24 gennaio, 2008

A Qualcuno Interessa Della Crisi Della Musica ? ( 2nda Parte )

Cari Amici
Il nostro pensiero si consolida ogni anno di piu'. Ancor prima di una crisi economica per il mercato della musica l'Italia paga una crisi di Interesse e di cultura. ( Come gran parte del mondo d'altronde ). Sento e leggo quotidianamente interviste su nuovi formati che avanzano, nuove strutture organizzative di Major, nuove modalita' distributive etc etc....
Oggi si trova un gran numero di bellissimi lavori del passato a prezzi irrisori ( alcune volte a 5, max 10 euri...). Chi volesse farsi una discografia anche fisica oggi lo può fare a prezzi molto ragionevoli ( un cd può costare poco piu' di una birra media..... e molto meno di quanto un ragazzo spende in una settimana per il cellulare.... ).
Il problema non è il caro cd, o almeno non è il problema principale ( Anche se Iva, tasse e via dicendo andrebbero ridotte essendo la musica cultura come la letteratura....)
Il problema è che le persone non hanno piu' voglia e interesse di leggere e ascoltare musica ( Meglio passare ore davanti ai videogiochi --- mercato in continua espansione ---- o, al culmine del proprio interesse culturale, spiare gente che vive come prigionieri in una casa... ).

Comunque, per onor di cronaca, vi riporto la nuova soluzione prospettata dal Presidente della Fimi, Signor Mazza, per uscire dalle "Tenebre".
Si ringrazia il corriere della Sera da cui l'intervista è tratta



MILANO - «Siamo in un periodo di grande revisione, in una fase particolare in cui si entra nel nuovo mercato mantenendo la struttura tradizionale», dichiara Enzo Mazza, presidente della Federazione dell'industria musicale italiana (Fimi), commentando i risultati appena diramati dall'Ifpi sulla musica digitale nel 2007. «Il mercato si sta consolidando e i modelli di business si stanno differenziando: non più solo download a pagamento dalle piattaforme online, ma anche i social network, e lo streaming gratis sponsorizzato dalla pubblicità. Insomma stiamo evolvendo».
Rispetto alle aspettative forse la musica digitale non cresce quanto vi sareste aspettati, non compensa cioè il declino delle vendite dei cd.

«Dipende dai mercati nazionali, in Usa le vendite sono aumentate considerevolmente e rappresentano ora una buona percentuale del mercato globale. L'Europa invece segna drammaticamente il passo perché manca in realtà un mercato unico».

Quali ostacoli in Europa?

«A livello comunitario c'è un grosso problema, che è stato sollevato anche dalla Commissione, riguardo le collecting societies (le società che gestiscono collettivamente i diritti degli autori, in Italia la Siae). Chiunque voglia investire in Europa deve negoziare con 25 società di autori e questo è un grosso limite. Se a questo si aggiunge un'alta burocratizzazione del sistema che complica ulteriormente le cose, il quadro è completo. Non a caso alcuni servizi noti come Amazon in Europa non sono attivi. Napster ha aperto in Gran Bretagna e Germania, ha cioè preferito negoziare con le due più grandi Siae e questo è un problema per gli utilizzatori e per l'industria discografica».

Se non si trova una soluzione al problema, possibilmente in tempi rapidi, il rischio che le case discografiche puntino sui mercati più remunerativi è alto, e l'Italia non è tra questi. Perché?

«L'Italia sconta un ritardo tecnologico che anziché ridursi si accumula. Anche i recenti dati Istat confermano che ci sono pochi pc e poca banda larga, e senza pc e connessioni veloci il decollo dei servizi musicali è rinviato».

Si può sperare nella telefonia mobile come veicolo per la musica digitale, dal momento che siamo uno dei mercati più maturi del mondo?

«Gli operatori hanno forse estremizzato un po' il servizio che erogavano, col risultato di allontanare i clienti anziché sedurli. A forza di tirare la corda con le suonerie vendute a caro prezzo hanno ottenuto che gli utenti se le facessero da sole. Lo stesso sta avvenendo con i brani musicali integrali, ancora troppo cari nella maggior parte dei casi».

Cambia quindi il ruolo delle case discografiche in tanta rivoluzione. Come?

«Stiamo cambiando pelle. Le major del futuro saranno più simili a una compagnia aerea low-cost che a come erano dieci anni fa. Dovranno puntare sullo scouting, scoprire e far crescere i talenti emergenti. E coinvolgere maggiormente gli utenti. I focus group che in passato avvenivano sporadicamente ora sono permanenti, online. Scordiamoci i grandi numeri del passato comunque».

I singoli continuano a funzionare molto bene in Rete, dobbiamo iniziare a piangere per la prossima scomparsa del formato lp?

«No, stiamo assistendo a un ritorno dell'lp. È vero che il formato singolo sembra fatto apposta per la fruizione online (e agevola la creazione di playlist molto personalizzate), ma in Italia nel 2007 le vendite online di lp sono cresciute più di quelle dei singoli».

Sui dati grava ancora l'impatto consistente della pirateria, fisica (i cd contraffatti) e online, tramite lo scambio non autorizzato di canzoni. Come vi muoverete in tal proposito?

«Sconfiggere la pirateria è necessario per ridare linfa al mercato digitale legale. Per il 2008 l'impegno sarà coinvolgere e responsabilizzare ancora di più gli internet service provider. Col loro aiuto si può fare molto e da quando alcuni di loro sono diventati anche distributori di contenuti e servizi il loro atteggiamento è più responsabile. Ci piacerebbe che il modello francese prendesse piede (Oltralpe la legge prevede l'invio di e-mail di avvertimento a chi scarica illegalmente da internet musica e film e, in caso di recidiva, l'interruzione o la sospensione del collegamento alla rete)».

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