14 novembre, 2008

Prostituzione : Il modello svedese

STOCCOLMA - "La prostituzione è una violenza dell'uomo contro la donna". Sembra uno slogan femminista degli anni Settanta la legge svedese varata nel 1999, l'unica in Europa che, ad oggi, si sia dimostrata capace di contrastare il crimine organizzato legato al mercato del sesso. Colpendo duro il cliente. Le donne trafficate nel paese scandinavo ogni anno sono 400-500, a fronte delle 5-7.000 di altri paesi nord-europei come Norvegia o Danimarca. Una norma che funziona, dicono le autorità, perché ha il consenso dell'80% della popolazione.

Il poliziotto e il politico. Jonas Trolle, l'ispettore criminale a capo della squadra anti-racket più grande di Stoccolma e Kajsa Wahlberg, membro dell'Intelligence e responsabile dei rapporti con il Parlamento svedese sullo stato del traffico in Svezia, ci hanno spiegato il meccanismo di contrasto. Una ricetta che funziona, considerando che secondo le rilevazioni delle autorità ha visto calare la prostituzione nelle strade di Stoccolma fino alle 10-15 ragazze per notte, stimate in circa 50-60 prima dell'entrata in vigore della legge. I siti internet a Stoccolma sono ormai soltanto 3-4 e controllano un centinaio di ragazze, contro le circa 2.000 di capitali di dimensioni analoghe come Copenaghen o Oslo. Non mancano le intercettazioni in cui i trafficanti i trafficanti si lamentano dicendo che il mercato svedese è "troppo sfavorevole". E la gente? Gli svedesi interpellati non hanno dubbi: stiamo con le ragazze, contro chi compra.

"E' la cultura dell'eguaglianza di genere che può combattere la prostituzione", dice Jonas Trolle dalla piccola stanza dalla quale dirige le operazioni della fase di "pre-investigazione": infiltrazioni, pedinamenti, intercettazioni. Parola di poliziotto: "Se la società non prova a capire i meccanismi di discriminazione tra i sessi e se non riflette sul perché è importante aiutare queste donne e non le vede come vittime allora è ovvio che la legge non funzionerebbe".

In Svezia questa legge è stata sostenuta con forza: dal 1999, anno del varo, è stato verificato in 5 consultazioni popolari un consenso che oscilla tra il 75% e l'85%. "Sono loro, le persone - prosegue l'ispettore - la nostra prima fonte, perché se c'è qualche movimento sospetto in 5 minuti la società lo sa, quindi anche la polizia lo sa. La gente sa che le ragazze sono vittime".

E la "libertà di vendersi?" "Io stesso, nel 1999, ero contrario a questa legge", rivela l'ispettore, "perché non ne capivo il meccanismo e pensavo che se qualcuno vuol comprare e qualcun altro vendersi, in fin dei conti sono affari suoi. Ma oggi, dopo 10 anni di esperienza e di conoscenza diretta del fenomeno capisco che non è mai questione di libera scelta: dove c'è prostituzione, dietro c'è sempre il crimine organizzato, sempre".

Una legge che ha ben 30 anni di studi alle spalle. Kajsa Wahlberg, membro dell'Intelligence della polizia nazionale e incaricata dal Parlamento di un report annuale sulla prostituzione in Svezia, spiega che "moltissimi studi e ricerche condotte in Svezia tra i primi anni Settanta e fine degli anni Novanta hanno portato allo stesso risultato: tutte le donne svedesi che finivano per prostituirsi avevano subito abusi sessuali infantili da parte di padri, parenti o amici". E conclude: "Quando i ricercatori non hanno più avuto dubbi sulle correlazioni tra gli abusi sessuali e la prostituzione si è deciso di fare una scelta radicale, ed è nata la legge."

Perché funziona punire la domanda di sesso. "Il cliente è solo il primo anello di una lunga catena criminale e poiché, come prevede la legge, chiedere sesso è già un reato in sé - spiega l'ispettore Trolle - prendere i clienti è semplice e consente di costruire una prova solida contro il trafficante". Basta che i clienti siano in aula, insomma, e sei a metà dell'opera. "Per il tribunale - prosegue l'ispettore - la sola presenza dei clienti in aula è sufficiente a provare che è stato commesso un reato e questo è determinante per stabilire la connessione con il trafficante o lo sfruttatore".

"Sei un criminale". Il senso della legge è quello di includere il compratore nella filiera criminale. Spiega Trolle: "Noi informiamo i clienti che stanno aiutando il crimine organizzato e distruggendo una giovane vita. Poi gli inviamo a casa una lettera della polizia in cui si informa del reato commesso, la moglie chiederà spiegazioni: in Svezia essere qualificati come compratori di sesso è una vergogna profonda, e questo è molto efficace". E per il "compratore" è solo l'inizio. "Li pediniamo, li intercettiamo, facciamo fotografie e prendiamo le loro targhe, dopo circa 6 mesi li chiamiamo in Tribunale a testimoniare e li facciamo sedere accanto agli sfruttatori e ai trafficanti: solo così possono rendersi conto di far parte di una rete criminale".

Parlano le prostitute. "Non si può più lavorare! Se qualcuno si ferma a chiedere l'ora, si fa due ore in centrale, maledetta polizia!". E' livida di rabbia Hulda, una prostituta svedese che ha passato i 50, che si lamenta: "Ormai tutti, clienti e ragazze, sono emigrati nei paesi vicini, soprattutto in Norvegia, qui è diventato troppo complicato, io non lavoro quasi più!". Sara è ungherese e ha vent'anni, almeno così dice: "I poliziotti sono sempre gentili, mi chiedono se va tutto bene, se qualcuno mi da fastidio". Certo, fa freddo e si lavora poco, ammette Sara. Ma almeno non è come in Italia, dove ha lavorato per tre mesi in un piccolo paese vicino Roma: "In Italia ogni sera mi chiedevano i documenti e mi dicevano 'vattene, torna a casa tua'".

Le critiche al modello svedese. Forse non le vedi, ma si sono spostate nelle case, e ci arrivi tramite internet. Favorire lo spostamento al chiuso, dove è meno controllabile: è la critica che è sempre stata mossa agli svedesi. Ma "se il cliente può, allora la polizia può" - ribatte Trolle. "Abbiamo scelto di colpire il marketing, arrivare al compratore è facile, se il modo lo trova lui, figuriamoci se non lo troviamo noi". Internet è la nuova frontiere della compra-vendita di sesso. "Certo, ammette l'investigatore, non possiamo controllare tutti i siti né bloccare i server che si trovano all'estero, ma adesso ci risulta che a Stoccolma sono rimasti solo 3-4 siti che gestiscono un centinaio di ragazze". Poca roba in confronto alle altre capitali europee, come Oslo o Copenaghen, dove si torna a parlare di migliaia di ragazze e un numero di siti di cui le polizie hanno perso il controllo.

A scuola dai vichinghi. "I colleghi tedeschi ci dicevano che eravamo dei pazzi", racconta Wahlberg, "oggi vengono da noi per cercare di capire come lavoriamo, siamo pieni di fascicoli di registrazioni in cui i trafficanti ammettono che quello svedese è un mercato troppo sfavorevole". Infatti prostitute e clienti sono emigrati verso la vicina Norvegia, mandando in tilt la polizia locale, che ha registrato più di 600 nuove entrate nel solo mese di settembre, come spiega Esohe Agathise, giurista e consulente per le nazioni Unite: "Entro la fine del 2008 il Parlamento norvegese voterà una legge analoga a quella che c'è adesso in Svezia, le due polizie collaborano da ormai oltre due anni e c'è un clima di grande aspettativa, anche chi era contrario si è convinto: è quasi scontato che la legge passerà".

Gunilla Ekberg ha curato il disegno di legge svedese nel 1999 per il Parlamento e ora dirige il Catw (The Coalition Against Trafficking in Women International), la più grande Ong al mondo contro la tratta: "Me lo lasci dire, sono letteralmente sconvolta e spaventata dalla direzione presa dall'Italia: punire le ragazze le farà scappare dalla polizia, non collaboreranno più, per voi prendere i criminali diventerà impossibile".

Ps : Don Benzi lo ha sempre affermato che per colpire il traffico e liberare le ragazze occorreva colpire il Cliente. Eppure lo hanno sempre deriso... ora arrivano dalla Norvegia e sembrano ( giustamente ) parole sante.
Italia, pensa e valorizza le tue risorse invece di fare la caprona !!!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ottimo, e bravi gli svedesi. Ma in Italia c'è solo menefreghismo, e un assistenzialismo finto non costruttivo.