23 novembre, 2007

Può La Musica Chiuderci In Noi Stessi ?

Gia' in questo blog abbiamo trattato piu' di una volta il tema del Rock ( e piu' in generale della musica ) come esigenza dell'anima. Con Antonio Spadaro abbiamo gia' visto come non si possa, utilizzando termini propri della tradizione cristiana, ne demonizzare ne santificare il Rock come qualsiasi atra forma di musica o d'arte. Eppure la musica ( compresa quella piu' raffinata e "sensibile" ) come ogni altra forma d'arte può trasformarsi da momento di gioia in momento profondamente egoistico, da occasione di "mettersi in contatto con l'altro " ( come nel cd Give Us Your Poor ) ad isolamento dall'altro in noi stessi. Ecco perchè ho ritenuto interessante proporvi questo scritto di G. Ravasi. Certo si denota una certa "diffidenza" verso il mondo del Rock ma se si tralascia questo penso che questa riflessione possa essere molto utile.

"Dicono che la musica abbia per effetto di elevare l'anima Sciocchezze! Non è vero. Agisce, agisce tremendamente, ma non nel senso di elevare l'anima; non la eleva né l'abbassa, la esaspera. Amo tanto la musica e, perciò, non volevo lasciar passare la festa di s. Cecilia senza parlare di quest'arte. Sono, allora, andato a cercare un passo significativo e ho pensato a qualche testo che avesse la musica nel titolo e m'è venuto subito in mente La sonata a Kreutzer (1889-90) di Tolstoj, racconto terribile ma possente. E ho trovato questa frase anch'essa terribile che, però, non può essere facilmente accantonata. Certo, sappiamo che il grande Cervantes era convinto che donde hay música, no puede haber cosa mala e lo stesso Lutero in un suo scritto intitolato Frau Musica ribadiva che «non può esserci animo cattivo dove cantano gli amici». Tuttavia non bisogna dimenticare che già i Greci sapevano che, accanto alla musica «apollinea», fonte di armonia, bellezza e gioia, c'è anche la musica dionisiaca che acceca, travolge e sconvolge. E qui il pensiero corre, senza voler essere troppo raffinati o prevenuti, a certe espressioni della musica giovanile di oggi: prima ancor di parlare di «rock satanico», ciò che sconcerta è appunto l'esasperazione che quel suono induce, spaccando i timpani, torturando il cervello, isolando la persona in uno stato irrazionale, generando reazioni fisiche sguaiate, eccitate da alcol e droga. Difficile è, a quel punto, stabilire la frontiera tra musica e suono devastante, tra ebbrezza e accecamento. Ma, lasciando a parte questo estremo, è un po' vero per tutti che la musica può essere sia uno strumento di esaltazione interiore, di luce e di liberazione, ma anche di esasperazione, di inasprimento, di sofferenza, di svelamento del vuoto che è in noi. "

Tratto Dal Mattutino Di G. Ravasi

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