09 gennaio, 2007

LA SCONOSCIUTA ( Recensione tratta da Rai International )

Chi ci segue sa benissimo quanto la lotta alla tratta di esseri umani, in particolare di donne e bambini, stia a cuore a questo blog e a chi lo gestisce. Ieri sera mi è capitato di vedere questo film di Tornatore. E' un film senza giudizi e senza denunce su personaggi e temi trattati limitandosi a portarli nella nostra quotidianita'. Irena,la protagonista Ucraina, può benissimo essere una delle tante ragazze che affollano i marciapiedi delle nostre metropoli mentre la famiglia in cui lavora non si discosca per nulla da una qualsiasi famiglia italiano medio borghese. Quindi un pezzo di quotidianita' che senza giudizi ci può aiutare a capire un poco meglio il mondo che ci circonda. Ed allora senza buonismo ma con sano realismo impareremo a vedere molte ragazze che ogni sera incontriamo anche sotto le nostre case con occhi diversi. ( Lo staff di Radio Moonlight )




Giunta anni prima dall'Ucraina, Irena si muove in una grigia città nordica portando con sé una pena segreta. La sua vita trascorsa assomiglia irresistibilmente a quella d'altre ragazze provenienti dai paesi dell'Est: violenze e umiliazioni in serie, lo sfruttamento, le giornate sempre uguali. Solo ricordo positivo, quello di un amore intenso, troncato in modo brusco. Divenuta adesso una bella donna sulla trentina, ella s'aggira in cerca di lavoro, a tutti chiedendo d'aiutarla: si sistema infine presso un'agiata famiglia d'orafi, gli Adacher, diventando ben presto un'importante presenza per la loro figlioletta Tea. Purtroppo, l'apparente equilibrio raggiunto è destinato ad infrangersi: dal passato non s'affacciano più solamente incubi e visioni, si materializza anche il proprio aguzzino d'un tempo, noto come "Muffa", che la trascina in una catena di nuovi orrori. Ma Irena è vicina a raggiungere il proprio obiettivo, e non vuole fermarsi...



Intervista a Giuseppe Tornatore

Com'è nata La sconosciuta?
La storia nasce da un fatto di cronaca che avevo letto molti anni fa: una donna che, d'accordo con il marito, aveva partorito dei figli su ordinazione. Poi ho raccontato una storia diversa, ma mi sono documentato su questa realtà. Ho scelto il mistero come chiave del racconto perché penso che oggi non abbia molto senso fare dei film di denuncia. Non è un film di giudizi, gli elementi di sociale e di denuncia che ci sono non erano importanti per me, ma necessariamente mi sono dovuto documentare sulla drammaticità dei fatti.

Il film è ambientato a Trieste, ma la città non è riconoscibile, perché?
La città doveva essere immaginaria per evitare il rischio di dare ai personaggi uan connotazione precisa. Trieste mi sembrava la città giusta ma mi sono divertito a trasfigurare il palcoscenico realistico della vicenda.

Ha pensato alle eroine russe del grande romanzo popolare ottocentesco nel costruire il personaggio di Irena?
L'elemento legato alla tradizione russa delle eroine ottocentesche non è stato determinante nella costruzione del personaggio, anzi quando mi rendevo conto di subire quella suggestione cambiavo tutto. La presenza scenica di Xenia, il suo volto ricordano quelle eroine, il suo carattere, così forte e determinato, la volontà di riconquistare una parte della sua vita che le era sfuggita appartiene a quel filone, ma ho lavorato più " a togliere" rispetto a questo elemento.

Come ha scelto i protagonisti?
Scegliere il cast è stato semplice, volevo che rispecchiasse il cuore della storia: avevo bisogno di uan sconosciuta e di un coro di volti noti che facessero risaltare questo elemento. Sono stati tutti generosi, hanno accettato ruooli anche scomodi e difficili.

A chi si è ispirato per un film così violento e cruento?
Il mio primo film era molto duro e violento, non è un elemento che mi è estraneo, anzi mi piace. La storia era molto semplice e si è sviluppata da sola. Non mi sono ispirato consapevolmente a nessun modello per lo stile del racconto, poi è chiaro che i film che facciamo risentono del nostro percorso di formazione. Anche prima di Tarantino nel cinema ci sono state scene di violenza e di sangue.

Com'è nato il finale?
Uno dei temi del film è che oggi deleghiamo tutto agli altri, anche la gestione degli affetti. Mi piaceva far vedere cosa succede a chi viene investito della gestione degli affetti da parte degli altri. La protagonista fa un grosso investimento affettivo e mi sembrava giusto che le servisse a qualcosa, al di là della drammaticità della storia.

Qual è stato il lavoro più difficile durante le riprese?
La cosa più difficile è stata lavorare con la bambina, e io sono un esperto...questa volta mi tremavano i polsi...sono stato fortunato a trovare una bambina così piccola eppure così intelligente e dei genitori così generosi che mi hanno aiutato a lavorare con lei.

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