30 gennaio, 2007

FESTIVAL DEGLI INDIPENDENTI: PREMIATI FILM SU IMMIGRAZIONE, IRAQ E DIRITTI UMANI

"Padre Nuestro" del regista messicano Christopher Zalla, al suo esordio, ha vinto il premio della giuria come miglior film al Sundance Film Festival, rassegna del cinema ‘indipendente’. Il film, che narra la storia di un giovane messicano negli Stati Uniti alla ricerca del padre mai conosciuto, "non è", secondo il regista, "solo una storia di immigrazione illegale, ma anche un ritratto di New York come città di immigrati". E' il secondo anno che una storia di immigrazione vince il riconoscimento più ambito; lo scorso anno il premio come miglior film andò a "Quinceanera" di Richard Glatzer e Wash Westmoreland, ambientato tra i sobborghi di Los Angeles dove vivono gli immigrati sudamericani. Ricca anche la sezione dedicata ai documentari, posti allo stesso livello dei film e da sempre punto di forza del festival, vinta quest'anno da "Manda Bala" di Jason Kohn in cui si affronta il tema della violenza, della corruzione e della criminalità organizzata in Brasile. Il premio del pubblico va all'americano "Grace is gone" di James C. Strouse sulla guerra in Iraq vista attraverso la vicenda di una mamma soldato uccisa al fronte. Anche in questa edizione temi quali l'immigrazione, i diritti delle donne e dei più deboli, la violenza e la corruzione nelle aree più povere del mondo dimostrano, nonostante le critiche degli ultimi anni su presunte scelte commerciali, l'altissimo livello di una manifestazione unica nel suo genere e, come ha affermato il direttore Goeffrey Gilmore, "l'evoluzione e la maturazione del cinema indipendente" ( Fonte Misna )

26 gennaio, 2007

Roberto Dalla Vecchia v/s Bebbe Gambetta

La stagione dei festival deve ancora cominciare nella realta' ma il bello della fantasia è che tutto può accadere in qualsiasi momento Ecco allora che questa settimana grazie al primo Italian Fingerpicking Blog Festival avrete la possibilita' di scoprire su Radio Moonlight un genere abbastanza sconosciuto nel nostro paese ma che altro non è se non il suono poetico e melodioso della chitarra acusticva. Molti di voi , compreso il sottoscritto , amano questo genere che è capace di farci sognare, innamorare e viaggiare soprattutto quando a far vibrare quelle semplici corde sono dei grandi maestri.
Ma anche i piu' grandi virtuosi devono aver qualcosa da dirci, devono saper comunicare qualcosa, coinvolgerci altrimenti i loro lavori, pur ottimi esercizi per chi deve imparare a suonare la chitarra, risulteranno "stonati" agli orecchi inesperti di noialtri.
Tra tutti quelli che conosciamo abbiamo scelto due autori per il "calore poetico" che sono riusciti a trasmetterci durante l'ascolto: l' uno che deve ancora imporsi e l'alro invece di fama internazionale. Dunque dopo il primo blog blues festival ecco a tutti gli amici di moonlight il primo Fingerpicking Italian Blog Festival.
I due, che tra l'altro suonano insieme nel pezzo di chiusura, si alterneranno sul palco della nostra fantasia per farci scoprire le mille emozioni che la chitarra acustica nelle giuste mani sa regalare. Ma conosciamoli meglio



ROBERTO DALLA VECCHIA

Chitarrista acustico e cantante, Roberto Dalla Vecchia grazie ad un’incessante attività si è guadagnato la stima di pubblico, stampa e amanti del flatpicking, oltre a prestigiosi riconoscimenti internazionali che confermano la sua raffinata sensibilità e un contagioso amore per la musica, in grado di accompagnare l’ascoltatore in un universo di magia chitarristica.L'attività concertistica come solista impegna il musicista ha portato il nostro a viaggiare ed imparare molto anche all'estro.. Le sue esecuzioni dal vivo ripercorrono l'evoluzione chitarristica e musicale personale attraverso numerosi strumentali, pezzi originali e traditionals.Tra le numerose partecipazioni si possono ricordare: European World of Bluegrass (Barneveld, Olanda), SBMA Winter Bluegrass Festival (Brugg, Svizzera), Goldegger Blues & Folk Tage (Austria, Goldegg), Noordpolder Festival (Olanda, Noordpolderzijl), International Guitar Festival (Sarzana, SP), Notte Country (Festival BCMAI, Milano), Country Music Festival (Vicenza). Come solista ha inciso nel 1998 Open Spaces (TBP 120) nel 2002 Sit Back (RDV 07) e nel 2006 Grateful (F-Net 015). Tutti i suoi lavori sono rigorosamente acustici e sono composti prevalentemente da pezzi originali che utilizzano con fantasia le mille possibilità della chitarra acustica. L’ampio uso di accordature aperte, inoltre, contribuisce a creare atmosfere che conducono l’ascoltatore attraverso un arcobaleno di emozioni.In particolare, il CD Sit Back ha vinto l’Homegrown CD Award dell’autorevole rivista americana Acoustic Guitar come miglior CD acustico autoprodotto 2003. E’ la prima volta che la rivista premia un CD non americano.
Il suo lavoro di chitarrista è presente anche in numerose compilations discografiche, European World of Bluegrass 1999 – 2001 - 2002 (SCR Productions), Flatpicking 2003 (FGM Records), Country In This Country (MAP Records).Roberto Dalla Vecchia è l'ideatore e organizzatore di VicenzAcustica, un concerto-evento con ospiti chitarristi internazionali che ogni anno registra il tutto esaurito e un ottimo successo di stampa.Accanto all'attività concertistica l'artista svolge un’intensa attività didattica, conduce workshops e collabora con la stampa specializzata. Ogni anno a Giugno organizza l'Acoustic Guitar Workshop, un seminario di quattro giorni che raccoglie partecipanti da tutta Europa.
--tratto dalla biografia ufficiale di R. Dalla Vecchia ---


BEBBE GAMBETTA

Il filo dell’orizzonte come sfida e irresistibile richiamo, Beppe Gambetta ha fatto del vagabondaggio un’arte, componendo il suo personale mosaico di suoni e sapori. In giovanile pellegrinaggio lungo le mitiche “blue highways” della profonda America cantate da Woody Guthrie, quel giovane chitarrista genovese sulle tracce del country e del bluegrass ne ha macinata, è proprio il caso di dirlo, di strada. Virtuoso dello stile “flatpicking” consacrato, ormai, a livello internazionale, autore di dieci dischi, quattro libri didattici, tre video e un DVD, Gambetta è oggi considerato dagli stessi maestri americani un loro pari, degno continuatore di una tradizione musicale sempre viva e rinnovantesi. Di casa negli States (è di quattro mesi, in media, la sua permanenza annuale in terra americana), una fama consolidata grazie alle numerose tournées, alle partecipazioni ai più prestigiosi festival, dal Walnut Valley Festival di Winfield in Kansas al Merlefest di Wilkesboro in North Carolina, da quello di Chico in California ai Festivals canadesi di Edmonton e Winnipeg, e all’attività didattica nell’ambito di seguitissimi workshop – uno su tutti: lo Steve Kaufman Flatpicking Camp di Maryville nel Tennessee -, Gambetta nel corso della sua carriera ha avuto l’opportunità di suonare con i più grandi artisti della scena folk internazionale, quali, per citarne alcuni, Doc Watson, Tony Trischka, Gene Parsons, Norman Blake, David Grisman. E, naturalmente, Dan Crary, Tony McManus e Don Ross, membri insieme a Beppe dei Men of Steel, il fantastico quartetto chitarristico che più cosmopolita non si può - Usa, Scozia, Canada, Italia sono infatti le nazioni di provenienza di questi “fab four” delle sei corde – e che ha mietuto unanimi consensi di pubblico e critica in tutto il mondo.
In un mondo dominato dalle logiche del mercato e in cui a imperversare è la musica “plastificata”, tutta glamour e look, così fashion e trendy (ma chi parla male, parafrasando qualcuno, ascolta male), Gambetta propone la sua musica, intimamente sentita e vissuta, fatta di emozioni, immediatezza comunicativa, ricerca timbrica, sobrietà. Una musica ispirata, ma quasi pudica nello svelare sino in fondo i più riposti moti dell’animo, refrattaria a quelle ostentazioni virtuosistiche fine a se stesse che costituiscono una tentazione in costante agguato a tali livelli di eccellenza tecnica: ad altri, non a lui, meticoloso artigiano dei sentimenti, i funambolici esercizi “a miracolo mostrare”. L’America nel cuore, le radici tra il sole e gli ulivi del Mediterraneo, è con estrema naturalezza che Gambetta riesce a saldare le sponde dei due continenti, creando, alla faccia di quell’oceano frapposto lì in mezzo, una “koiné” musicale in cui country e tradizione ligure, canti dell’emigrazione e ballate popolari, mandolini e chitarre-arpa non solo coesistono ma vanno a interagire, intrecciando un fitto dialogo ignaro di ogni rigida (e supponente) classificazione.Musica popolare in cammino, fiera del suo passato ma con lo sguardo rivolto al futuro, capace di parlare al nostro presente perché radicata nella storia di generazioni di uomini e donne così diversi e così uguali a noi. Musica girovaga, insofferente di frontiere e passaporti, esclusioni e ossessioni.
Musica vitale, appassionata, sobria.
-- Tratto dalla biografia ucciale di Bebbe Gambetta ---

24 gennaio, 2007

E Tu che Tipo Sei ?

SEI UN TIPO ELETTRICO O ACUSTICO ?
Questa settimana invece del concorso chi l'ha sentito, abbiamo deciso di proporvi un quesito, o meglio una scelta.

Noi vi facciamo ascoltare due versioni della medesima canzone, la bellissima Soulshine di Warren Haynes.

Voi ci dovete rispondere quale delle due preferite.

Tutti coloro che rispondono parteciperanno all'estrazione ( come al solito mediante il lotto ) del cd

CAFE' BLUE DI PATRICIA BARBER

Per partecipare è sufficiente inviare una mail con la vostra preferenza

E IL VINCITORE E'...

15 - Renato C - Elettrica ( NUMERI ESTRATTI 77 / 12 SOMMA 89 . CONTA 37 + 37 + 15 )


RISULTATO SONDAGGIO

Innanzitutto ringrazio tutti coloro che hanno parteciparto al sondaggio. Siete stati veramente tanti e realmente pieni di entusiasmo. Come promesso parteciperete all'estrazione del cd di Patricia Barber - Cafe' Blue. Ora verranno indicati nome e iniziale del cognome di tutti voi con la relativa preferenza. ( Se qualcuno non si ritrova ci scriva subito ) Dopodichè questa sera verra' fatta la conta usando come numero di riferimento la somma dei primi due numeri estratti sulla ruota di Milano. (Esempio : Se il primo numero estratto è 10 e il secondo è 36 , la somma è pari a 46 e partendo dal vincitore numero uno Gianluca O. fino al numero 37 Francesca s e rincominciando dall'uno il vincitore sarebbe il numero 9 Marco V. Che dire, in bocca al lupo a tutti quanti )

1 - Gianluca O. -- Acustica
2 - Aldo - Acustica
3 - Claudio T - Acustica
4 - Diego C - Elettrica
5 - Cucib..( non abbiamo nome e congnome ) - Acustica
6 - Umberto A - Acustica
7 - Giulio S. - Acustica
8 - Saverio F. - Elettrica ( meraviglioso l'intro dell' organo )
9 - Marco V - Acustica
10 - Alessandro Di M. - Acustica
11 - Edu - Acustica ( Grande Wayne...non dimeticherò mai il concerto dei Gov't Mule al Foro Italico l'estate scorsa )
12 - Rocco M - ( Assolutuamente l' ) ACUSTICA!
13 - Stefano S - Elettrica
14 - Walter T. - Acustica
15 - Renato C - Elettrica
16 - Claudio C - Elettrica
17 - Concetta C - Elettrica
18 - Nicola C - Acustica
19 - Stevano V - Elettrica
20 - Alberto B - ( Sono belle tutte e due ) ( Questa volta accettiamo ma la prossima bisogna scegliere Simone )
21 - Emanuele P - Acustica
22 - Givoanni A - Elettrica
23 - Franco B - Acustica ( Franco ha gia vinto due volte in passato il concorso indovinando autori anche difficilissimi, complimenti )
24 - Monica - Acustica
25 - Antonella - Acustica
26 - Andrea C - Elettrica
27 - Stefano M - Acustica
28 - Angelo - Elettrica
29 - Luigi Z - Elettrica
30 - Max C - Elettrica
31 - Bruno - Elettrica
32 - Walter - Elettrica
33 - Gianluca D - Elettrica
34 - Raffaele M - Elettrica
35 - Enrico A. - Acustica
36 - Andrea M - Elettrica
37 - Francesca S. - Elettrica

Totale Votanti 37 ( Bravissimi e grazie Mille di tutti i complimenti che avete scritto )

Hanno votato per la versione acustica 18 persone 49.5%
Hanno votato per la versione elettrica 18 persone 49.5%
Hanno scelto entrambe 1 persona 1%

15 gennaio, 2007

Moonlight Blues Festival

Signore e Signori, ecco a voi, per la prima volta su blog, un vero blues festival interamente frutto della nostra fantasia. Non è menzogna, non vi sono artifici, c'è solo da chiudere gli occhi, immaginare un luogo dove veramente vi siete trovati bene, ( meglio se accompagnati da amici, mogli, fidanzate oltre che da un bel boccale di birra) e ascoltare i nostri tre cavalli di razza. Ecco allora salire per primi sul palco la Danny Bryant's RedEye Band per infiammarvi, per farci trafiggere dalla grande capacita' comunicativa del blues. Molti dicono che il blues sia ormai morto perchè dice sempre "le solite cose". A me vien da pensare che allora anche l'uomo è morto perchè non fa altro che le solite cose ossia combattere per i propri ideali e amare. Il blues morira' solo quando l'anima morira' perchè espressione diretta dell'anima.

BIOGRAFIA UFFICIALE Danny Bryant’s RedEyeBand started in 1999, the present line up comprises of Danny Bryant – lead guitar/vocals/songwriter, Ken Bryant [his father] bass and Trevor Barr on drums, Ken’s solid bass playing meshes perfectly with Trevor to make a tight driving rhythm section.
The band are a power house trio led by one of the UK’s leading guitar players in his field who has an astounding way of getting more and more out of his guitar, taking his playing to another level at every show! Danny's singing perfectly compliments his guitar playing, whether he is belting out a raw blues/rock number, or a subtler rendition, his voice as much as his guitar playing is now his well-known trademark.
As Danny has matured, so has his song writing, and by the age of 26 he has already written many superb songs, from gutsy guitar driven rockers to beautiful hauntingly sung ballads, his songs are so popular that other bands now cover them regularly and at shows he is besieged by people requesting their favourite Danny Bryant numbers.
The band have five albums out, the fourth one ‘Days Like This’ has special guest Walter Trout on the title track, this album won CD of the Year Award 2006 for Holland’s Radio Ridderkerk. The band’s fifth album has just been released, this is the first time that the band have been captured live on stage in front of an audience filled with all their many loyal fans, this is the way that Danny and the band should be heard!! ‘LIVE’ was released in January 2007 on Rounder Records (Continental Blue Heaven] label; this marks another upward move in the band’s career)


Una volta scaldati dalla "potenza" del blues di matrice inglese di questa ottima band ecco aprirsi un sipario un poco piu' intimo. Fa la sua comparsa Bo Ramsey che, con una rilettura particolare e attenta dei classici, ci fa penetrare in una dimensione piu' malinconica dove la musica diventa ricerca e riflessione su se stessi e ciò che ci circonda. Un grido di sofferenza nel silenzio di un intorno che sembra vuoto e inconsolabile. Ma gia' quel grido spacca il silenzio, non lo rende piu' tale.

Biografia Ufficiale Born and raised in the blue-collar Mississippi River town of Burlington, Iowa in 1951, Robert Franklin 'Bo' Ramsey not only played a vital role in shaping Eastern Iowa's distinctive blues-rock hybrid, but has continued in his still-vibrant career as a performer, much-in-demand producer, recording session guitarist and "hired gun" in touring bands of high-profile national acts.
Ramsey broke out in the early-'70s with the seminal Mother Blues Band, a honking powerhouse which also featured Iowa blues legends Joe Price and Patrick Hazell. In the latter part of the decade, the guitarist broke off to form Bo Ramsey & The Sliders.
Merging the sounds of his beloved Chess Records blues masters with Rolling Stones muscle and swampy, river basin funk, Ramsey & The Sliders enjoyed a strong following on the Midwest circuit for nearly a dozen years.
Following a brief hiatus in the late-'80s, Bo began a collaboration/friendship with revered folksinger Greg Brown that continues to the present. Ramsey has played guitar on ten of Brown's discs, and produced/co-produced 1990's Down In There, 1994's The Poet Game, 1996's Further In, 1997's Grammy-nominated Slant 6 Mind, 2000's Covenant and 2006's Evening Calls (all on Red House), as well as 2000's Over And Under and 2004's Honey In The Lion's Head for Trailer Records.
The pair has toured the U.S. and abroad extensively. The past 16 years have brought a dizzying array of cross-pollinations. In between gigs with Greg Brown, Ramsey briefly co-fronted a band with Nashville singer/songwriter Kevin Gordon, led his own bands (The Backsliders and The Middle Of Nowhere), and — for the past few years — has recorded and toured with singer/songwriter Pieta Brown.
Bo produced (and added his guitars to) Iowa City treasure Dave Moore's Breaking Down To 3 (Red House) Tucson roots-rocker Teddy Morgan's Lost Love & Highways (Hightone) and, most recently, acclaimed singer/songwriter Jeffrey Foucault's Ghost Repeater, due in 2006 on Signature Sounds.
He also co-produced Dave Zollo's Uneasy Street (Trailer), Pieta BrownÕs self-titled debut (Trailer), I Never Told (T Records) and In The Cool (Valley Entertainment), Kevin Gordon's Down To The Well (Shanachie) and — perhaps most notably — alt-country superstar Lucinda Williams' Essence (Lost Highway).
The Lucinda connection began in the early '90s, when Williams heard Ramsey's 1991 masterpiece, Down To Bastrop, in (of all places) a New Zealand record shop while on tour. She subsequently contacted Bo, and the two became fast friends. Ramsey played on her Grammy-winning Car Wheels On A Gravel Road (Mercury), and joined her band for part of that disc's tour.
Bo produced and played on the basic tracks for Lucinda's follow-up, the Grammy-nominated Essence — again joining her band on tour in support of that record.
All told, Ramsey and his trademark scruffy cowboy hat garnered two TV appearances with Williams on "The Late Show With David Letterman" and one each on "The Tonight Show" with Jay Leno and "Late Night With Conan O'Brien."
Other tube appearances include playing with Lucinda and Elvis Costello in the first segment of CMT's "Crossroads" series and again with Lucinda in award-winning German film director Wim Wenders' "Soul Of A Man" segment for Martin Scorsese's seven-part series on the blues for public television.
In addition, Bo's distinctive, inimitable guitar sounds have graced the recorded works of numerous artists, including extraordinary Nashville singer/songwriter Kate Campbell's Visions Of Plenty (Compass), folk god Pete Seeger with Larry Long on If I Had A Song . . . : The Songs Of Pete Seeger, Vol. II (Appleseed), a track on alt-folkie Ani DiFranco's Swing Set (Righteous Babe), and two tracks — which he also produced — on country-roots queen Iris DeMent's latest disc, Lifeline (Flariella). He's also appeared on discs by R.B. Morris, Mark Stuart, Brother Trucker, Joe Price and Jennifer Danielson.
Oh, yeah, and he also produced a six-song session for Joan Baez . . ..
The demand for Ramsey's unmistakable imprint on other artists' work has tended to keep his own work on the back-burner, but Bo's a fine, evocative and passionate writer in his own right and a commanding singer and performer.
Bo Ramsey HAS recorded nine albums under his own name, three of which — the aforementioned gem, Down To Bastrop, 1995's Bo Ramsey & The Backsliders: Live and 1997's In The Weeds — remain in print on Trailer Records.
His latest is "Stranger Blues," a long-promised — and much anticipated — project rounding up Bo's inspirational nuggets drawn from the likes of Little Walter, Howlin' Wolf, Willie Dixon, Jessie Mae Hemphill, Elizabeth Cotton, Sonny Boy Williamson and others.
Produced by Bo and Pieta Brown, "Stranger Blues" features appearances by Greg Brown, Joe Price, Pieta Brown, Benson Ramsey and Ricky Peterson. The disc will be released on Bo Ramsey Records and will be available through www.boramsey.com in summer, 2006.
Bottom line: this ol' Iowa boy surely can rockit — always has, always will . . ..

Ma la malinconia non è l'ultima parola. Mai. Quindi ecco a voi Eric Bibb,. Qui il blues diventa dolcezza per esprimere sogni e sentimenti. L'anima si è liberata, l'uomo è ormai maturo e allora la musica si fa dolce e serena, con una luna piena ad illuminare il posto immaginato dove ogni distanza di tempo è spazio è abbattuta. E' lo star bene con se stessi, con gli altri, con coloro che ci precedono e che ci seguiranno. Un ottimo modo per dirsi buona notte e arrivederci al prossimo festival blues

Biografia Ufficiale Eric Bibb, already enjoying success in Europe, is becoming a familiar face – and voice – in the U.S. acoustic folk-blues scene. His unique talent continues to draw critical acclaim around the world. Twice nominated for the W.C. Handy Awards and winner of the “Best Newcomer” title in the British Blues Awards, Bibb has been appropriately described as “discreetly awesome” and “a total original.” As his popularity escalates, earlier comparisons to legendary greats Ry Cooder and Taj Mahal are being replaced by quotes that speak to Bibb’s ability to “use standard blues ingredients to cook up something all his own.”
Born in 1951, Bibb is a native New Yorker with deep roots in the American blues and folk tradition. He is the son of 1960s folk and musical theater singer and television personality Leon Bibb. His uncle was the world-famous jazz pianist and composer John Lewis, a member of the Modern Jazz Quartet. His godfather was singer/actor/activist Paul Robeson. Surrounded by major musical figures of the day, young Eric was inspired and influenced by Odetta, Richie Havens, Pete Seeger, Earl Robinson, Joan Baez, Bob Dylan, Judy Collins and many others.
Bibb got his first steel stringed guitar when he was seven. By the time he was in junior high school, he was consumed by music. When Bibb was 16, his father invited him to play guitar in the house band for his television show, Someone New. In later years, Bibb played guitar for the Negro Ensemble Company in 1969 at St. Mark’s Place in New York City. He left for Paris at age 19, where he played in restaurants, then headed to Sweden, where he settled in the ‘70s. He returned to New York in the 1980s for a brief five-year stay, where he continued to write and opened for headliners such as The Persuasions, Sonny Terry, Brownie McGhee, Tania Maria and Etta James.
Bibb’s first signing was to BMG/Sweden as a writer in the early ‘80s. He later signed to the independent Swedish label Opus 3, where he produced several albums. Two of these, Spirit & The Blues and Good Stuff, were later released in the U.S., which helped to expand Bibb’s international audience. Bibb appeared at the London Blues Festival in 1996, and has toured the world many times since, appearing at festival and club dates in the U.S., Canada, UK and Europe.
A performance by Eric Bibb is an enriching experience, both musically and spiritually. His music, like his personality, is intimate, assured and passionate, drawing listeners into the moment more as participants than as spectators. His rich and sensitive vocals and lyrics provide a perfect balance to his fine fingerpicking technique. Purveying a beautifully realized and deftly accomplished soulful and gospel-infused folk-blues, Bibb has no problem blending various genres effortlessly, melding a traditional rootsy American style with a subtle, contemporary sensibility. As one critic wrote, “Eric’s singing and versatile guitar playing fuses a variety of genes to become a New World Blues.”
Bibb joined the Telarc label in 2004 as one-third of Sisters & Brothers, a gospel-flavored blues collaboration that also featured musical soulmates Rory Block and Maria Muldaur. Later that same year, he recorded Friends, a solo effort with guest appearances by several longtime musical friends and collaborators, including Taj Mahal, Odetta, Guy Davis and Charlie Musselwhite. In September 2005, Bibb released A Ship Called Love, a fourteen track tapestry of blues, folk and balladry.
His latest effort on Telarc is Diamond Days, a musical appreciation of life’s peaks, a respectful acknowledgement of the valleys, and a thoughtful perspective on how the two coexist. Diamond Days, is scheduled for a September 2006 release in the UK and a January 2007 releae in the U.S.



Ci eravate cascati, non è vero. Può un festival blues terminare senza un bis. Non sia mai, il pubblico rimarrebbe deluso e si andrebbe a casa con un poco di amaro in bocca. Ecco allora ripresentarsi sul palco la Danny Bryant's Redeye Band che con una canzone d'annata e di vera poesia del grande Dylan Chiude la serata.
Buon Ascolto

09 gennaio, 2007

Proposta Della Settimana : Pierluigi Balducci

E' dal 1995 che il panorama musicale italiano è arricchito dall'offerta discografica dell'etichetta Dodicilune nata dalla passione di un gruppo di audiofili e amanti della musica, provenienti da diverse esperienze, che decisero di creare uno studio di registrazione, specializzando la propria attività in riprese dal vivo e d'ambiente. Essi stessi si definiscono un viaggio a 360 gradi sulla strada delle musiche (im)possibili. Una visione a tutto tondo, tra jazz, classica, contemporanea e le musiche del mondo. Questa etichetta è entrata nelle nostre favorite in quanto ha avuto il coraggio di scommettere su un artista che amiamao molto per la freschezza e l'originalita' della sua opera, perfetta sintesi del motto dell'etichetta come voi stessi sarete in grado di ascoltare. Stiamo parlando di Pierluigi Balducci che nato a Bari nel 1971 muove i suoi primi passi come chitarrista classico, dedicandosi poi al basso elettrico, il suo principale strumento, e più di recente al contrabbasso. La sua musica Spazia dal jazz alla world music, trovando negli ambieti live la massima espressione. Tra i vari festival che si è esibito ricordiamo Orsara Jazz, Percfest Memorial Naco (Laigueglia), Jazz in Puglia (Lecce), Zelig Jazz Project (Foggia), Siena Jazz, Alpheus Jazz Festival (Roma), Folks Festa (Bolzano), Jazz & Altro (Provincia di Bari), Quartieri (Roma), Ville e Castella (Pesaro) etc. Come compositore e band-leader, Pierluigi Balducci ha iniziato col privilegiare la naturale tendenza alla contaminazione tra il jazz di estrazione afro-americana con gli stili e le culture musicali più vari, all’insegna di una musicalità senza facili etichette e rigide distinzioni di genere, per approdare poi, attraverso un percorso costellato da tre CD a suo nome, a quel personalissimo stile compositivo edrrangiamentale che la critica già gli riconsoce.


E' sua la colonna sonora di 'A ma soeur', film di Catherine Breillat in concorso al festival di Berlino nel 2001. Le rivista “JazzIt” e "Jazzmagazine" gli hanno dedicato ampie interviste riconoscendolo come uno dei volti nuovi del panorama jazzistico italiano. Hanno inoltre scritto di lui: Cadence (USA), Jazzmagazine (Fra), Musica Jazz (Ita), Il Manifesto (Ita) e gran parte della stampa specializzata.
Il cd che abbiamo scelto per voi questa settimana è intitolato leggero Leggero e, come definito nello stesso sito della Dodicilune si tratta di una musica d'avventura, perennemente oscillante tra Mediterraneo e Mitteleuropa, fra folklore e tradizione colta. Seguendo una sorta di periplo europeo, l'Ensemble intesse un discorso coerente, al cui centro rimane l'esperienza jazzistica del fare musica.Una musica sensuale e suadente, capace di strappare qualche stupito sorriso per le sue stregonerie, ma anche di essere così amabilmente crudele. I temi fluidi, creativi, emozionali, si impongono per poesia e ispirazione; le composizioni, intrise di danza, svelano presto la loro natura di sogni raccontati con le note, che scorrono come un flusso motivato e potente. A questo punto non ci resta che augurarvi buon ascolto.

LA SCONOSCIUTA ( Recensione tratta da Rai International )

Chi ci segue sa benissimo quanto la lotta alla tratta di esseri umani, in particolare di donne e bambini, stia a cuore a questo blog e a chi lo gestisce. Ieri sera mi è capitato di vedere questo film di Tornatore. E' un film senza giudizi e senza denunce su personaggi e temi trattati limitandosi a portarli nella nostra quotidianita'. Irena,la protagonista Ucraina, può benissimo essere una delle tante ragazze che affollano i marciapiedi delle nostre metropoli mentre la famiglia in cui lavora non si discosca per nulla da una qualsiasi famiglia italiano medio borghese. Quindi un pezzo di quotidianita' che senza giudizi ci può aiutare a capire un poco meglio il mondo che ci circonda. Ed allora senza buonismo ma con sano realismo impareremo a vedere molte ragazze che ogni sera incontriamo anche sotto le nostre case con occhi diversi. ( Lo staff di Radio Moonlight )




Giunta anni prima dall'Ucraina, Irena si muove in una grigia città nordica portando con sé una pena segreta. La sua vita trascorsa assomiglia irresistibilmente a quella d'altre ragazze provenienti dai paesi dell'Est: violenze e umiliazioni in serie, lo sfruttamento, le giornate sempre uguali. Solo ricordo positivo, quello di un amore intenso, troncato in modo brusco. Divenuta adesso una bella donna sulla trentina, ella s'aggira in cerca di lavoro, a tutti chiedendo d'aiutarla: si sistema infine presso un'agiata famiglia d'orafi, gli Adacher, diventando ben presto un'importante presenza per la loro figlioletta Tea. Purtroppo, l'apparente equilibrio raggiunto è destinato ad infrangersi: dal passato non s'affacciano più solamente incubi e visioni, si materializza anche il proprio aguzzino d'un tempo, noto come "Muffa", che la trascina in una catena di nuovi orrori. Ma Irena è vicina a raggiungere il proprio obiettivo, e non vuole fermarsi...



Intervista a Giuseppe Tornatore

Com'è nata La sconosciuta?
La storia nasce da un fatto di cronaca che avevo letto molti anni fa: una donna che, d'accordo con il marito, aveva partorito dei figli su ordinazione. Poi ho raccontato una storia diversa, ma mi sono documentato su questa realtà. Ho scelto il mistero come chiave del racconto perché penso che oggi non abbia molto senso fare dei film di denuncia. Non è un film di giudizi, gli elementi di sociale e di denuncia che ci sono non erano importanti per me, ma necessariamente mi sono dovuto documentare sulla drammaticità dei fatti.

Il film è ambientato a Trieste, ma la città non è riconoscibile, perché?
La città doveva essere immaginaria per evitare il rischio di dare ai personaggi uan connotazione precisa. Trieste mi sembrava la città giusta ma mi sono divertito a trasfigurare il palcoscenico realistico della vicenda.

Ha pensato alle eroine russe del grande romanzo popolare ottocentesco nel costruire il personaggio di Irena?
L'elemento legato alla tradizione russa delle eroine ottocentesche non è stato determinante nella costruzione del personaggio, anzi quando mi rendevo conto di subire quella suggestione cambiavo tutto. La presenza scenica di Xenia, il suo volto ricordano quelle eroine, il suo carattere, così forte e determinato, la volontà di riconquistare una parte della sua vita che le era sfuggita appartiene a quel filone, ma ho lavorato più " a togliere" rispetto a questo elemento.

Come ha scelto i protagonisti?
Scegliere il cast è stato semplice, volevo che rispecchiasse il cuore della storia: avevo bisogno di uan sconosciuta e di un coro di volti noti che facessero risaltare questo elemento. Sono stati tutti generosi, hanno accettato ruooli anche scomodi e difficili.

A chi si è ispirato per un film così violento e cruento?
Il mio primo film era molto duro e violento, non è un elemento che mi è estraneo, anzi mi piace. La storia era molto semplice e si è sviluppata da sola. Non mi sono ispirato consapevolmente a nessun modello per lo stile del racconto, poi è chiaro che i film che facciamo risentono del nostro percorso di formazione. Anche prima di Tarantino nel cinema ci sono state scene di violenza e di sangue.

Com'è nato il finale?
Uno dei temi del film è che oggi deleghiamo tutto agli altri, anche la gestione degli affetti. Mi piaceva far vedere cosa succede a chi viene investito della gestione degli affetti da parte degli altri. La protagonista fa un grosso investimento affettivo e mi sembrava giusto che le servisse a qualcosa, al di là della drammaticità della storia.

Qual è stato il lavoro più difficile durante le riprese?
La cosa più difficile è stata lavorare con la bambina, e io sono un esperto...questa volta mi tremavano i polsi...sono stato fortunato a trovare una bambina così piccola eppure così intelligente e dei genitori così generosi che mi hanno aiutato a lavorare con lei.

04 gennaio, 2007

Proposta della Settimana : The Brandos

You all know this moment when you listen to a new album for the very first time. You don’t know what you’ll hear before the CD starts spinning. Even with a new album by The Brandos when it’s ten years after the last album with new studio material had been released.
The title track kicks off with a (Mexican flair) intro which reminds on “Legend of Xanadu” - well - in some ways..., followed by a typical Brandos hookline and the long-missed Brandos trademark, Dave Kincaid’s unique voice and the band’s great harmony vocals. "Walking Home" goes in the same direction, while "The Only Love I Can Get" features Free/Bad Company drummer Simon Kirke on a dark and rumbling rocker. It’s surf time on "She's The One", followed by the centerpiece of the album, a 7 minute ride on “The Triangle Fire” featuring Jerry O’Sullivan on Uilleann Pipes battling with Kincaid’s electric guitar - definately another Brandos crowd

pleaser! "Dino's Song" is the first out of three covers on the new album - a rendition of Quicksilver Messenger Service’s original from 1968, underlayed with “Brandos drive” and sounding like fallen into a fountain of youth. “Merrily Kissed the Quaker/The New York Volunteer” shows Kincaid’s Irish roots while “He’s Waiting” kicks ass - it’s a cover of the 60s punk garage band The Sonics. Dave Kincaid’s voice doesn't sound more like John Fogerty in a song on this album. Speed goes down on “Let It Go” before “Guantanamera” closes a Brandos album the band’s fans will enjoy from the very first until the very last second!

The Brandos 2006 are Dave Kincaid on lead & backing vocals, guitars and mandolin and Ernie Mendillo on bass and vocals. Ex-member Frank Funaro played drums on all the songs (except Dennis Diken on “She’s The One” and “He’s Waiting” and Simon Kirke on “The Only Love I Can Get”), Andy Burton played the Hammond Organ while Jerry O’Sullivan showed his skills on the Uileann Pipes and whistle. Produced and arranged was Over The Border by Dave Kincaid. ( From official bioghraphy )

Conosciamoli meglio....

Il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-Moon "è al corrente del dibattito in corso sulla pena di morte...la sua opinione è che si debbano fare pressioni affinchè la pena capitale venga abolita”: lo ha detto la sua neo-portavoce Michele Montas ieri sera al Palazzo di vetro, raddrizzando in parte il tiro rispetto alle precedenti dichiarazioni di Ban Ki-moon. “Finché la questione non sarà definita, il Segretario rispetta il diritto degli stati ad avere ognuno la propria posizione. Da parte sua si richiama al saggio contenuto dell’articolo tre della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che stabilisce che tutti hanno diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza” ha aggiunto la Montas. Interpellato nel suo primo giorno di mandato sull’opportunità dell’esecuzione a morte dell’ex-presidente Saddam Hussein, Ban Ki Moon - ex ministro degli Esteri della Corea del Sud in cui è in vigore la pena capitale - si era limitato a dire che “la decisione sulla questione della pena capitale spetta a ogni singolo stato membro” in conformità al diritto nazionale. Una mancata presa di posizione, per alcuni una mancata condanna, che era stata subito definita un “passo indietro” rispetto al suo predecessore Kofi Annan. Ban Ki Moon ha comunque ricordato che non tutti i 192 paesi dell'Onu sono d'accordo sull'abolizione della pena capitale, a cominciare da Stati Uniti d'America e Repubblica Popolare Cinese.[