27 ottobre, 2008

Adolfo Parmaliana

Per capire perchè quest'uomo, questo professore, questo cittadino suicida sia diventato un nostro eroe basta leggere quanto segue. L'unico rammarico, e qui ci colleghiamo con la vicenda Saviano, è quello di non essere riusciti a proteggere quest'uomo, di non aver fatto sentire attorno a lui tutto quell'affetto, quella determinazione a continuare e a sopportare le ingustizie, tutto quell'amore che si sarebbe meritato. Ma testimoniare quanto fatto da quest'uomo penso sia il primo passo per rendergli giustizia e per uscire dal nostro oblio. Riporto qui i dati dell'Espresso sulla vicenda, una vicenda assolutamente da conoscere.

Magistrati. Politici. Affaristi. In un rapporto dei carabinieri gli intrecci tra potere e mafia nel messinese. Come quelli denunciati dal professore che si è tolto la vita un mese fa

La lettera è datata primo ottobre 2008, ma i carabinieri l'hanno trovata il giorno dopo. In mattinata, il docente universitario di Chimica industriale si era buttato da un viadotto dell'autostrada Messina-Palermo. Trentacinque metri nel vuoto, accompagnati da parole che spalancano scenari angoscianti: "La magistratura barcellonese e messinese", scrive Adolfo Parmaliana, "vorrebbe mettermi alla gogna, vorrebbe umiliarmi, delegittimarmi (...) perché ho osato fare il mio dovere di cittadino denunciando il malaffare, la mafia, le connivenze, le coperture e le complicità di rappresentanti dello Stato corrotti e deviati".

È sconvolto, il professore, dopo il rinvio a giudizio per l'accusa di diffamazione presentata da Domenico Munafò, ex vicesindaco e attuale presidente del consiglio comunale di Terme Vigliatore, paesino di 7 mila anime in provincia di Messina (il cui Comune è stato sciolto per mafia nel dicembre 2005, grazie anche alle denunce di Parmaliana). "Chiedete all'avvocato Mariella Cicero, le ragioni del mio gesto", scrive prima di uccidersi, "chiedetelo al senatore Beppe Lumia, all'avvocato Fabio Repici e al maggiore Cristaldi". Nomi per lui cruciali. Soprattutto quest'ultimo, sconosciuto ai più ma essenziale nella lotta alla criminalità messinese. Proprio Domenico Cristaldi, carabiniere di Barcellona Pozzo di Gotto, ha infatti concluso nel luglio 2005 con la sua squadra un'allarmante informativa. Titolo: 'Tsunami'. Il quadro patologico di come magistratura e politici, affaristi e mafiosi hanno distrutto legalità e territorio.

"Per anni il comune di Terme Vigliatore è stato amministrato da un gruppo di persone che (...) si associano stabilmente al fine di procurare a se stessi, parenti, soci (...) ingiusti vantaggi patrimoniali in danno alla Pubblica amministrazione", premette Cristaldi (allora capitano). Sindaco, in quella fase, è Gennaro Nicolò, ma l'uomo forte secondo i carabinieri è un altro: Bartolo Cipriano, classe 1960, dirigente provinciale della Margherita, capogruppo di maggioranza in consiglio comunale e personaggio in "tentacolare posizione di snodo tra poteri economici 'famelici', poteri politici 'malati' e poteri istituzionali 'deviati'". Agli atti, mentre scrive il capitano Cristaldi, ci sono 33 procedimenti penali a carico di Cipriano. E frequentazioni con soggetti pericolosi: da Francesco Carmelo Salamone, "pregiudicato per associazione a delinquere, droga e altro", a Francesco Giorgianni, "pregiudicato, imputato nel noto procedimento penale Mare Nostrum". Relazioni che lo rendono forte agli occhi di molti, ma diventano ingombranti quando a Terme Vigliatore si insedia (11 aprile 2005) la Commissione prefettizia, che deciderà se sciogliere il Comune per mafia. Il telefono di Cipriano viene puntualmente intercettato, ma serve a poco. I carabinieri ascoltano episodi marginali: la richiesta di una raccomandazione, la telefonata di un tale che "chiede di mediare, al Comune, per accelerare il pagamento di due fatture". Sciocchezze, in confronto al "numero eccezionale di irregolarità scoperte e segnalate" dagli inquirenti.


Il perché è semplice: Cipriano sa di essere intercettato, scrive il capitano Cristaldi. E si sarebbe alleato, per sviare gli inquirenti, con Santi Pino: luogotenente della Guardia di Finanza, allora in servizio alla polizia giudiziaria di Barcellona Pozzo di Gotto. Pino, ad esempio, invita Cipriano ad alzare il volume della radio mentre parlano in macchina (chiedendosi, scrive Cristaldi, "dove possa essere stata installata - verosimilmente - la microspia"). E sempre Pino, spiega l'informativa 'Tsunami', "intrattiene intensi rapporti di frequentazione, nonché contatti telefonici" con il sostituto procuratore Olindo Canali, operativo a Barcellona Pozzo di Gotto. Proprio dove il professor Parmaliana presentava le denunce.

La cosa è sgradevole, per un rappresentante delle istituzioni. Pino, infatti, "opera in condizioni di virtuoso equilibrismo tra gli ambienti giudiziari e quelli politici, imprenditoriali e mafiosi", scrive Cristaldi. Gli investigatori indicano una "mole impressionante di contatti con persone 'controindicate'". Come il medico Salvatore Rugolo, figlio dell'ex "capo indiscusso della mafia barcellonese", cognato del boss Giuseppe Gullotti (al 41 bis perché mandante dell'omicidio del giornalista Beppe Alfano) e sospettato di "avere preso le redini della 'famiglia'" . O come Michele Rotella, titolare di una società che "lavora materiale inerte", con "precedenti e pregiudizi penali" dal falso alla truffa, dalla corruzione alle minacce, dalla violenza privata alla detenzione di materiale esplosivo. Quanto al pm Canali (definito dai carabinieri "personaggio quantomai controverso"), frequenta almeno in un'occasione Rugolo, pranzandoci (assieme a un carabiniere) il 21 gennaio 2005, "in un ristorante di Merì (Messina ndr)".,Abbastanza perché il pm Canali, e le persone a lui prossime, finiscano nel mirino degli investigatori. La commissione prefettizia, intanto, è in azione a Terme Vigliatore, le intercettazioni danno i primi risultati e la tensione in zona è tanta. Letteralmente, Canali "è fottuto dalla paura", scrive Cristaldi riferendo le parole del pm Andrea De Feis, titolare dell'inchiesta. Anche perché emergono dettagli inediti. Ad esempio, il fatto che nel 1998 il pm Canali avrebbe convocato due capitani dei carabinieri chiedendo "se fossero interessati acché Cipriano divenisse loro confidente". Entrambi avevano rifiutato, visto che Cipriano in quel momento era sindaco, e la funzione pubblica rendeva "inammissibile" il ruolo di "fonte confidenziale". Ma l'episodio non era stato dimenticato.

Forse per questo, o forse perché pensa che "la propria posizione sia già irrimediabilmente compromessa", Canali e gli altri protagonisti dell'informativa 'Tsunami', sprofondano in un "clima di preoccupazione". La mattina del 4 maggio 2005, lo stesso Canali fa "insolitamente incursione all'interno della sala intercettazioni, dove si stanno svolgendo le attività tecniche". Il motivo ufficiale, scrive Cristaldi, è che deve "conferire con il collega De Feis", ma intanto "passa in rassegna con lo sguardo tutti gli operatori presenti". Dopodiché, spiega l'informativa 'Tsunami', De Feis avrebbe riferito ai carabinieri un episodio sconcertante: durante una riunione a cui ha partecipato con il procuratore capo di Barcellona Rocco Sisci, il pm Canali e l'allora sostituto procuratore generale di Messina Franco Cassata, "quest'ultimo, in accordo con Canali, ha più volte manifestato la volontà di 'bloccare' l'informativa del 29 aprile 2005 (su Terme Vigliatore e il resto)". Assicurando, anche, "un intervento nell'ambito dell'Arma dei carabinieri per mezzo di un non meglio precisato colonnello".

A quel punto, scrive Cristaldi, De Feis si sente "scorato e intimidito", ma non ancora sconfitto. Scrive anche, il capitano, che secondo il pm "il contenuto dell'informativa del 29 aprile" avrebbe comportato "certamente per il dottor Canali l'instaurazione a suo carico di un procedimento penale ovvero disciplinare". Di fatto, però, Olindo Canali è ancora sostituto procuratore a Barcellona Pozzo di Gotto. Franco Cassata è diventato procuratore generale di Messina. Bartolo Cipriano, colui che per i carabinieri era al vertice di intrecci oscuri, siede sulla poltrona di sindaco al Comune di Terme Vigliatore (quello sciolto per mafia tre anni fa). Mentre il luogotenente Santi Pino è placidamente andato in pensione. Solo il professor Adolfo Parmaliana, fonte di infinite notizie per gli inquirenti, autore di coraggiose denunce su Terme Vigliatore e dintorni, non c'è più. Tocca al procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, destinatario degli atti sul suicidio del docente, fare in modo che non sia stata una morte inutile. Sul tavolo, ha l'informativa 'Tsunami'.

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DELL'INCHIESTA TSUNAMI:

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Si vuole ringraziare per questo Post L'Espresso On Line che ha voluto indagare su questa faccenda e soprattutto Anna C per avermela portata a conoscenza. Spero che anche chi distrattamente passi per questo blog per cercare un po' di musica possa essere interrogato su cosa succeda in Italia e come urge una vera rinascita morale ancor prima di quella economica.

1 commento:

Anonimo ha detto...

sono pienamente daccordo, grazie per quello che fa.