30 aprile, 2009
Richard Elliot - Rock Steady
29 aprile, 2009
Monty Alexander - Calypso Blues ( The songs of Nat King Cole )
La Chesky, label audiophile per eccellenza, propone un altra splendida registrazione SACD a tema. Protagonista è il celebre pianista jazz caraibico con un superbo piano trio a tema dedicato alle canzoni di Nat King Cole. Un piano-jazz trio, ancora una volta alle prese con musiche popolari e di presa immediata in una spettacolare e suggestiva versione. SACD ibrido!
- Monty Alexander – Calypso Blues The Songs Of Nat King Cole Dopo Tony Bennett, il celebre pianista dall’inconfondibile stile in trio. Feat. Lorin Cohen, contrabbasso e George Fludas, batteria, alle prese con una dozzina di celebri songs del repertorio del King per eccellenza.
23 aprile, 2009
Chi non crede nell'Onu ?
Fonte Misna
Webb Wilder - More Like Me
Da casa Blind Pig, atteso album di questo personaggio della scena rock USA consideratissimo dalla critica. Senza usare tanti giri di parole, riportiamo quanto scritto da un noto giornale di Birgmingham: “There are no explosions, no video enhancements to a Webb Wilder show. Just lots and lots of authentic, gut level rock music. He’s the last of the full grown men, and you don’t question his genius”.
- Webb Wilder – More Like Me Clamoroso ritorno di uno dei personaggi più autentici della scena rock USA.
21 aprile, 2009
Grazie a casa Signature, ritorna, dopo ben cinque anni di silenzio, questo songwriter del New Jersey che è espatriato a Buenos Aires. Da lì ha mandato a New York le basi del suo nuovo album, registrato nel salotto di casa con il suo co-produttore Greg Anderson, per essere completato da noti side-men locali. Il risultato è un pregevole ed eclettico lavoro che evidenzia sensibilità e capacità di questo eccellente songwriter.
- Richard Shindell – Not Far Now (Clamoroso ed inatteso ritorno di un pregevole cantautore Usa)
20 aprile, 2009
Un disco semplicemente imperdibile: Dado Moroni, il pianista italiano in questo momento più celebrato nel mondo. Gli attesati di stima per questo grandissimo artista, vanto nazionale nel mondo si sprecano: “ se fossi un pianista vorrei suonare come Dado Moroni” (Tom Harrell), “Dado Moroni è senza ombra di dubbio uno dei miei pianisti preferiti” (Kenny Barron), “Dado Moroni non è solo un pianista eccezionale, ma è un pianista eccezionalmente swingante. Per questo motivo traggo ispirazione dalle sue qualità…” (Mulgrew Miller, “In Italia avete un campione del mondo del pianismo… Dado Moroni è uno dei miei pianisti prediletti…” (Ron Carter ). L’intensità espressiva ed il fraseggio unico e profondamente ispirat , la carica di swing, l’eccezionale timing e la classe cristallina di Dado Moroni sorreggono dall’inizio alla fine questo cd che si rivela di bellezza ineguagliabile. Un disco che stupisce per la caratura artistica e che si presta ad una molteplice varietà di ascolti proprio perché denso di riferimenti vari: dalle radici ai vari stili che si sono susseguiti nella storia del jazz alla musica colta contemporanea.
- Dado Moroni – Solo Dado Da enfant prodige ad artista tutto campo che ha saputo coniugare una mostruosa padronanza dei vari stilemi jazzistici ed una tecnica strumentale da supervistuoso ad una espressività di rara intensità in grado di emozionare sempre grazie anche al “fuoco “ interiore che hanno ormai reso celebre Dado Moroni.
17 aprile, 2009
Buckwheat Zydeco - Lay Your Burder Down ( Alligator R. )
Il 2009, anno che segna il suo 30esimo anno di attività, dovrebbe essere un anno speciale per Stanley Dural, più conosciuto come “Buckwheat”. Già celebre come una delle icone più rappresentative della Louis iana-music ed in particolare dello zydeco, Buckwheat Zydeco realizza quello che dovrebbe essere il suo album più commerciale di sempre. In “Lay Your Burden Down”, con la produzione di Steve Berlin, presente anche al sax baritono, Stanley “Buckwheat” Dural, si avvale della collaborazione, oltre che della sua notevole band abituale, di alcune delle più acclamate stelle del rock, i chitarristi Warren Haynes e Sonny Landreth su tutti. Quando il Louis iana- Zydeco ha il fascino del più godibile e potente rock-boogie.
- Buckwheat Zydeco - Lay Your Burden Down Eccellente accordionist e tastierista con band e ospiti: Troy “Trombone Shorty” Andrews, trombone, Steve Berlin, baritone sax, JJ Grey: voce e Wurlitzer piano, Warren Haynes, chitarra nella title-track da lui stesso composta, e Sonny Landreth, chitarra in “When The Levee Breaks” e “The Wrong Side”.
16 aprile, 2009
Parole di Speranza 4
Tre giorni nel sepolcro; tre giorni di attesa per chi ha visto nella morte di croce cadere ogni speranza sono davvero lunghi. Ma poi il sepolcro si apre, gli angeli parlano; il Risorto appare e si manifesta.
I segni della Pasqua del Signore li possono vedere anche coloro che non credono, ma i segni della nostra Pasqua dove sono?
Perché essi appaiano e ognuno li veda, è necessario che i cristiani compiano in se stessi ciò che manca alla passione di Cristo. E Gesù infatti, appena ebbe preso l’aceto, disse “E’ compiuto”.
Noi siamo invece tuttora nella fase del rifiuto; “Allontana da me questo calice” e quando avremo la forza di aggiungere “Però non la mia, ma la tua volontà sia fatta”?
Questa è la prima condizione, convalidata dall’esempio di Gesù, la quale può portarci, e farci entrare con frutto, dentro il giorno che il Signore ha fatto.
Per cui ogni rifiuto di bere la nostra sorsata di dolore comporta fatalmente la legittimità della sofferenza altrui e l’aggravamento di essa. La mia croce allora va a cadere sulle spalle di questi o di quelli; e quando li vedo a terra, gravati dal mio carico, ho persino la spudoratezza di incolparli dell’andar male di ogni cosa.
Chi rifiuta il Calvario non fa Pasqua; fa la Pasqua e aiuta far la Pasqua chi porta la propria croce e dà la mano alle spalle degli altri.
Tutti vogliamo un mondo migliore, tutti siamo per la riforma o per la rivoluzione, però la medicina che guarisce, ognuno, se può, vede prescriverla agli altri e a fargliela anche trangugiare.
Il che fa spettacolo, ma non fa storia o fa la solita storia, in cui nulla muta (nulla cambia, come dice bene il Gattopardo).
Comune il male, in oriente come in occidente, negli individui come nei popoli; ed è questo il male: il rifiuto della croce. E così si rimane fuori dalla Pasqua non però fuori dal soffrire; questo soffrire che viene moltiplicato dal rifiuto e dalla disperazione che tiene dietro.
Noi cristiani abbiamo fretta di vedere i segni della Pasqua del Signore e quasi gli muoviamo rimprovero di ogni indugio, che fa parte, invece, del mistero della redenzione. I non cristiani hanno fretta di vedere i segni della nostra Pasqua, che aiutano a capire i segni della Pasqua del Signore.
E allora ricordiamoci:
* un sepolcro imbiancato, che di fuori appare lucente ma dentro è pieno di marciume, non è un sepolcro glorioso;
* chi mette insieme pesanti fardelli per caricarli sulle spalle degli altri, senza smuoverli nemmeno con un dito, è fuori dalla Pasqua;
* chi fa le sue opere per richiamare l’attenzione della gente, invitando magari la stampa e la televisione, costui non vede la Pasqua;
* chi chiude il Regno dei cieli in faccia agli uomini per mancanza di misericordia, non sente la Pasqua;
* chi giura per l’oro del tempio e non per il tempio soltanto, non ha ancora buttato via le trenta monete d’argento;
* chi paga le piccole decime e trascura la giustizia, la misericordia e la fedeltà, rinnega la Pasqua;
* chi ama il piatto dall’esterno, mentre dentro è pieno di rapine e intemperanza, non fa posto alla Pasqua.
E allora, una cristianità che si incanta dietro memorie e che ripete senza spasimo gesti e parole divine e a cui l’Alleluia è soltanto un rito e non la trasfigurante irradiazione della fede e della gioia nella vita che vince il male e la morte dell’uomo, questa cristianità come può comunicare al mondo i segni della Pasqua?
Ma carissimi fratelli e sorelle, ci fu una donna che vide per prima i segni della Pasqua e li ha visti molto bene, quella mattina, quella donna famosa in città (famosa non per le opere di misericordia, ma per qualcosa d’altro): si chiamava Maria di Magdala, di cui parla il vangelo di oggi (il vangelo di oggi parla di Gesù risorto e solo di questa donna, Maria Maddalena).
Prima ancora di andare con le altre donne, era andata ancora più presto, prestissimo, al sepolcro, da sola, perché voleva vedere il corpo del Maestro: voleva adorarlo, voleva baciarlo e dargli l’ultimo segno di adorazione. E allora la seguiamo anche noi nell’itinerario verso il Calvario, per provare nel nostro cuore i sentimenti che ella ha provato quel mattino, prestissimo, di Pasqua.
Quando Maria di Magdala si incamminò verso il sepolcro, il cielo cominciava a rischiararsi e la luna sbiancava. Nella notte il cuore le si era alleggerito e non sapeva neanche lei perché: era come diventato un pallone colorato, di quelli che vendono alla fiera e i bimbi li legano con il filo per trattenerli sulla terra.
Così il suo cuore navigava come un’anitra che scivolasse lieve sopra il pelo dell’onda e il lago, quello tuo, o Gesù, il lago di Genezareth, era tornato azzurro, con le nuvole rosa di tramonto, rosa di albe, rosa di petali sfogliati, disciolti dentro con la luna. Ma Gesù non c’era.
Ma perché, ma perché Maria di Magdala, Gesù, non poteva vederti? Forse le mancavano gli occhi? Vedeva l’alba, vedeva gli ulivi, vedeva gli uomini che si recavano negli orti; tutto vedeva, ma non Te. Tu allora la chiamasti per nome “Maria!” e per un breve spazio ti vide, ma non le concedesti di più “Non trattenermi, non toccarmi! Perché prima devo ascendere al Padre”.
Come, eri appena giunto e già partivi? Ma che cosa significa allora giungere e che significa partire?
Forse era una piccola commedia cui doveva far finta di credere Maria di Magdala?
Significava forse che per il momento le dove va bastare la presenza senza la visibilità?
Del resto le era già bastata; lo aveva saputo da prima che Tu eri là, quando ancora giocavi a nascondino con l’ortolano. Già da allora era stata felice.
Ma Tu non c’eri più; e allora Maria guardò l’erba se serbava magari l’impronta dei tuoi piedi. L’erba era intatta come se sopra ci fosse passato soltanto un soffio leggerissimo di brezza; nemmeno un segno vi avevi lasciato!
Ma il segno, lo sappiamo, serve quando non c’è la realtà, invece Tu, Tu eri presente, come l’aria e la luce; le entravi negli occhi, ti respirava, ti viveva.
Potevi anche nasconderti, ma non ci saresti mai riuscito.
Al di là dell’oggettiva consistenza del tuo corpo, questa era la tua risurrezione più profonda: essere presente, essere vivo, essere la vita nuova della risurrezione.
Maria certo non ti avrebbe mai messo le mani addosso, come pretendeva Tommaso in una sorta di ispezione fisica, né avrebbe cercato la tua identità nei quattro segni delle inchiodature. Tu non ne avevi bisogno.
Maria di Magdala allora discese lentamente lungo il sentiero che svoltava tra le rocce e gli ulivi; lividi e luminosi gli ulivi, a seconda del vento e della luce, erano stati bruciacchiati dalle torce dei militi, erano stati schiantati dal terremoto dell’ora sesta ed ora levavano le fronde stupefatte, ferme nel primo sole. Anch’essi, gli ulivi, ti toccavano.
Tu eri lì: un albero piantato in eterno sulla Terra, che nessuno avrebbe mai più divelto.
E Maria si appoggiò a un tronco e distese le braccia. Le venne incontro il sole, il mondo, la vita nuova della risurrezione; e sulle labbra sentì come il sigillo di un tuo bacio, bacio mai ricevuto, bacio mai osato sognare. Ma ora se lo sentiva in bocca, dolce come il latte e il miele della terra promessa. E così sia.
Don Enrico Vago
One For All - Return Of The Lineup
Da casa Sharp Nine, clamoroso ritorno di questa formazione che vanta nel suo organico altrettanti leaders di quanti sono i componenti. Ve li segnaliamo in quanto “Return Of The Line Up” è un autentico evento non meno dell’omonimo disco “Line Up” edito sempre dalla Sharp Nine nel 2006.
- One For All – Return Of The Line Up Feat. Eric Alexander, tenor saxophone , Jim Rotondi, trumpet, flugelhorn, Steve Davis, trombone, David Hazeltine, piano, John Webber, basso, Joe Farnsworth, batteria.
15 aprile, 2009
Da più di un ventennio uno dei più seri interpreti italiani di blues e di “americana”, Paolo riscopre, credo al suo ottavo album solo, la canzone d’autore della sua terra, Genova, Liguria, e la canta appassionatamente mischiandola alle sue radici “americane”.
- Paolo Bonfanti – Canzoni Di Schiena Feat. Roy Roger s, Vittorio De Scalzi, Alex Vaalle (Francesco De Greg ori Band), La Rosa Tatuata!
14 aprile, 2009
Elisabetta Antonini - Un Minuto Dopo
Grazie alla Koinè, sussidiaria di grande successo della pugliese 12Lune, presentiamo una nuova vocalist, Elisabetta Antonini, degna di nota come cantante ed arrangiatrice. Dotata di una timbrica estremamente particolare dal suono morbido e al tempo stesso “nero”, di una singolare abilità interpretativa oltre al sapiente uso strumentale della voce, questa vocalist affronta la tradizione jazzistica, dalla più classica alla più “moderna”, con una personalità artistica ricca di forza ed espressività.
- Elisabetta Antonini – Un Minuto Dopo
07 aprile, 2009
Roy Rogers - - Split Decision
L’uscita del nuovo album di Roy Rogers, il primo in studio dopo sette anni, arriva attraverso la Blind Pig, la label che l’ha lanciato e sostenuto negli anni ’80 prima che divenisse un personaggio famoso grazie alle sue collaborazioni e produzioni in ambito blues (da John Lee Hooker a Ramblin’ Jack Elliott). “Split Decision” lo vede esprimersi ancora una volta con una piccola formazione, i Delta Rhythms Kings, che esalta le sue doti di virtuoso slide guitarist.
- Roy Rogers – Split Decision Slide guitar blues come da tempo non si ascoltava! Feat. Delta Rhythms Kings.
06 aprile, 2009
A tre anni dal prorompente successo di “M’bem Di Fora”, il prezioso scrigno della capoverdiana (in realtà lisboeta di nascita) Lura torna ad aprirsi, per regalarci una gemma che è un delicato cesello acustico di intensa sodade, di infinita grazia e di pura energia, nel quale funana e coladera, morna e batuque, jazz e pop d’autore si fondono in un linguaggio perfetto e dal fascino inaudito. Registrato tra Lisbona, Parigi, New York, Praia e Napoli, “Eclipse” mette sul tavolo un parterre di grandissimi musicisti reclutati per l’occasione e coordinati da Toy Vieira; accanto ad essi gli italianissimi Kantango, che con Lura tracciano le nuove credenziali del tango nello straordinario e languido brano che chiude il disco e che ha per titolo “Canta Um Tango”. Lura è esplosa sui palchi internazionali come la unica vera erede della grande Cesaria Evora, nonostante tra le due artiste esistano differenze stilistiche notevoli, ma all’inizio della sua carriera per Lura il giornalista portoghese José Eduardo Agualusa scrisse grandi parole di elogio “A chiunque mi chieda un nome per il futuro della musica di Capo Verde io rispondo senza dubbi, Lura.
- Lura – Eclipse Con i migliori musicisti di Capoverde, Lisbona e Parigi e i napoletani Kantango.
05 aprile, 2009
Parole Di Speranza 3
Lazzaro - penso - una volta strappato dalla morte, si fermava talvolta davanti al buco nero della tomba che l’aveva ingoiato e risputato; e faceva forse a Gesù una specie di processo (le cose che anche noi ci sentiamo quasi, rispettosamente, rimproverare a Gesù).
Ma questo Lazzaro era forse una marionetta da mandare avanti e indietro da quella porta tenebrosa? (Quasi giocando come fa un gatto con il topo?).
Va bene che Tu sei il Messia, o Signore! Ma anche il Messia - secondo noi - dovrebbe fare i conti con gli altri; e forse chiedere il permesso per un miracolo di quella sorta, che uno se lo sente attaccato alla vita, perché diventa la sua vita stessa fino alla fine dei suoi giorni!
Se poi volevi, potevi venire anche qualche giorno prima e guarirlo alla buona, mentre si trovava a letto: lo toccavi e quello si alzava; senza quella gran scena del miracolo con la gente a vedere! (E magari a scommettere: viene fuori; non viene fuori?).
E lui, Lazzaro, che esce dalla tomba tutto legato dalle bende, come un fantasma.
E adesso Lazzaro era uno che tutti si voltavano a guardare quando passava per la strada, come se fosse un morto vivo; un qualche cosa che non può essere e che nessuno è stato mai.
“Lazzaro del miracolo”, lo chiamavano! Lazzarodelmiracolo, come se fosse un soprannome.
E dice il Vangelo che da Gerusalemme veniva una folla di Giudei a vedere questo miracolato risuscitato dalla morte. E siccome molti Giudei lasciavano la sinagoga per seguire Gesù, ecco che il sinedrio decise di uccidere Gesù, ma anche di eliminare Lazzaro.
Insomma, Lazzaro non era più, non si sentiva più un uomo normale; era questo che lo infastidiva.
Ma noi ci domandiamo: e che cos’è la normalità?
C’era la normalità della gente, che non è la normalità di Dio.
E proprio perché non siamo santi, accade che la normalità di Dio sia come una eccezione.
Ma non è forse la normalità di Dio la suprema regola del mondo, la profezia degli ultimi tempi, l’anticipazione del Regno?
Sì, è proprio così: ciò che è anormale secondo la norma di Dio, rispetto a ciò che è qui sulla Terra, è invece la norma rispetto a ciò che deve essere e che sarà.
E questo perché il mondo non è ancora totalmente il Regno; anzi, spesso ne è tanto lontano!
E così anche il miracolo. Che cos’è nella sua realtà il miracolo (nella sua realtà più profonda), se non la Legge nuova, l’ultima, quella che siamo chiamati a scrivere e che sarà scritta definitivamente soltanto alla fine dei tempi?
Io non lo so, Signore, se è colpa del peccato originale o di qualche altra trappola in cui siamo caduti! Ma so di certo che non siamo fatti normalmente per la morte, per il dolore, per la malattia!
E se soffriamo, non è normale; se ci ammaliamo, non è logico; se moriamo, è solo provvisoriamente
(in questa provvisorietà singolare della storia, che tuttavia deve finire).
E alla fine, quando il Tuo piano, o Signore, sarà tutto compiuto, non ci saranno più lacrime, non ci saranno più lutti e Lazzaro non scenderà mai più nella sua tomba.
Lazzaro non poteva tornare indietro come se nulla fosse stato e non fosse mai morto.
Doveva tornare in avanti come profezia della vita immortale, come testimonianza che “Chi vive e crede in Me, non morirà in eterno”.
Invece, non seppe mettere forse a frutto il suo esilio di morte e si sentì inevitabilmente estraniato, perché: tornare avanti, non sapeva; e tornare indietro, non poteva.
Così abbassò il grande livello metafisico e simbolico della propria vicenda al piano gretto delle querimonie psicologiche. Restò come murato in un destino anomalo, così com’era rimasto murato nella tomba.
Adesso la sua tomba era la vita; la vita che non sapeva rifar circolare tra la gente, per le strade del mondo. Perché? Perché le strade del mondo le aveva ormai disimparate e le strade del Regno non le aveva ancora scoperte.
Quei fiori, che sono a un tempo la normalità e la gratuità, la profezia e la restituzione, non crebbero forse nel suo orto, come invece crescevano abbondanti nell’orto della sorella Maria.
E allora preghiamo Signore.
“Signore, donaci di compiere sereni gesti di ogni giorno, fatti con l’intensità dell’ultimo giorno, come profezia del tuo Regno venturo!
Donaci, o Signore, quei miracoli che non sono più miracoli, ma sono il Tuo Regno che viene! Il tuo Regno già venuto.
E allora facci risorgere, o Signore, non come Lazzaro per una vita un po’ scontrosa; facci risorgere come Te, che non avevi bisogno di mangiare, eppure hai mangiato come ognuno di noi!
E nel prodigio pasquale sei tornato ancora, come ciascuno di noi, per essere il futuro del Regno, presente nell’oggi della nostra vita, umana e fuggevole”. E così sia.
Don Enrico Vago