma oggi - prosegue il magistrato - basta osservare che tra il 2007 e il 2008 non si è avuto nemmeno un solo procedimento per tratta di esseri umani". Infatti "i procedimenti penali, a fronte dei successi ottenuti negli anni scorsi, sono crollati e questo può dar conto di quanto la situazione adesso sia molto più complicata". Lo stesso, continua Motta, si riscontra dalle intercettazioni telefoniche: "Non c'è più traccia, oggi, dei resoconti di violenza inaudita degli anni Novanta."
Insistono sia Arlacchi che Motta: la violenza logora la "merce" e al tempo stesso espone chi la esercita a rischi continui. "Comprare un essere umano e trattarlo come "merce", spiega Arlacchi, non conviene: gli esseri umani non sono come un pacco di droga proprio perché non sono una merce: vanno gestiti, nutriti e, alla fine, e questo è incontrovertibile, l'essere umano si ribella, sempre".
Articolo tratto da repubblica
01 settembre, 2008
Giant Sand feat Howe Gelb realeases Provison
Experimental Americana pioneer Howe Gelb to release new Giant Sand album, proVISIONS, September 2
Tucson, Arizona-based musician Howe Gelb will release the first Giant Sand album in nearly four years proVISIONS on September 2, 2008. The work will feature friends such as Isobell Campbell, Neko Case and M. Ward.
"Giant Sand is a mood," says Howe Gelb. The creative force behind the extended family that has comprised Giant Sand over the years, speaks of "yippity and happenstance" that arise to inspire the soundscape that is Giant Sand. The musical family tree of the Tucson, AZ group is long and illustrious, beginning in 1980 as The Giant Sandworms and later spawning bands like Calexico, The Friends of Dean Martinez and OP8.
Howe Gelb has steadily amassed a prolific catalog of Giant Sand and solo material that spans the wealth of southwestern roots and lo-fi. Thick with musings scattered by desert winds, and soaked with eroding guitars and dusty piano, proVISIONS sonically explores love and loss in the socio-political climate of the modern world.
This incarnation of Giant Sand is comprised of Gelb, Danish musicians Thoger T. Lund (bass), Peter Dombernowsky (drums) and Anders Pedersen (slide guitar). It features talented friends/collaborators such as Neko Case, M. Ward, Isobell Campbell, Henriette Sennenvaldt, Lucie Idlout and Lonna Kelley.
A creeping cruise down a dark desert highway, these proVISIONS provide for the furthering ride of Giant Sand's completely unique sonic legacy.
Il Cd Giant Sand - Provision
può essere acquistato al seguente negozio on line
www.moonlightrecords.com
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