MILANO - Tossiva sangue, la malattia era già in fase conclamata. La coinquilina allora ha alzato il telefono e ha segnalato ai volontari dell'Opera di San Francesco il caso dell'amica. Una prostituta romena. Malata di tubercolosi. La donna ora è in cura, ma l'allarme intanto è scattato. La denuncia è dell'assessore alla Salute del Comune, Giampaolo Landi di Chiavenna: più di ottanta casi, solo nelle ultime due settimane, di immigrati indirizzati al centro di Villa Marelli per i controlli anti-tisi. Impossibile, tornando al caso della prostituta romena, risalire al numero di persone che sono entrate in contatto con lei.
«Non sappiamo da quanto tempo sia malata, e se va bene riusciremo a rintracciare solo l'un per cento delle persone che ha frequentato », conferma suor Anna Maria Villa, medico e responsabile del Poliambulatorio dell'Opera San Francesco. Che non nasconde la preoccupazione: «Il rischio di essere contagiati dalla Tbc in città non è più circoscritto, non è più un problema di pochi». Meno di un mese fa lo spettro della tubercolosi si era materializzato in un asilo in zona San Siro. «Non succedeva da molti anni», avevano ammesso allora dal Comune. A Milano i casi di tubercolosi sono circa quattrocento all'anno. «Tre volte di più rispetto alla media nazionale», spiega Luigi Codecasa, responsabile di Villa Marelli.
Nella Milano del 2008 la tbc colpisce soprattutto gli immigrati (i due terzi del totale) in età ancora giovane, tra i trenta e i trentacinque anni. Oppure gli italiani over 50. «Immigrazione, povertà, ambienti più stretti, maggiori possibilità di contatto », le ragioni del primato in negativo di Milano. «Le persone più a rischio sono quelle che vivono nelle stesso ambiente del contagiato ». Nello specifico, rischia quindi di più la coinquilina che il partner occasionale della prostituta malata. L'assessore intanto, dal versante politico, rilancia la sua battaglia sul mestiere più antico del mondo. «Questo nuovo caso di Tbc è emblematico rispetto al problema della prostituzione: bisogna intervenire sul piano sanitario, attraverso l'obbligo di un certificato sanitario per chi esercita la "professione" ».
Anche perché, oltre alla tubercolosi, «ci sono malattie che stanno tornando a diffondersi, come la sifilide, e il problema crescerà se non si regolamenta il fenomeno della prostituzione: ci sono più di 1500 prostitute di strada rilevate in città, il problema è molto grosso». Libretto sanitario ed emersione dal lavoro nero. Con tanto di fisco alle calcagna e una minimum tax da onorare. Vecchi pallini dell'assessore. Che sul tema ha preso carta e penna per scrivere ai ministri competenti: «Il governo deve affrontare urgentemente il tema. Sono preoccupato perché il progetto di legge del governo è scomparso dall'agenda del Consiglio dei ministri».
Commento degli autori del blog :
Don Benzi era convinto che qualsiasi donna di qualsiasi nazionalita' e ceto sociale che esercitasse la "professione" piu' antica del mondo non fosse una donna libera. Interessa poco a noi sapere quali siano le forme giuridiche per rendere sicure queste ragazze anche se ne capiamo la neccessita' e l'urgenza. A noi interessa rendere libero il cuore di queste ragazze. Come detto tempo fa con i Rom non basta emarginare e controllare, occorre educare ed amare.
Ma questo è un ruolo che non può spettare allo stato. E' un ruolo che spetta a noi. Cosi' potremo rendere libere e felice migliaia di ragazze.
E' qui che occorre ripartire.
24 luglio, 2008
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1 commento:
Simo, bisogna riconoscere che la tua costanza nel rifiutare la discriminazione delle prostitute è davvero lodevole, vai avanti così
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